Parte 79. Fuoco

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Sole si bloccò ancor prima di cominciare, senza la più pallida idea di cosa fare. Cominciò a pensare, cercando di rimanere lucida e non farsi sopraffare. Doveva fare alla svelta, se voleva aiutare il ragazzo che giaceva ai suoi piedi. Sarebbe quasi sembrato che dormisse, se non fosse stato per il sangue che imbrattava ogni cosa. Era quello il primo problema. Il sangue. Non era un medico, ma sapeva che era necessario bloccarne la fuoriuscita il più presto possibile. E lei aveva già perso un sacco di tempo. Non aveva bende con cui fasciare il fianco di Jason, e alcuno strumento che potesse esserle utile. C'era un'unica via possibile... deglutì, imponendosi di non tremare. Doveva cauterizzare la ferita. Non aveva idea di come si facesse, ma era la sola soluzione che aveva. Accese la punta delle sue dita, che brillarono illuminate dalle piccole fiamme. Attorno a lei la realtà era diventata sfocata e inconsistente. Percorse ancora il taglio con lo sguardo. Non sembrava profondo, ma in fondo cosa ne sapeva lei di anatomia? Se qualche organo vitale fosse stato danneggiato, probabilmente Jason sarebbe stato spacciato. La preoccupazione le dilaniava il petto, facendola tentennare. Le sue dita indugiarono a pochi centimetri dalla ferita. Doveva forse ripulirla, prima? Non sembrava essere messa male, ma decise di non rischiare. Strappò un lembo di stoffa dalla sua maglietta, e ripulì tutto alla bell'e meglio. Per un attimo i suoi occhi corsero ai lineamenti del ragazzo. Erano immobili, e il suo volto appariva angelico e sereno perfino in quella situazione.
Concentrati, Sole.
Spostò la sua attenzione sul taglio netto nel fianco del ragazzo, appena sotto alle costole. Poi, con un sospiro carico di trepidazione, posò le sue dita infuocate dritte sulla pelle del ragazzo. Cercò di ignorare l'elettricità che le provocava il contatto dei loro corpi, provando a completare il suo lavoro nel miglior modo possibile. Chissà quanto doveva fargli male, il fuoco che bruciava la pelle. Un voce infima dentro di lei si chiese se fosse ancora in grado di sentirlo, il dolore, ma Sole la zittì con un brivido. Jason sarebbe sopravvissuto. Non c'erano altre possibilità. Lei lo avrebbe salvato e sarebbero cresciuti insieme, avrebbero riso insieme di ogni loro difetto e passato il resto della loro vita a condividere sorrisi complici e sguardi colmi d'affetto. Si asciugó le lacrime che le bagnavano il viso, sporcandosi le guance di rosso.
Concluse il suo lavoro, staccando le mani dalla ferita, incerta. Ora, almeno, il sangue non sarebbe più stato un problema. Ma se invece Jason ne avesse perso troppo? Si sedette al fianco del ragazzo stringendogli delicatamente una mano. Era ancora tiepida tra le sue. Spostò alcune ciocche madide di sudore dalla fronte di lui, senza riuscire a trattenere il suo dolore. Non aveva idea di cosa significasse perdere qualcuno a cui si teneva, ma al solo pensiero sentiva la sua anima strapparsi e urlare. Osservò il visò del ragazzo illuminato dalle fiamme per un tempo che le parve interminabile, in attesa di un segno. Un sorriso, la luce nei suoi occhi ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, qualsiasi cosa. Ma Jason rimase immobile, e Sole non riuscì a trattenere la frustrazione e il dolore che provava. Si lasciò andare a un pianto disperato, perché Jason non si muoveva e... un attimo. Nell'agitazione iniziale si era dimenticata due fattori fondamentali. Il polso. Doveva controllare il battito cardiaco. Si maledisse per non averci pensato prima. Afferrò il bracciò del ragazzo, appoggiando le dita sulla pelle per sentire i battiti del suo cuore. Nulla. In preda al panico spostò le mani sul suo petto, e dopo interminabili attimi di attesa lo sentì, il debole tu-tum, tu-tum della vita. Ascoltò i suoi battiti, ma la gioia iniziale svanì presto, sostituita da un orrore strisciante man mano che questi perdevano d'intensità, come fossero sul punto di arrestarsi. No, no, no. Aveva fatto tutto il possibile per salvarlo ma forse non era abbastanza. La vita di Jason scivolava via senza che lei potesse fare nulla per trattenerla. Spostò lo sguardo sul suo petto. Sembrava abbassarsi e alzarsi appena, ma se fosse stato solo un effetto delle luci ipnotiche delle fiamme. Qualcosa doveva essere andato storto. Il petto di Sole fu scosso dai singhiozzi, e si sentì davvero come se quello fosse l'ultima pagina della sua storia, proprio come aveva detto Alabaster, la melodia da spezzare il cuore di Vy come sigla finale del suo film. Sole si lasciò andare, stringendo convulsamente la mano di Jason. Il ragazzo le sembrava sempre più distante ad ogni secondo che passava.
-Jason- mormorò Sole -Jason, per favore, non lasciarmi-
Svegliati, ti prego, perché una stella da sola non può creare nessuna costellazione. Tu sei la luce che mi permette di brillare, e prima neppure lo sapevo ma ora che l'ho capito non posso più farne a meno.

