Capitolo Quarantotto

1.6K 64 6
                                    

Alissa

Ultimamente la mia vita è un insieme di errori che si susseguono uno dopo l'altro.

Il primo, tra tutti, è stato baciare Zayn. Certo, un errore dannatamente stupendo, ma comunque un errore.

Il fatto è che ultimamente sento il continuo bisogno di averlo affianco per stare bene, ma poi lo avvicino e tutto ciò che sento a causa di quella vicinanza è così forte e potente che mi terrorizza e mi porta ad allontanarmi da lui, come in un dannato circolo vizioso.

Più mi rende felice e più ho paura di perderlo.

Più lo voglio vicino e più lo allontano.

Esattamente come questa mattina, quando mi sono svegliata avviluppata tra le sue braccia e quelle di mia figlia e sono scappata a gambe levate.

Sono stata io a chiedergli di restare, perché lo desideravo più di ogni altra cosa. Sono stata io a volerlo con me, eppure quando ho aperto gli occhi e l'ho ritrovato esattamente dove volevo che fosse, sono andata fuori di testa. La mia mente ha iniziato a correre ai mille all'ora ricordandomi quanto le nostre vite siano diverse e di quanto poco io mi fidi di lui, quando è a Chicago a vivere quella sua vita che io temo un giorno possa preferire al posto mio. E lo so che è una paura irrazionale, il risultato di un passato che ci ha distrutti già una volta ma che, appunto, ormai è soltanto passato.

Eppure è più forte di me.

Ogni volta che quell'ondata di paura mi investe, io ne rimango vittima e non posso fare a meno che nuotare via, in acque più sicure. Soprattutto oggi che deve ripartire proprio per ritornare a quella sua vita che tanto mi fa paura.

Per questo motivo, mi sono rintanata in cucina col pretesto di preparare la colazione e rendere un po' più dolce questo risveglio amaro per tutti. Per Zayn, che ad ogni mio allontanamento nasconde sempre peggio la sua delusione, per Rory, a cui dobbiamo dire che suo padre se ne deve andare e per me, che vorrei poter smettere di aver paura e di scappare da ciò che mi rende felice, perché sono dannatamente stanca di correre e, ancora di più, credo che lo sia Zayn di rincorrermi senza mai riuscire a raggiungermi davvero.

Ho praticamente finito di preparare i pancake che piacciono tanto a Rory, quando lei e Zayn appaiono in cucina mano nella mano. Aurora sembra molto meno tormentata rispetto agli ultimi giorni, segno che qualche progresso l'ha fatto anche con suo padre, mentre lui invece è piuttosto serio. Non so se sia perché sono scappata come una ladra dal mio stesso letto o perché sa che oggi dovrà ripartire rischiando di rovinare i progressi fatti con Rory. In ogni caso, l'idea che in parte la colpa possa essere mia e delle mie dannate questioni irrisolte mi spezza il cuore, perciò provo a rimediare.

"Buongiorno, ragazzi! Vi stavo per venire a chiamare, la colazione è pronta" sorrido fingendo che vada tutto bene e dentro di me non sia in atto una tempesta ai livelli di quella della mattina del bacio, quando ho praticamente usato mia figlia come scusa per evitare di affrontare quel discorso con Zayn.

La prima a parlare è Rory, che corre verso di me con un sorriso a trentadue denti. "Hai preparato i pancake?"

"Sì, sei felice?"

Aurora annuisce e afferra prontamente il suo piatto per poi dirigersi a tavola, quindi io la seguo e ne porgo uno anche a Zayn.

"Ehi" sussurro titubante.

"Ehi" risponde sorridendo mestamente. "Per me niente pancake, ieri sera ho già sgarrato con la pizza e se il mio allenatore lo viene a scoprire mi perseguiterà per giorni interi"

Capisco immediatamente da quella battuta che in questo momento nella sua testa l'unica preoccupazione deve essere la partenza improvvisa per Chicago e, se da una parte mi risolleva non essere la ragione del suo turbamento, dall'altra non posso fare a meno che rattristirmi anch'io per lui.

The Greatest VictoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora