Capitolo Cinquantanove

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Alissa

Non riesco a smettere di pensare a domenica scorsa.

Avevo bevuto e ho tirato un po' troppo la corda con Zayn, ma la cosa che mi stupisce più di tutte è che non me ne sono pentita.

Continuo a rivedere davanti ai miei occhi il suo sguardo infuocato, a sentire le sue dita ruvide sulla mia pelle e riprodurre come un disco rotto la sua confessione cruda e tremendamente onesta nella mia mente.

Perché è tutta la sera che cerco di non guardarti troppo in quel vestito dannatamente corto e quei sandali che ho immaginato più volte, durante la cena, stretti attorno ai miei fianchi.

Le sue parole, pronunciante senza un briciolo di imbarazzo, con quel tono di voce profondo e pericoloso che assume quando è eccitato, mi hanno fatto sentire di nuovo bella dopo anni.

Zayn mi ha fatto sentire di nuovo bella, anche dentro quel vestito striminzito che aveva scelto Rory per me e che io per poco non ho deciso di cambiare, tanto che mi sono lasciata andare e l'ho provocato in un modo che probabilmente non mi sarei mai sognata di fare in un altro momento.

Da quella sera Zayn è tornato a mantenere quella promessa che mi ha fatto tanti anni fa e che credevo avesse dimenticato e, anche se è tornato a Chicago, le insicurezze davanti allo specchio — quando sono faccia a faccia con le mie lentiggini e il mio corpo che dopo il parto è cambiato — sono scomparse. Nella mia mente c'è sempre solo la sua voce a ricordarmi quanto valgo e quanto sono bella davanti ai suoi occhi, non la mia a sussurrarmi cattiverie e farmi sentire insicura.

E forse è per questo che questa settimana mi è mancato più del solito, che non ho fatto altro che contare insieme a mia figlia i giorni che mancavano al suo ritorno e che ora mi ritrovo insieme a lei ad aspettare sull'attenti il momento in cui suonerà il citofono e farà terminare questi cinque apparentemente interminabili giorni di lontananza.

Cinque giorni di pura tortura che hanno visto crescere di pari passo la mia attrazione sempre più forte verso Zayn e le paure delle conseguenze di ciò a cui questo potrebbe portare.

A distrarmi dal groviglio di pensieri che mi incasina la testa è proprio il campanello, seguito da un urletto entusiasta di Rory che corre verso la porta ed io non posso fare a meno che imitarla, col cuore che batte a mille e lo stomaco sottosopra.

Quando apriamo la porta e Zayn si materializza davanti a noi con quel suo sorriso che potrebbe illuminare l'intera stanza, mi ritrovo a tirare un sospiro di sollievo mentre le paure vengono di nuovo zittite dalla sua presenza, sostituite dal solo e unico desiderio di averlo sempre più vicino.

Questa volta, a differenza del solito, siamo in due a travolgerlo in un abbraccio caloroso che dimostra, senza dover dire una parola, quanto effettivamente ci sia mancato. Zayn per poco non cade all'indietro, preso alla sprovvista dal nostro assalto, ma poi lascia andare la borsa a terra e ricambia la stretta con la stessa intensità: con un braccio solleva Rory e con l'altro circonda i miei fianchi.

"Dio, quanto mi siete mancate" esordisce, gli occhi chiusi e il viso incastrato tra le nostre spalle a respirare i nostri profumi come se avesse bisogno di farne scorta per la prossima volta in cui ci dovremo salutare.

"Anche tu ci sei mancato"

La prima a parlare è Rory, emozionata e sorridente come non la vedevo da giorni. Io, invece, sono ancora troppo intontita a causa del calore del suo corpo di nuovo così vicino — finalmente di nuovo così vicino — al mio per poter proferire parola.

"Lo vedo" ridacchia lasciandole un bacio sulla testa per poi fare un passo indietro alla ricerca del mio sguardo, forse un po' preoccupato all'idea di ciò che ci potrebbe trovare dentro dopo una settimana di distanza, soprattutto dopo ciò che è successo l'ultima volta che ci siamo visti. "E tu? Non dici niente?"

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