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Eravamo sdraiati a letto, sfiniti e un po' inebetiti. Povero Liam, l'avevo spremuto come un limone. Non era un adolescente, ma lui stesso era sorpreso della sua... come dire... resistenza. Dopo l'ultimo round, era strisciato fino alla porta, aveva recuperato il cibo, e avevamo mangiato il thailandese seduti sul letto. Avevo tolto in un lampo le lenzuola perché c'erano ancora farina e uvetta attaccate dappertutto. La quantità di lavoro che avrei dovuto affrontare in cucina il giorno dopo era impressionante, ma ne valeva la pena. Al cento per cento. Ne valeva davvero la pena.

Ora ci stavamo rilassando, sazi ma non paghi. Ancora avvinghiati, ma con i boxer rosa e i pantaloni della tuta. Per togliere qualsiasi dubbio, i boxer li indossavo io. Eravamo sdraiati a fianco e ci guardavamo, le gambe e le mani intrecciate.

"Quando devi tornare al lavoro?"

"Ho detto a Jillian che sarei tornato lunedì, anche se in questo momento è l'ultima cosa a cui voglio pensare."

"A cosa stai pensando, allora?"

"Alla SPagna."

"Davvero?"

"Sì, è stato eccezionale. Ti sono così grato per avermi portato con te, e poi per avermi preso."

Lo spinsi leggermente con il gomito.

"E' stato un piacere, in entrambi i casi. Sono felice che tu sia... venuto" disse.

Adesso che O era tornato, potevamo scherzarci sopra. Restammo per un attimo in silenzio, ad ascoltare la musica. Qualche tempo prima, Liam si era trascinato nel suo appartamento per mettere un disco. Persino mentre si trascinava era sexy.

"Quando parti per il Perù? Stronzo, un po' ti odio ancora perché ci vai, comunque quando parti?"

"Fra un paio di settimane. E il fotografo non porta pena. Devo andare, ma tornerò sempre."

"Ecco, per essere chiari, non ti odio perché parti. Ti odio perché vorrei andarci anch'io. Ma sto divagando. Ti amo più di quanto ti odio, quindi amici come prima."

"Davvero non ti dispiace?"

"Certo. Tu devi viaggiare per lavoro. Lo so benissimo."

"Sì, ma saperlo e restare davvero a casa ad aspettarmi sono due cose diverse" disse, diventando improvvisamente serio. Gli accarezzai la guancia, sentendo la barba non fatta e guardandolo premere contro la mia mano. Chiuse gli occhi e canticchiò felice.

"Io non sto ad aspettarti a casa. Abbiamo entrambi una vita piena di impegni e continueremo così. Solo perché adesso puoi infilarmi dentro il pisello, non vuol dire che le cose cambieranno" risposi.

Un sorriso si aprì sulla sua faccia. Aveva gli occhi ancora chiusi, ma sorrideva. "A volte i piselli cambiano le persone" disse.

"A volte i piselli cambiano quello che deve essere cambiato. A volte i piselli migliorano tutto."

"A volte i piselli migliorano tutto... che cosa strana da dire."

"Resta in linea, chissà che altre cose strane dirò."

"Resto in linea."

"Bravo."

"Ora ti bacio."

"Grazie al cielo." Risi mentre mi stringeva tra le sue braccia forti. Ci baciammo piano, in modo sognante. mi accucciai sotto la sua ascella, che avevo una forma perfetta e un odore celestiale.

"Adoro questa ascella."

"Mi fa piacere."

"Nessuno può portarmela via."

"E' tua."

"Sì, è mia. Ricordati di dirlo a tutti i stupendi peruviani che cercheranno di sedurre il bell'americano."

"Mi ricorderò di dire che l'ascella è prenotata."

Sorrisi e feci un enorme sbadiglio. Gli ultimi giorni erano stati piuttosto stancanti. Avevo il jetlag ed ero stato scopato fino all'esaurimento. Un ragazzo si stanca. Liam si piegò su di me per spegnere la luce e mi prese di nuovo sotto il braccio.


Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora