Alissa
Convincere i miei genitori e soprattutto Rory a lasciarmi andare a Chicago sola con Zayn non è stata una passeggiata.
Il pranzo che doveva essere l'inizio di un nuovo capitolo per la nostra famiglia, alla fine è diventato una sorta di interrogatorio contro Zayn, che però lui ha saputo gestire benissimo. Ha risposto ad ogni dubbio e domanda dei miei genitori facendoli fidare abbastanza da farci andare via per un paio di giorni da soli e, soprattutto, ha saputo negoziare con Rory per non farci odiare per il resto delle nostre vite. La nostra bambina, infatti non ha preso benissimo il fatto che avessimo deciso di lasciarla a casa con i nonni, ma le è bastata la promessa di suo padre di portarla a Chicago con lui molto presto e presentarle tutti i suoi compagni di squadra per accettare la cosa e così, alla fine, eccomi qua.
Dopo una settimana intera di capricci di Rory e raccomandazioni — o meglio minacce nei confronti di Zayn — da parte di mio padre, sono finalmente riuscita a lasciare Charleston dopo anni che non mettevo più piede fuori dal South Carolina. Certo, si tratta soltanto di un weekend, ma ho tutta l'intenzione di godermelo dal primo all'ultimo secondo e rendere questa mia prima vacanza dopo aver avuto Rory indimenticabile.
Una volta scesa dall'aereo, non riesco a fare a meno di sorridere quando vedo il grande cartellone con la scritta "Benvenuti a Chicago" che rende tutto ancora più vero. Ce l'ho fatta, sono finalmente a Chicago da Zayn senza genitori impiccioni e figli che ci interrompono ogni volta che cerchiamo di avere un po' di intimità.
Sospiro soddisfatta guardandomi attorno e realizzando finalmente che dopo anni passati soltanto a sognare di poter viaggiare di nuovo sono davvero volata in un altro stato. Non so se sia il fatto che questo è il mio primo viaggio da ormai sei anni, ma anche l'aeroporto di Chicago mi sembra stupendo.
Mi perdo tra i mille negozi diversi che riempiono ogni angolo dell'edificio e, dopo aver comprato una maglietta con scritto "I love Chicago" per Rory, raggiungo l'area dove dovrebbe aspettarmi l'autista di Zayn, stando a quanto mi ha detto. C'è talmente tanta gente che fatico a distinguere il signore che mi è stato descritto e che, se non ricordo male, si chiama Richard.
Davanti a me vedo soltanto una massa informe di persone sconosciute e sono praticamente ad un passo dal tirare fuori il telefono per chiamare Zayn e farmi dare una mano a scovare il suo autista, ma poi un cartello familiare attira la mia attenzione. C'è un signore che corrisponde alla descrizione di Richiard che se ne sta in un angolo abbastanza appartato, vestito di tutto punto e con il suddetto cartello tra le mani su cui è stato scritto soltanto "Lentiggine". Sorrido iniziando a camminare verso verso di lui a passo veloce, impaziente di rivedere Zayn mentre il mio cuore inizia a battere un po' più forte all'idea.
"Buongiorno" esordisco impacciata. "Sono..."
"Alissa" sorride Richard porgendomi la mano. "Lei è esattamente come l'ha descritta Zayn"
"Non c'è bisogno di tutta questa formalità, sa? Può darmi del tu" dico stringendogli la mano imbarazzata.
"Soltanto a patto che lo faccia anche tu, però"
"D'accordo" sorrido mentre afferra il mio bagaglio e inizia ad incamminarsi verso l'uscita. "Zayn mi ha parlato così tanto di te e di vostra figlia che ormai mi sembra di conoscervi da sempre"
"Davvero?"
"Certo, non fa altro che vantarsi di voi con chiunque" ridacchia divertito. "Tiene moltissimo a voi"
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The Greatest Victory
ChickLitAlissa Fare la mamma è dannatamente difficile. Io lo so bene, dato che sto crescendo mia figlia da sola da quattro anni. O almeno ci sto provando. L'unica cosa che mi importa è la sua felicità, per questo motivo, dopo cinque anni, mi ritrovo a far...