Alla fine Luna ci riuscì. Tremante, con il fiato corto, giunse alla fine. Davanti a lei stava una porta, rossa, la maniglia di ottone. La aprì. Era entrata in una di quelle vecchie residenze da film dell'orrore: quadri senza soggetti alle pareti di carta da parati a strisce blu e azzurre, un grosso camino spento e vecchie poltrone polverose da una parte, un' ampia scalinata dall'altra, il tutto avvolto nella semioscurità. Luna scelse l'unica direzione possibile: le scale. Quando i suoi passi delicati toccavano i gradini macilenti, coperti da un vecchio tappeto rosso tarmato, producevano assordanti cigolii sinistri, che rimbombavano per tutta la tromba delle scale. Più volte arrivò a pianerottoli che davano a una serie di porte di legno, ma quando provava ad aprirne qualcuna scopriva con inquietudine che tutte erano chiuse a chiave. Quindi proseguì, osservando i movimenti all'interno dei quadri, guardando le fiammelle dei candelabri tremolare, finché non arrivò alla fine della scalinata. Nel salone in cui si ritrovò non c'erano finestre, solo un soffito altissimo dal quale pendevano centinaia di gabbie dorate, tutte vuote.
La luce fioca di numerosi candelabri, appesi alle pareti, tremolò.
Un brivido percorse la schiena di Luna, salendo lungo la sua spina dorsale con le sue zampe di ragno.
-Eccola, finalmente la ritardataria che si unirà al nostro gioco!- una vocetta stridula, da bambina riecheggiò fra le pareti. Tutte le fiammelle si spensero, ad eccezione di una, sul lato sinistro della stanza. Una brutta sensazione si fece strada nella mente della ragazza. Puntò lo sguardo verso l'unico punto illuminato: lì, la figura della bambina che aveva visto nella stanza del manichino, come sotto un riflettore, le dava le spalle. Il vestitino rosa, tutto balze e fiocchi, era sporco e strappato in più punti. Le braccia, di un pallore cinereo, erano lasciate inermi ai lati della schiena. Luna poté osservare, con crescente orrore, poté notare lo strano modo in cui le articolazioni erano attaccate fra loro, come se la bambina fosse un vecchio giocattolo... o una bambola. Con un movimento improvviso, quasi fosse un burattino attaccato a fili invisibili, la bambina si girò, rivelando il suo volto di porcellana.
-Dimmi, Luna. Ti va una tazza di thè?-
Si girò, avviandosi verso la fine della stanza. Non sentendo Luna avvicinarsi, voltò la testa e con un sorriso terrorizzante le disse:-Avanti, che aspetti? Seguimi! Non vorrai mica che il thè si freddi!?-
Non avendo altre idee o possibilità, fu costretta a seguire la bambola.
Quella sì che era una brutta situazione. Non aveva la minima idea di come tirare fuori tutti da quel pasticcio, e neppure sapeva come poter sconfiggere un essere che sembrava agire nella più totale follia. La cosa la spaventava, più del fatto che una bambola potesse dialogare. Avrebbe dovuto trovare il modo di ingannarla, e alla svelta, se voleva uscire di lì al più presto.
-Ma che meraviglia!- parlava intanto quest'ultima fra sé e sé, la voce da bambina esageratamente smielata, come quelle zie che non ti vedono per tanto tempo ma continuano a darti buffetti sulle guance e a dirti che sei cresciuto - è da tanto che non ricevo un così gran numero di ospiti tutti in una volta! La biondina è un po' antipatica, ma quaggiù ci si deve accontentare!- e rise, una risata da far gelare il sangue nelle vene, la testa esageratamente inclinata all'indietro.
Si fermò di colpo.
-Oh, ma che maleducata- altra risatina.
Guardo Luna che ricambiò lo sguardo in quei suoi grigi occhi di vetro. La ragazza aveva paura, ma cercava di nasconderlo, fingendosi interessata ai boccoli castani della bambola, pieni di nastri, piuttosto che osservare il suo viso di porcellana.
