Capitolo Ventisette

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Alissa

Sono sveglia da soltanto un paio d'ore e già mi sono pentita di aver scritto a Zayn ieri sera.

Ero stanca, frustrata, arrabbiata e ferita e mi serviva un modo per scaricare tutta quella tensione. Pensavo di esserci riuscita dopo quel messaggio e una lunga e appagante dormita, invece mi sbagliavo.

E me ne rendo conto non appena sento il mio cellulare squillare e vedo il nome di Zayn apparire sullo schermo.

Probabilmente ha preso la rottura del mio silenzio come un invito ad una riconciliazione.

Non si è mai sbagliato così tanto, soprattutto dopo che mia figlia ha passato ore a piangere per colpa sua.

Rispondo soltanto perché Aurora è già all'asilo e non più a portata d'orecchio, quindi posso urlargli contro quanto mi pare.

Magari questa volta lo convincerò a lasciarmi in pace per sempre.

"Che cosa diavolo vuoi?" chiedo non appena premo il tasto per accettare la chiamata.

"Buongiorno anche a te" ridacchia pure, lo stronzo.

"Non sono dell'umore di fare battute, Zayn, soprattutto non dopo essere stata sveglia tutta la notte per colpa tua"

"A pensarmi?"

"Vuoi che spenga?" dico sempre più infastidita.

"Okay, okay!" borbotta, finalmente ritornando serio. "Vedo che sei ancora arrabbiata con me"

"Come potrei non esserlo? Aurora sta male per colpa tua ed io non posso fare nulla per aiutarla, perché ora che ti conosce l'unica cosa che le servirebbe sarebbe averti qui!"

"Mi dispiace, Alissa" sospira. "Posso provare a parlare con lei?"

"Non ti ricordi già più nemmeno i suoi orari? Aurora è all'asilo adesso"

"Oh... È vero, scusami. È che qui siamo un'ora indietro" sussurra e adesso sembra veramente dispiaciuto di non poter parlare con lei, ma io cerco di non farmi condizionare e restare il più distaccata possibile. Perché soltanto così potrò evitare di cadere di nuovo nella sua tela.

"Allora presumo che questa chiamata sia inutile" dico, pronta a salutarlo.

"Aspetta!" mi blocca, prima che possa interrompere la telefonata e cercare di tornare tranquilla com'ero prima di risentire la sua voce.

"Che c'è?"

"Non so se hai sentito i servizi sulla partita dell'altro giorno..." dice titubante.

"Sì, a quanto pare hai fatto pena anche in quello che di solito ti viene meglio" rispondo usando il tono più velenoso che riesco ad avere, soltanto con l'intento di ferirlo tanto quanto lui ha ferito noi.

"E sai perché?"

"Dicevano che forse hai in testa una donna"

"Sai, dico sempre che i giornali di solito sparano soltanto stronzate, ma questa volta hanno ragione. In testa ho ben due ragazze, te e Rory, e non riesco a smettere di pensarvi" dice serio. "Nemmeno quando faccio ciò che di solito mi viene meglio"

"Vuoi delle scuse? Mi dispiace se il grande quarterback dei Bears ha fatto schifo alla sua ultima partita, wow questo sì che è un problema!" lo scimmiotto infuriata.

"Non me ne frega un cazzo della partita, Alissa" dice più serio. "Voglio che tu sappia che ora sono a Chicago, è vero, ma il mio cuore è rimasto lì con voi a Charleston ed io non vedo l'ora di tornare"

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