Zayn
Dover lasciare Alissa lo scorso weekend è stata la cosa più dura che io abbia mai fatto, soprattutto dopo il modo in cui si è aperta e lasciata andare con me.
È passata ormai una settimana da quando sono tornato a Chicago e non c'è giorno in cui non pensi a quanto sono stato bene con lei.
Mi sveglio alla mattina e la prima cosa che mi viene in mente è il suo sguardo pieno di eccitazione soltanto per me.
Mi alleno, cerco di concentrarmi, ma la mia testa ritorna sempre al momento in cui mi ha sfiorato per la prima volta dopo cinque anni, tanto che i miei compagni di squadra ormai non ne possono più di tutti gli errori che commetto in campo.
Vado a dormire e la ritrovo per fino nei miei sogni, con le guance in fiamme e il tono di voce supplicante e immagino di portare a termine tutto quello che non ho potuto fare sabato scorso.
Quando ci siamo salutati alla fine dello scorso weekend ero così frustrato che avrei voluto mandare a fanculo gli allenamenti, i dirigenti della squadra e per fino il Super Bowl per restare a Charleston con Alissa e farmi perdonare di essermi preso ciò che volevo e non essermi curato minimamente di lei.
Non era così che avevo immaginato che sarebbero andate le cose, quando sono tornato a Charleston. Avevo tutta l'intenzione di consumare Alissa con i miei baci, di toccarla fino a farmi pregare di smettere e di farla stare bene per tutte le volte che l'ho fatta soffrire in questi anni. E invece sono riuscito a malapena a dedicarle un paio di minuti, prima di dover correre da nostra figlia e mettere fine alla serata perfetta che avevo immaginato nella mia testa.
E adesso mi sento tremendamente in colpa, perché se solo non vivessi a centinaia di chilometri di distanza e avessimo un po' più di tempo da passare insieme, avrei già potuto dimostrare ad Alissa quanto la amo e quanto ancora la desidero come il primo giorno. Invece sono dovuto tornare nella fottuta Chicago lasciandola sola con se stessa e i suoi pericolosi pensieri e ora temo che possa ricominciare a farsi prendere dalla paura, dai dubbi e rimangiarsi tutto ciò che ha detto o fatto.
Non sono ancora riuscito a parlare con lei nemmeno una volta, da quando me ne sono andato, perché non potevo affrontare questo discorso davanti ad Aurora, ma stasera sono arrivato al limite. Non riesco più a vederla così scostante e nervosa ogni volta che siamo al telefono insieme, perciò — dopo averci pensato per una buona decina di minuti sotto la doccia — decido di chiamarla ed assicurarmi una volta per tutte che tra noi vada tutto bene e che non veda l'ora di rivederci tanto quanto me per finire il discorso che abbiamo lasciato a metà.
Avvolgo un telo attorno ai fianchi e, dopo essermi asciugato, recupero il telefono avviando una videochiamata con Alissa. Mentre aspetto la sua risposta, indosso un paio di boxer ed inizio a tamponare i capelli con un altro asciugamano.
"Zayn, che succede? Stai bene?"
Non appena sento la voce preoccupata di Alissa alzo lo sguardo sullo schermo e la trovo osservarmi confusa. "È tardi e ci siamo sentiti qualche ora fa, è successo qualcosa agli allenamenti?"
"No, sta tranquilla" sorriso davanti alla sua premura. "Scusami se ti chiamo così tardi, ma la verità è che avevo bisogno di parlare soltanto con te e senza interruzioni. Rory dorme, vero?"
Alissa annuisce mentre il suo sguardo — ora più rilassato — accarezza lentamente ogni centimetro del mio torso nudo facendo riaccendere il fuoco che in questi giorni ho cercato senza troppi risultati di mettere a tacere. Non è mai stata una ragazza estremamente esplicita, l'ha sempre messa a disagio l'idea di dover esprimere ad alta voce i suoi bisogni o desideri, ma il suo sguardo ha sempre parlato al posto suo e stasera non fa eccezioni. Mi basta guardare i suoi occhi per capire che cosa prova o cosa vorrebbe in questo momento, se solo non fossimo divisi da centinaia di chilometri di distanza e un dannato schermo di cellulare e ciò che ci vedo dentro mi fa impazzire più di qualsiasi altra cosa.
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The Greatest Victory
ChickLitAlissa Fare la mamma è dannatamente difficile. Io lo so bene, dato che sto crescendo mia figlia da sola da quattro anni. O almeno ci sto provando. L'unica cosa che mi importa è la sua felicità, per questo motivo, dopo cinque anni, mi ritrovo a far...