Capitolo Cinquantasette

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Alissa

Sono sveglia da un'ora e mezza ormai e ancora non riesco a credere che Zayn sia veramente nel mio soggiorno. Ho approfittato del fatto che dormisse per controllare più volte che fosse tutto vero e che lui fosse finalmente con me dopo tutto quello che è successo tra di noi nelle ultime settimane.

Quando ieri sera ho quasi toccato il fondo e ho iniziato a pensare che non sarei più riuscita a ricucire lo strappo che aveva subito il nostro rapporto, non mi sarei di certo immaginata nulla di tutto questo. Né di far pace con Zayn, né tantomeno di rivederlo sul divano che ci ha causato tutti questi problemi.

Mi avvicino a passo lento per non svegliarlo e lo osservo mentre ancora indossa la camicia e i pantaloni in principe di Galles di ieri. Deve stare sicuramente molto scomodo a causa dei vestiti eleganti e il divano minuscolo, ma sembra dormire come un angelo ed io non posso fare a meno che sorridere mentre gli passo distrattamente una mano tra i capelli.

Dio, quanto mi sei mancato.

A farmi scattare all'indietro col cuore a mille è il campanello che inizia a suonare e non so se sia solo la paura di venire colta in flagrante, ma mi pare che lo faccia anche più forte del solito.

Prima che Zayn si svegli — e con lui anche tutto il resto del vicinato — corro alla porta e mi ritrovo davanti mio padre con in braccio Aurora e il suo zainetto lilla. Ieri notte sono successe talmente tante cose che mi è passato di mente che avrebbe dormito dai nonni e sarebbe tornata questa mattina, altrimenti avrei fatto in modo di evitare che Zayn venisse esposto allo sguardo inceneritore di mio padre, come sta succedendo in questo momento. Se non altro, Aurora invece è al settimo cielo all'idea di ritrovarlo a casa nostra e interrompe mio padre ancora prima che possa farmi un interrogatorio a cui sinceramente non saprei nemmeno io che cosa rispondere. Perché io e Zayn abbiamo deciso di ricominciare da capo, con calma, completa sincerità e collaborazione, ma quello che siamo in questa sorta di limbo tra amicizia e relazione tra due persone che condividono una figlia ancora non l'ho ben capito e credo che mi servirà qualche giorno in più per farlo.

"È tornato? Perché non mi hai detto niente? Avete fatto pace?"

La raffica di domande di Aurora mi strappa dai miei stessi pensieri e ammutolisce mio padre, che sono sicura voglia sapere tanto quanto lei.

"Non lo sapevo nemmeno io, ha partecipato anche lui alla festa del liceo" dico lanciandogli un'occhiata e osservandolo completamente immune al rumore che ha riempito la stanza all'improvviso.

"Non vedevo l'ora che tornasse da noi! Che bello!" esclama per poi correre verso il divano e buttarsi letteralmente sopra di lui, che ora non può fare a meno che svegliarsi di soprassalto.

"S-Scricciolo..." sussurra con quella dannata voce roca che ha quando è appena sveglio e che, dopo anni, mi fa ancora lo stesso effetto da farfalle allo stomaco. "Buongiorno"

"Ciao, Zayn! Sono felicissima che sei tornato, sai? Ci sei mancato"

Zayn sorride alla sua bambina che si è sistemata a cavalcioni sulla sua pancia e le accarezza i capelli. "Anche voi mi siete mancate da impazzire"

"Allora forse non dovresti andartene così spesso, ma a quanto pare questa è una tua abitudine dura a morire" borbotta mio padre inserendosi nella conversazione con tono severo.

Zayn, che fino ad ora non aveva notato mio padre sulla porta di casa, si volta verso di noi e sbianca, perché non c'è nessuno di cui il capitano dei Bears abbia più paura se non di William Foster. È sempre stato così, fin da quando abbiamo iniziato ad uscire e mio padre si è trasformato in uno di quei papà iper protettivi nei confronti della figlia. E diciamo che, se prima di lasciarmi sola a crescere Aurora lo tollerava appena, adesso non lo può sopportare.

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