Zayn
Sto morendo di caldo.
È questa la prima cosa a cui penso quando mi sveglio, ancora prima di aprire gli occhi.
Con l'obiettivo di recuperare il telecomando dell'aria condizionata dell'hotel e mettere fine a questa tortura, provo ad allungare il braccio verso il comodino, ma non ci riesco.
Confuso, apro gli occhi e per un attimo prendo in considerazione di stare ancora sognando. Aurora è aggrappata al mio corpo come un koala mentre sbavucchia sulla mia camicia, ancora immersa in un sonno profondo. E non è sola. Incredulo sposto lo sguardo su Alissa, appiccicata al mio fianco e con la guancia appoggiata alla mia spalla.
Davanti a quell'immagine non posso fare a meno che sorridere e desiderare di poter continuare a sentire quel caldo — che fino a poco fa consideravo fastidioso — il più a lungo possibile. Perché finché lo sentirò, significa che le due donne della mia vita sono qui strette tra le mie braccia, insieme a me.
E ora come ora, dopo settimane di distanza, è tutto ciò di cui ho bisogno.
Continuo a osservarle attentamente per una manciata di secondi per non rischiare di illudermi troppo e che in realtà non stia avendo qualche strana allucinazione, poi finalmente prendo coraggio e mi decido a far passare le dita sulla schiena di entrambe per assicurarmi che siano davvero qui con me.
Quando sento il tessuto dei loro vestiti sotto i miei polpastrelli a confermare che non sto sognando, non posso fare a meno che tirare un sospiro di sollievo. Un sospiro che mi sembra di aver trattenuto per cinque anni in cui ho dovuto vivere in apnea.
Non riesco a smettere di guardarle, continuo a spostare gli occhi da una all'altra per assicurarmi che non svaniscano all'improvviso e me le stringo addosso un po' di più fregandomene del caldo, del divano troppo piccolo, dei vestiti scomodi e sudati che mi si sono attaccati fastidiosamente alla pelle e anche del fatto che dovrei andare in bagno.
Non mi interessa più di niente se non di Alissa e Aurora che finalmente, dopo anni, mi hanno fatto dormire per una notte intera senza incubi soltanto con la loro vicinanza. E so che probabilmente non era voluto, che ci siamo addormentati qui per caso e Alissa non è scappata soltanto perché non si è mai svegliata stanotte, ma non mi importa nemmeno di questo. Perché io non sono mai stato così in pace con me stesso come stamattina, quando ho aperto gli occhi e me le sono ritrovato accanto e voglio godermi questo momento finché posso.
Resto immobile per non so quanto tempo per paura di svegliarle e rompere la magia del momento, le guardo imprimendo ogni singolo dettaglio di loro che mi sono perso in questi anni e sorrido come un idiota, perché per la prima volta dopo mesi mi sembra di essere sempre più vicino al mio obiettivo: riprendermi la mia famiglia e non lasciarmela mai più scappare.
Ad interrompere bruscamente il mio bel risveglio e la mia felicità è Alissa, che inizia a muoversi. All'idea che si svegli e reagisca male trovandomi sul suo divano insieme a lei smetto di respirare e vado in panico.
Alissa, però, non sembra avere alcuna intenzione di svegliarsi. Sposta una mano sul mio addome, sistema meglio la testa nell'incavo del mio collo ed io torno a respirare come se mi avesse appena ridato la vita.
Sorrido ancora, così tanto da farmi venire male alla faccia, mentre ripenso al passato, a quando dormivamo insieme praticamente ogni giorno e sistematicamente mi risvegliavo in quella stessa posizione, che era la sua preferita. Saremo anche stati lontani cinque anni, le cose tra noi saranno anche complicate, ma certe cose non cambieranno mai. Noi siamo sempre noi, solo un po' più feriti, ma sempre le due metà complementari dello stesso Yin Yang.
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The Greatest Victory
ChickLitAlissa Fare la mamma è dannatamente difficile. Io lo so bene, dato che sto crescendo mia figlia da sola da quattro anni. O almeno ci sto provando. L'unica cosa che mi importa è la sua felicità, per questo motivo, dopo cinque anni, mi ritrovo a far...