-Non mi sono ancora presentata. Io sono Bellatrix, regina del Nulla!- disse con enfasi, allargando le braccia, come se si aspettasse un applauso. Luna si inchinò. Aveva deciso di comportarsi proprio come la bambola avrebbe voluto, assecondando le sue richieste e fingendosi un'amica. Almeno, finche non le fosse venuto in mente un piano migliore. Mentre camminava davanti a lei, la squadrò: era piccola e minuta, le arrivava appena alla vita, tuttavia nulla in quell'esile figura non c'era traccia di debolezza, al contrario la sua aura emanava una potenza fuori dal comune. Senza che nemmeno se ne accorgesse, si ritrovarono in un salone di medie dimensioni completamente illuminato.
Le pareti erano di un orribile rosa pastello, con strisce di tonalità leggermente più scura, tanto che nell'insieme sembrava di trovarsi nell'involucro di una caramella. Addossati ai muri stavano armadi bianchi, alcuni stracolmi di giocattoli dai colori pastello, altri chiusi da sportelli di vetro, con all'interno servizi da thè in ceramica e ogni tipo di dolce o dolcetto, tutti esclusivamente rosa. Un odore zuccherato, mischiato ad un acre sentore di chiuso, aleggiava nella stanza, facendo nauseare la povera Luna. Da un lato c'era un divanetto bianco, pieno di cuscini impolverati, con a fianco un vecchio cavallo a dondolo, mentre al centro della stanza si trovava un grosso tavolo rotondo, le sedie di velluto, al quale erano seduti Sole, Vy, e Jason. Scambiò uno sguardo con la gemella, ma non trovò alcuna traccia di emozione sul suo volto. Non sapeva se fosse un buon segnale, probabilmente no. Il topolino non si vedeva da nessuna parte, e la cosa la fece subito preoccupare. Diede una rapida occhiata agli armadi pieni di pupazzi, per accertarsi che non vi fosse finito in mezzo. Bellatrix era intanto arrivata al tavolo, apparecchiato, con tazzine e caffettiere fumanti, e la stava fissando intensamente.
-Avanti, che aspetti? Vieni a sederti- ordinò. La ragazza ubbidì. Avvicinandosi, pote vedere che i suoi compagni avevano le mani legate dietro la schiena con dei nastri dorati, sicuramente stregati. Nessuno, parlava, si sentiva solo la bambola che canticchiava, riempiendo tazze e tazze di thè.
-Quante zollette vuoi, cara?- chiese rivolgendosi a Sole.
-Non lo voglio il tuo stupido thè avvelenato- sputò fuori lei. Luna si accorse subito dell'errore della sorella.
-Intende dire che non può prendere in mano quella meravigliosa tazzina senza rischiare di romperla, con le mani legate a quel modo.- disse gentilmente, lanciando un'occhiata truce alla gemella. Così avrebbe solo peggiorato le cose.
-Hai assolutamente ragione. Non possiamo di certo prendere il thè come si deve se non poniamo subito rimedio a questa situazione - disse con un sorriso diabolico. Schioccò le dita, e i nastri andarono subito a legarsi alle caviglie dei prigionieri. Ora era impossibile anche solo tentare di scappare. Solo lei rimaneva completamente libera da ogni vincolo, e ovviamente non lo fece notare a Bellatrix. Mentre osservava la bambola mettere lo zucchero dentro alla sua bevanda e porgergliela, si accorse di un dettaglio che prima non aveva notato. Appeso al sottile collo di porcellana pendeva un cilindretto metallico, cavo, con un piccolo foro al centro. Era sicuramente un altro pezzo. Ed era sicuramente un'ulteriore complicazione alla loro evasione.
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Little Star
FantasySole e Luna, due gemelle che più diverse non si può. Una estroversa e luminosa come una fiamma danzante, l'altra timida e a tratti gelida e tagliente. A unirle Vy, lo loro sorellina minore, l'innocenza fatta persona. La loro vita è normale e monoton...