Alissa
Sono passate due settimane dalla chiamata in cui sono esplosa e ho vomitato addosso a Zayn tutte le mie insicurezze a causa dei dubbi che mi avevano messo in testa i miei genitori e Dominic.
Inutile dire che mi sono vergognata da morire, perché lui non c'entrava nulla. Era con loro che ero incazzata e non meritava di essere il bersaglio dei miei scleri. Da quel giorno in poi, gli ho chiesto scusa praticamente durante ogni chiamata, ma lui sembra già aver rimosso la cosa, perché ogni volta che ho accennato al fattaccio mi ha interrotta con quella sua faccia da schiaffi piuttosto compiaciuta dicendo che non devo più scusarmi se gli manco, che basta semplicemente che glielo dica. Ovviamente è riuscito a farmi ridere e alleggerire l'atmosfera, ogni dannata volta.
E così, alla fine, senza nemmeno accorgermene sono diventata schiava di quelle chiamate serali soltanto nostre, che non falliscono mai nel riuscire a farmi trovare un po' di serenità.
In cambio di quella serenità, io sto cercando di mantenere la mia promessa e smettere di remargli — remarci — contro. Cercare di fidarmi completamente di lui è una delle cose più difficili che abbia mai dovuto fare in vita mia, ma ci sto provando e se non altro adesso almeno non cerco più qualsiasi pretesto pur di allontanarlo. Tanto è inutile ormai, Zayn è riuscito a rimettere le radici nel mio cuore e non credo che riuscirò più in nessun modo ad estirparle. Non dopo tutto l'impegno e la pazienza che ha dimostrato con nostra figlia e con me, che hanno contributo a far germogliare ancora più velocemente il seme di un sentimento che pensavo aver perso definitamente molti anni fa.
Per questo motivo, ieri ho deciso fare qualcosa per dimostrargli che non sono più contro di lui, ma con lui. Ho pensato che sarebbe stato un gesto carino augurargli buona fortuna insieme a Rory e che sarebbe stato meglio farlo prima della partita di oggi, così da non doverlo disturbare stamattina e rischiare di deconcentrarlo. Ho sorvolato sul bisogno della dose giornaliera di Zayn soltanto per me e l'abbiamo chiamato insieme. Alla fine della chiamata, non so come, ma Aurora è addirittura riuscita a convincermi a guardare la partita e Zayn era al settimo cielo all'idea che, anche da lontano, ci saremmo state entrambe per lui.
Come promesso, quindi, nel primo pomeriggio abbiamo preparato la nostra postazione con tanto di pop corn e patatine. O meglio, io l'ho preparata, mentre Rory ha schierato davanti alla tv il suo Ken con la divisa del capitano dei Bears, il suo orsetto polare regalatole da Zayn e tutti gli altri suoi peluche e bambole per guardare il grande ritorno in campo di suo padre.
Ovviamente ha voluto anche indossare la maglietta con il numero di Zayn e, quando ha visto che io non ne avevo una uguale, mi ha guardata con così tanto disappunto da sembrare lei la madre ed io la figlia da sgridare. Alla fine mi ha detto che avrei dovuto procurarmene una per la prossima partita, perché Zayn non poteva rischiare di perdere per colpa mia, quindi tra una risata e l'altra, ho acconsentito e le ho fatto una foto da mandare a suo padre più tardi, quando la partita sarà finita e lui non rischierà di essere deconcentrato da noi. Sia mai che perda la partita, Aurora potrebbe rinfacciarmelo per sempre.
Una volta finito di preparare tutto, ci sediamo sul divano insieme alla schiera di bambole e peluche e accendiamo la tv sul canale sportivo, che è già collegato con l'Arrowhead Stadium. Il telecronista sta proprio parlando di Zayn e del suo ritorno sul campo dopo l'infortunio, quando sento il mio cellulare e vedo il suo nome apparire sullo schermo.
"Chi è?" domanda Rory infastidita dal fatto che qualcuno ci sta disturbando durante la partita, senza sapere che si tratta proprio di suo padre.
"Zayn" dico stranita, mentre gli scenari peggiori mi riempiono la mente. Dovrebbe già essere in corsa verso il campo, ma se mi sta chiamando significa che potrebbe essergli successo qualcosa. Potrebbe aver avuto problemi con la caviglia che, a quanto ne so, ogni tanto gli fa ancora male, oppure essersi fatto male di nuovo o, peggio ancora, aver avuto un incidente.
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The Greatest Victory
ChickLitAlissa Fare la mamma è dannatamente difficile. Io lo so bene, dato che sto crescendo mia figlia da sola da quattro anni. O almeno ci sto provando. L'unica cosa che mi importa è la sua felicità, per questo motivo, dopo cinque anni, mi ritrovo a far...