Capitolo Sessantasette

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Zayn

Quando la mia sveglia suona segnando la fine del mio tempo a disposizione con Alissa, non riesco a fare a meno di sbuffare contrariato.

Per convincere Matt a fare questa pazzia e ritornare da lei per una sera, gli ho promesso che oggi pomeriggio sarei stato ad uno di quegli stupidi eventi dei nostri sponsor e avrei pure sorriso come se fossi davvero voluto essere lì. In ogni dannata foto.

Sul momento mi è sembrata l'idea più conveniente per poter tornare a Charleston e assicurarmi di sollevare il morale di Alissa. Soltanto adesso, mentre lei dorme nuda tra le mie braccia borbottando qualche lamentela incomprensibile rivolta alla mia sveglia, mi rendo conto che non potevo sbagliarmi di più, perché ora vorrei non lasciare mai più questo letto per il resto della mia vita.

Sospiro soffermandomi per qualche minuto sul panorama mozzafiato che ho della donna che amo finalmente nel mio stesso letto, ma non posso fare a meno che lasciarmi andare ad un sorriso quando noto quanto le stia bene quell'espressione di pura beatitudine post-orgasmo che sono stato io a dipingerle sul volto ieri notte.

Mentre cerco di trovare la forza di alzarmi, continuo a stringermela addosso e fissarla per assicurarmi che sia davvero qui con me e che non sia tutto frutto di un sogno, anche perché ultimamente ne ho avuti alcun che iniziavano proprio così.

"Ti prego, dimmi che ti sei dimenticato di togliere la sveglia che usi di solito per gli allenamenti e che non devi ancora andartene"

Sono queste le prime parole che Alissa mi rivolge in un filo di voce nascondendo il viso contro il mio petto ed io non posso fare a meno che sorridere nel constatare che non solo non si tratta sogno, ma che non sembra nemmeno pentita di ciò che è successo ieri sera.

Adesso, però, il problema è un altro. Ossia il fatto che no, quella sveglia non me la sono affatto dimenticata.

"Purtroppo non è così" la informo accarezzando la massa di capelli che ricade sulla sua schiena in morbide onde ormai arruffate. È stupenda, ancora più di quanto ricordassi. E se solo potessi, resterei chiuso in questa stanza insieme a lei per cercare di metterglielo in testa una volta per tutte e non doverla più rivedere insicura come l'ho vista ieri sera davanti a me.

"Resta almeno per colazione, ieri sera non ti ho nemmeno fatto cenare" mi supplica stringendosi ancora un po' più forte a me. "Dammi due minuti e ti faccio qualcosa al volo"

"Ieri sera ho fatto molto più che cenare, lentiggine" ridacchio divertito. "E non ho nulla di cui lamentarmi sul menù che offriva la casa, cinque stelle su cinque"

"Idiota!" borbotta spostandosi soltanto per afferrare un cuscino e lanciarmelo in faccia.

Soltanto quando Alissa si alza a sedere sembra realizzare di aver passato gli ultimi minuti — e il resto della notte — abbracciata a me senza alcun vestito addosso. E davanti a quella consapevolezza il suo viso va letteralmente in fiamme, mentre cerca di coprirsi come può con le lenzuola stropicciate.

"Guarda che lì sotto non c'è nulla che non abbia già visto ieri sera e almeno un altro migliaio di volte prima di allora" sorrido furbo. "Te l'ho detto ieri e se ti fa sentire più tranquilla te lo ripeto anche adesso: sei perfetta e non hai alcuna ragione per cui vergognarti, lentiggine"

Dopo aver sentito le mie parole, Alissa sembra rilassarsi un po', perciò io approfitto del fatto che abbia abbassato la guardia per toglierle le lenzuola di dosso e sostituirle con il mio corpo.

"Ora posso darti il buongiorno come si deve prima di andarmene o vuoi negarmi anche questo, oltre che impedirmi di imprimere nella mia mente l'immagine di te nuda nel mio stesso letto per quando sarò lontano?"

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