Alissa
Ce l'abbiamo fatta.
Ancora non mi sembra vero di essere a Chicago con tutta la famiglia al completo. Siamo qui da ormai tre giorni, eppure a volte mi capita ancora di dovermi pizzicare le braccia per rendermi conto che tutta questa felicità non è più soltanto un sogno, quando mi sveglio nella stanza di Zayn e lo ritrovo a occupare metà del letto.
Rory, invece, sembra essersi abituata piuttosto in fretta a questa nuova routine, tanto è felice di essere qui con noi. Negli ultimi giorni Zayn ha praticamente passato gran parte del suo tempo ad allenarsi in vista della semifinale di domani ed io ne ho approfittato per mostrarle tutte attrazioni principali di Chicago. Non so se sia l'entusiasmo per tutte le cose nuove che ha visto negli ultimi giorni o magari la gioia di poter finalmente rivedere suo padre in campo, ma Charleston sembra non mancarle per nulla.
Ed io non potrei esserne più felice, perché la routine familiare che ci siamo creati qui mi piace troppo ed io non credo di aver più voglia di rinunciarci. Non sono più la ragazzina di sei anni fa. Adesso le cose sono cambiate, io sono cambiata e mi sento pronta a fare questo passo verso Zayn. Non soltanto perché sono incinta, ma anche perché il mio concetto di casa nel corso dell'ultimo anno è cambiato radicalmente. Casa non è più il mio piccolo appartamento sgangherato ma accogliente in cui ho visto crescere mia figlia, né la città che conosco come le mie tasche o le persone che ci abitano e che sono state per anni l'unica famiglia che ho avuto. Casa sono Rory, Zayn e da qualche settimana anche il "fagiolino" che sta crescendo dentro di me.
Ed io mi sento davvero a casa soltanto quando siamo tutti insieme.
Non mi importa dove, non mi importa come. Non mi importa più di niente, nemmeno del casino che regna sovrano nell'appartamento tra i giocattoli di Rory e gli asciugamani maleodoranti di Zayn post-allenamento sparsi ovunque, perché per fino quel disordine adesso sa di casa. E più mi guardo attorno mentre preparo la cena con il sottofondo di Rory e Zayn che giocherellano sul divano riempiendo la stanza con il suono delle loro risate, più me ne rendo conto. Io non voglio più rinunciare a tutto questo per tornarmene in un posto in cui ormai non riesco più a sentirmi felice, se non c'è tutta la mia famiglia.
È questo il nostro posto.
Qui a Chicago, insieme a Zayn.
"A che stai pensando, lentiggine?" le labbra di Zayn contro il mio orecchio e le sue braccia all'improvviso attorno ai miei fianchi mi risvegliano dai miei pensieri facendomi sobbalzare.
"Mi hai fatto prendere un colpo!" dico agitata abbassando la fiamma del fornello per poi voltarmi verso di lui. "Ero distratta, non ti ho sentito arrivare"
"Me ne sono accorto" ridacchia per poi sporgersi verso i fornelli e sbirciare cosa sto preparando per cena. "Che profumino! Che prepari di buono?"
Sorrido porgendogli il cucchiaio con il sugo del pollo al curry. "Assaggia, capitano"
"Buonissimo, anche se al momento non credo di riuscire a mangiare granché"
"Preoccupato per la semifinale?"
"Non direi preoccupato, solo un po' nervoso" sussurra abbassando lo sguardo. "Ho aspettato questo momento per tutta la vita e se domani perdessimo, tutto il lavoro e i sacrifici che ho fatto per arrivarci sarebbero stati vani"
"Ehi" lo richiamo stringendo il suo viso tra le mani per fare in modo che mi guardi di nuovo negli occhi. "Avete alle spalle una serie di vittorie consecutive che fa quasi impressione, vi siete allenati praticamente fino allo sfinimento e siete la squadra più forte e affiatata che io abbia mai visto. Il Super Bowl è già vostro. Lo so io, lo sanno i vostri fan e so che lo sai anche tu, devi solo smettere di farti distrarre dai brutti pensieri"
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The Greatest Victory
ChickLitAlissa Fare la mamma è dannatamente difficile. Io lo so bene, dato che sto crescendo mia figlia da sola da quattro anni. O almeno ci sto provando. L'unica cosa che mi importa è la sua felicità, per questo motivo, dopo cinque anni, mi ritrovo a far...