Parte 76. Precipizio

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Luna si mosse più veloce che poté, saltando da un blocco all'altro per raggiungere Altair. Non poteva permettere alle Ombre di fargli del male. Non di nuovo. Si avvicinò sempre di più, il ragazzo ormai sparito dentro al vortice buio che lo circondava, e con tutto il fiato e la disperazione che aveva in gola gridò.
-Ferme! Fermatevi, vi prego!- la voce le si incrinò, ma le Ombre si erano già allontanate, ubbidendo come sempre a ogni sua parola. Luna rivolse ad Altair un'occhiata preoccupata, lacrime ingiustificate che si erano raccolte agli angoli degli occhi. Era vivo, stava bene, e la morsa che fino a quel momento aveva stritolato i suoi polmoni allentò appena la presa. Aveva ancora paura di perderlo, paura che le emozioni travolgenti che condividevano sarebbero potute cessare, seppellite sotto strati di ghiaccio e terrore. Il ragazzo ricambiò il suo sguardo, e lei accennò a un mezzo sorriso bagnato. L'adrenalina che fino a quel momento l'aveva tenuta sveglia e attiva stava lentamente scemando, e lei era terribilmente stanca, così esausta che faticava a rimanere in piedi. Non vedeva l'ora che tutta quella storia finisse, e quasi non le importava di quale sarebbe stato l'esito, quale finale sarebbe stato scritto. Bastava soltanto che quella follia si concludesse.
Non riuscì a capire all'istante l'espressione di terrore sul viso di Altair, non finché due mani larghe affondarono nelle sue spalle, stritolandola in una presa ferrea. Luna strillò e si divincolò, ma Alabaster la immobilizzava.
-Lasciami! Non mi toccare!- lo implorò. L'uomo la fece voltare bruscamente verso di lui, fissandola con un'occhiata ardente di puro delirio.
-Che hai fatto?- sibilò -Come hai fatto a controllare le ombre, strega?-
-Lasciami andare, ti prego- singhiozzò Luna. Non le voleva le sue mani addosso, aveva bisogno di stare lontana da tutto quel male ingiustificato. L'uomo affondò le unghie nella sua carne, lasciandole sfuggire un gemito strozzato. In preda al panico, la ragazza fece l'unica cosa che le venne in mente. Raccolse gli ultimi rimasugli di forza rimasti, e pestò il piede del sovrano, facendolo ringhiare dal dolore. Alabaster molló la presa all'istante.
-Tu brutta...- ma Luna non lo stava ascoltando. Indietreggiò, cercando di aumentare la distanza tra loro, ma troppo presto si ritrovò sull'orlo del precipizio. Si rese conto di essere spacciata, divisa tra due scelte una peggiore dell'altra: precipitare nel vuoto o morire tra le mille torture dell'uomo che aveva davanti, e che ora ansimava furioso. Avanzò verso di lei, minaccioso, e il cuore sembrava esploderle nel petto mentre lui era sempre più vicino. Immobile, la ragazza attese, il terrore che si avvolgeva indisturbato attorno alla sua spina dorsale. Ora il volto del sovrano era a pochi centimetri dal suo.
-Volevi giocare con me, Luna- alitò Alabaster.
-Ma ti sei dimenticata una cosa- la squadrò, percorrendo disgustato ogni centimetro del suo corpo.
-Ogni gioco ha le sue regole, ma tu non le hai rispettate- sussurró, la voce sibilante e roca.
-E sai cosa succede, a chi non rispetta le regole?- continuò.
Non poteva fuggire, non c'erano altri blocchi vicino a lei sui quali avrebbe potuto saltare, e nessun piano avrebbe potuto salvarla.
-Viene squalificato- concluse Alabaster, spingendola giù dal precipizio. E Luna non urlò, non si scompose mentre il buio la risucchiava. Precipitò in silenzio, e chiuse gli occhi mentre lacrime calde le rigavano le guance.
Era sola, lo era sempre stata, e ora sola sarebbe morta. Perché cuori di ghiaccio come il suo non meritavano di essere perdonati. E anime buie e piene di spigoli come quella che si era ritrovata non potevano brillare, anche se avevano sempre desiderato essere stelle. Pensó che forse non era poi così male, morire precipitando nel vuoto. Una morte senza peso, ancora pochi secondi d'attesa e non avrebbe più potuto sentire il vento ululare nelle orecchie, non avrebbe più potuto vedere Altair, mai più...
Poteva quasi sentirlo, il suo tocco gelido che l'avvolgeva l'ultima volta. Solo che... non sembrava soltanto una sensazione. Strabiliata, Luna aprì gli occhi, ritrovandosi tra le braccia del ragazzo.
-Tu mi vuoi morto- sibilò questi nel suo orecchio, e la sua voce adirata era una carezza per il suo cuore.
-Per un attimo, ho creduto di averti persa per sempre...- mormorò, e lei percepì dita gelide che le sfioravano delicate lo zigomo. Quel contatto in qualche modo la riscosse dallo smarrimento in cui era precipitata.
-Vy...- biascicò, sbattendo un paio di volte le palpebre. Impiegò qualche istante a riacquisire appieno la lucidità. Poi si staccò dal ragazzo, vacillando quando i suoi piedi rimasero ben saldi nell'aria, come se poggiassero su qualcosa di solido e non fossero sospesi nel vuoto.
-Dobbiamo andare da Vy, ora- ripeté con più convinzione, guardandosi intorno freneticamente. Si accorse di trovarsi parecchi metri sotto alle rocce sospese. Più in alto, un puntino di luce in mezzo al buio e ai lampi violacei, riusciva a scorgere la gabbia in cui la sorellina era intrappolata.
-Forza, andiamo...- disse, tirando la mano di Altair a cui era ancora aggrappata per convincerlo a muoversi. Lui però rimase immobile, una scintilla preoccupata nelle iridi congelate.
-Luna ma tu stai bene?- le chiese.
-Sì, io...-
No che non stava bene. Aveva scampato la morte per un soffio, e ora stava perdendo tempo quando sarebbe dovuta andare a soccorrere Vy. Era così stanca che si sentiva a un passo dal perdere i sensi. Ma non poteva arrendersi, non adesso che Sole e Jason erano scomparsi e loro due erano forse l'ultima speranza per l'intero universo. La testa le girava solo a pensarci. Si morse il labbro, impedendo alle gambe di cedere mentre un'altra capogiro la assaliva.
-Sto benissimo. Alla grande. Mai stata meglio- soffiò. Altair la squadrò dubbioso. Probabilmente non aveva creduto a una sola parola, ma non si oppose alla sua volontà. Annuì piano, poco convinto.
-Non mi lasciare- le disse, mentre incominciavano a risalire, correndo nell'aria come fossero sulla terra. E forse Luna avrebbe davvero dovuto avere un attimo per calmarsi, perché anche se sapeva che il ragazzo si riferiva alle loro mani intrecciate, lei in quella frase aveva letto qualcosa di più.

 E forse Luna avrebbe davvero dovuto avere un attimo per calmarsi, perché anche se sapeva che il ragazzo si riferiva alle loro mani intrecciate, lei in quella frase aveva letto qualcosa di più

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