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Mezz'ora dopo ero seduto al tavolo della cucina di Liam a gambe incrociate, e bevevo un affetto come si dve, i capelloni bagnati, raccolti in un asciugamano. Lui sembrava molto rilassato e felice, e aveva dovorato tutta la torat. Io riuscii appena a prendere mezza fetta prima che lui me la rubasse, inghiottendola in un solo boccone.

Si alzò dal tavolo soddisfatto,dandosi qualche colpetto sulla pancia piena.

"Ne vuoi un altro pezzo? Ne ho fatta tanta, piccolo maiale." Gli feci una smorfia.

"Prenderò tutto quello che mi dai, Boxer.non sai quanto mipiacciono le torte fatte in casa. Nessuno mi preparava qualcosa del genere da anni." Fece un rigurgito impercettibile.

"Questa si che è sexy." Aggrottai la fronte e portai la tazza di caffè in soggiorno, dopo aver aperto la porta e dato un'occhiata al pianerottolo per vedere se era arrivato l'addetto della manutenzione.

Liam mi seguì e si sedette aul suo enorme, comodo divano. Io gironzolai per la stanza, guardando le sue foto. Sulla parete c'era una serie di bianco e nero, diverse stampe dello stesso uomo su una spiaggia. Mani, piedi, pancia, spalle, schiena, gambe, dita dei piedi e finalmente un primo piano del viso. Era splendido.

"Bello, quetso ragazzo. È uno del tuo harem?" gli domandai, guardandolo.

Lui sospirò e si passò una mano tra i capelli. "Non vado a letto con tutti, sai."

"Scusa, stavo scherzando. Dive sono state scattate?" chiesi, sedendomi di fianco a lui.
"Su una spiaggia a Bora-Bora. Stavo lavorando su una serie di fotografie di viaggio: le spiaggie più belle del Pacifico meridionale, una cosa molto rétro. Un giorno ho visto sulla spiaggia un ragazzo del posto, e la luce era perfetta, quindi gli ho chiesto se potevo fargli qualche scatto. Sono venute particolarmente bene."

"È un ragazzo molto bello" dissi, sorseggiando il caffè.

"Già" ammise, con un sorriso dolce.

Bevemmo il caffè in silenzio, perfettamente nostro agio.

"Quindi cosa avevo in mente di fare oggi?" chiese lui.

"Intendi prima che i miei tubi si ammutinassero?"

"Sì, prima dell'attacco." Sorrise sopra il bordo della tazza, gli occhi castani che luccicavano.

"In realtà non avevo chissà che programmi, e ne ero ben contento. Avevo pensato di andare a fare una corsetta, e magari sedermi al parco a leggere nel pomeriggio." Sospirai, sentendomi comodo e al caldo. "E tu?"

"Avevo in programma di dormire per tutto il giorno prima di lavare una montagna di biancheria sporca."

"Va' a dormire, se vuoi. Posso aspettare nel mio appartamento." Feci per alzarmi. Poveretto, era arrivato tardissimo e io non lo lasciavo dormire.

Lui però mi fermò con un gesto e indicò il diavno. "È meglio di no. Se dormo, mi trascinerò il jeylag per tutta la settimana. Devo tornare sul fuso di San Francisco il prima possibile, quindi forse è un bene che i tuoi tubi si siano ribellati."

"Mmh, già. Allora com'è l'Irlanda? Ti sei divertito?" chiesi, mettendomi comodo.

"Mi diverto sempre quando viaggio."

"Dio, che lavoro da sogno. Anche a me piacerebbe viaggiare così, vivere sempre con l avaligia pronta, vedere il modo, è fantastico..." esclamai, guardando di nuovo le foto. Notai una piccola mensola sulla parete di fronte, con delle bottigliette sopra. "Cosa sono queste?" chiesi, avvicinandomi a quegli strani oggetti. Ogniuna conteneva quella che aveva l'aria di essere sabbia. A volte era bianca, altre grigia, altre rosa, e una era quasi nero pece. Ogni bottiglietta aveva un'etichetta sopra. Sentii che si avvicinava. Percepii il suo fiato caldo sull'orecchio.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora