Capitolo Ventiquattro

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Zayn

Sarei già dovuto essere tornato a Chicago da esattamente cinque giorni.

Uso il condizionale perché me ne sono fregato di quello che dicono il mio agente, i miei compagni di squadra, i miei migliori amici e soprattutto del patto fatto con il mio coach al telefono ormai più di due settimane fa.

La verità è che dopo che Aurora è andata in crisi soltanto all'idea che me ne andassi, non me la sono sentita di lasciarla.

In questi giorni siamo stati praticamente inseparabili, dove c'ero io c'era anche lei: l'ho portata all'asilo, la sono andato a riprendere, l'ho accompagnata dalla dottoressa Brown e sono stato con lei tutti i pomeriggi in cui Alissa era a lavoro.

Alissa, dal canto suo, ha iniziato a fidarsi un po' di più di me. Non mi tartassa più di messaggi quando ci lascia soli e si accontenta degli aggiornamenti che le mando io.

Dopo qualche incidente di percorso, finalmente ci siamo rimessi in carreggiata e non solo abbiamo ricominciato a collaborare per nostra figlia, ma ora le cose vanno piuttosto bene anche tra me e lei.

Sembra finalmente che fili tutto liscio, che siamo sempre più vicini all'obiettivo di raccontare la verità ad Aurora ed è anche per questo che non posso andarmene, non proprio adesso. Voglio dimostrare ad Alissa che può fidarsi davvero di me, che sono cambiato rispetto a cinque anni fa e che non la lascerò sola proprio ora che le cose si fanno più complicate. Per questo motivo sono al telefono con il mio coach da un'ora cercando di fargli capire la situazione.

"Vuoi che ti tolga il titolo di capitano, Zayn? Sarò costretto a farlo se non torni, lo capisci o no?" sbotta facendomi sbuffare.

"Me l'hai già detto, Matt, e la mia risposta non cambia. Mia figlia è più importante di uno stupido titolo"

"Senti, so che è una situazione delicata la tua, ma tra pochi giorni abbiamo la partita contro i Dolphins e tu devi essere presente" ordina categorico. "Anche se visto quanto poco ti sei allenato, farai sicuramente cagare"

"Ci sarò, va bene? Miami è a poco più di un'ora di aereo e io troverò il modo di esserci" sospiro arreso, alla fine. "Ma fino ad allora resterò qui"

"Come vuoi, ma dopo questa tua gitarella devi ritornare a fare sul serio. I giornalisti stanno iniziando a chiacchierare e mettere su voci di un tuo abbandono dei Bears per qualche squadra avversaria" borbotta scocciato, perché anche lui odia la stampa e meno ha a che fare con loro e meglio sta. Soprattutto da quando, dopo la fine della sua carriera come giocatore, è stato tartassato e messo in mezzo a tempeste mediatiche che hanno rischiato di rovinargli la reputazione. "Ci servi qui, capitano. Vedi di farlo capire anche alla tua bambina"

"Lei non lo sa"

"Cosa?"

"Non ho ancora detto ad Alissa e Aurora che devo tornare a Chicago" elaboro. "È una situazione del cazzo, Matt, lo sai"

"Devi dire la verità ad Alissa, capirà e ti aiuterà a spiegarlo ad Aurora"

"No che non lo farà e tu sai perfettamente il perché" sbotto. Io e Matt siamo praticamente fratelli e lui sa tutto ciò che ho passato in questi cinque anni, ma soprattutto conosce quanto sia complicata attualmente la mia situazione con Aurora ed Alissa, perciò non può pretendere che io creda alle stronzate che mi dice soltanto per riportarmi in campo.

"Non può essere così egoista da trattenerti lì per sempre, questo è il tuo lavoro e lei deve capire che non te ne vai per andarti a divertire! Non assecondarla solo perché ti senti in colpa per il passato, Zayn, o finirai per odiarla"

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