Sole lo odiava, lo odiava perché voleva lasciarla da sola, ma lei non glial'avrebbe mai permesso...

Insieme siamo l'universo di sbagli che ho sempre desiderato. Quindi ti prego, apri gli occhi. Ti do il mio cuore, a me basta vederti sorridere per sentirmi viva. Tu sei l'unico che mi sa aggiustare, che trasfoma ogni mio difetto e bruciatura in una magnifica creazione.

Aveva dannatamente bisogno che qualcuno le stesse accanto, aveva bisogno che il suo sogno rimanesse con lei, e mentre le note del flauto risuonavano nell'aria l'unica cosa che riuscì a fare fu smettere di piangere e... esprimere un desiderio.

Senza di te sono come il sole. Smetto di bruciare e nessuno se ne accorge. Desidero solo che tu ritorni da me, quindi ti prego, ti prego, ti prego, anche se ti ho delusa e non sarò mai perfetta tu apri gli occhi.

Gli sembrò quasi di sentire la sua voce pronunciare il suo nome un'ultima volta...
-Sole...- rantolò Jason. Lei sobbalzò, e guardò con un misto di stupore e incredulità il ragazzo, che sbatté le palpebre per metterla a fuoco. Il ragazzo si appoggiò sui gomiti osservandola confuso.
-Jason!- squittì Sole, gettandogli le braccia al collo. Si staccò quando lui mugugnò qualcosa di incomprensibile, una smorfia di dolore sul viso.
-Scusami- gli disse.
-Ma che è successo... - il ragazzo impallidì quando vide la ferita sul fianco, la carne più scura nei punti in cui Sole l'aveva cauterizzata. Non era un bello spettacolo, in effetti, ma almeno lo aveva salvato.
-Mi viene da vomitare...- borbottò il ragazzo, sconcertato.
-No! Non farlo. Potrebbe riaprirsi...- lo bloccò lei. Lui la fissò qualche istante allibito, poi scrollò le spalle e si rilassò.
-Vedo che il nostro amicone Alabaster si é proprio dato da fare. E poi cos'è questo musica? Avete messo su un concerto mentre ero... -
Sole lo zitti con un bacio sulle labbra, che lasciò entrambi a corto di fiato.
Guardò Jason negli occhi, e gli sorrise con il volto impiastricciato di sangue e lacrime.
-Sei un'idiota, Jason. Non riesci a essere serio nemmeno in punto di morte-
Lui ammiccò, gli occhi scintillanti.
-Forse intendi dire che non riesco mai a smettere di essere affascinante...-
Uno schiocco secco li paralizzò. Il muro di fuoco si era spento, adesso, lasciando vedere il caos che regnava dall'altro lato, dove il pavimento era esploso in una miriade di pezzi rimasi sospesi nell'aria, una voragine senza fondo al di sotto. E, in alto sopra alla distruzione, Vy suonava illuminata da una luce onirica, il flauto che brillava nelle sue mani minute riflettendo magnifici bagliori dorati. Le note riecheggiavano per la stanza, nitide e piene di magia, e ovunque la musica arrivava il paesaggio mutava. Le nuvole nere sopra le loro teste cominciarono a svenire, rivelando un cielo trapunto di stelle, le pareti si raddrizzarono e i blocchi di pavimento si ricomposero sotto quella melodia nata dai sogni.
-Guarda- Jason indicò una figura poco lontano dalla bambina.
Alabaster si stava avvicinando a Vy, furioso, ma più la piccola suonava più l'altro si muoveva con lentezza. Catene di luce dorata lo circondarono, bloccando ogni suo movimento e rendendolo innocuo. Sole gioì.
-Ha funzionato- sussurrò, estasiata. Ormai il pavimento si era ricomposto completamente, solo piccole crepe mostravano i punti in cui prima era stato spezzato. Finalmente era finita. Sarebbero potuti tornare a casa. Incrociò lo sguardo di Luna, dall'altro lato della stanza. Anche lei sorrideva
Ce l'avevano fatta. Alla fine la loro missione aveva avuto successo...
Ma ovviamente aveva parlato troppo presto. Con uno strattone l'uomo si liberò, e Sole lo vide avventarsi sulla sorella...
-Vy, attenta!- gridò, ma era troppo lontana perché potesse sentirla.

-Vy, attenta!- gridò, ma era troppo lontana perché potesse sentirla

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