Capitolo Quarantaquattro

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Alissa

"Lui è il mio papà?"

È la seconda volta che mi viene rivolta questa domanda nel giro di pochi secondi e ancora non sono riuscita a trovare la forza di aprire bocca. Non mentre gli occhi ambrati di Aurora pieni di lacrime scavano una voragine al centro del mio petto.

Sono completamente paralizzata, l'unica cosa che riesco a fare è fissarla con sguardo incredulo e mortificato, senza sapere cosa dire.

Non sarebbe dovuta andare così.

È questa l'unica cosa a cui riesco a pensare mentre ci scambiamo sguardi tanto silenziosi quanto spaventati.

Aurora non avrebbe mai dovuto scoprire la verità in questo modo così tremendo.

Sarebbe dovuto essere Zayn a dirglielo con calma tra qualche giorno, come avevamo deciso, e sono quasi sicura che lei sarebbe stata felice di questa novità.

"Stellina..."

La voce di Dominic che cerca di venirmi in soccorso quando vede che sono troppo scossa per parlare mi basta per ritornare in me e lo interrompo prima che possa peggiorare ancora di più le cose.

"Ti prego" sussurro, la voce che trema ma cerco comunque di essere irremovibile, perché questa è una questione in cui non posso permettere che si intrometta, non più ora che c'è di mezzo anche Aurora. "No"

Sa perfettamente di aver sbagliato e di non avere alternative, se non quella di darmi retta, infatti non dice nulla mentre se ne va con la coda tra le gambe e lo sguardo puntato a terra lasciandomi sola a cercare le parole giuste da dire a mia figlia, che mi guarda bisognosa di risposte.

Il suo sguardo è così disperato che mi sembra di riuscire a percepire sulla pelle tutto il suo dolore. È come se le stesse mancando la terra da sotto ai piedi, come se ogni convinzione su di me, su Zayn stesse crollando e tutti i suoi punti fermi fossero all'improvviso andati in fumo. Perché le uniche persone a cui ha dato la sua fiducia senza pensarci due volte sono state anche le uniche a deluderla come nessun altro ha mai fatto.

"Amore mio..." inizio avvicinandomi cauta, ma lei scuote la testa e si allontana.

Quel suo gesto per me equivale ad un pugno allo stomaco. Anzi, forse fa anche più male, perché mi dimostra che avevo ragione: con questa storia ho rovinato irrimediabilmente il rapporto stupendo che avevo con mia figlia e lei adesso non potrà far altro che odiarmi. Immaginavo che sarebbe successo ed è anche comprensibile, ma non significa che fossi pronta a questa possibilità. Ed ora che non è più soltanto un'ipotesi, ma la triste realtà, io non so se ho la forza di poter combattere contro il suo dolore per farla ritornare da me.

Io e Aurora siamo sempre state una l'ancora dell'altra e vedere che ora respinge anche me, che anche solo la mia vicinanza le fa male, mi fa provare una sofferenza che credo superi qualsiasi altro dolore provato in tutta la mia vita.

"Rory, ti prego... Lascia che ti spieghi"

"Voglio solo che mi rispondi!" grida mentre il suo piccolo petto viene sconquassato dai singhiozzi, ogni lacrima la stessa consistenza di una coltellata in pieno petto.

"Sì..." sussurro senza il coraggio di guardarla in faccia.

Non c'è bisogno di aggiungere altro o di cercare di tergiversare. Non ha più senso mentire, temporeggiare o creare assurdi sotterfugi. Aurora deve sapere la verità, perché soltanto così, forse, smetterà di soffrire una volta per tutte per questa maledetta storia.

"Mi fidavo di te e tu mi hai sempre mentito!"

Senza lasciarmi nemmeno il tempo di risponderle, corre fuori dalla cucina per salire al piano superiore e mettere tra di noi la distanza di cui ha bisogno in questo momento. È a metà scala ormai, quando correndo inciampa su uno scalino e cade.

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