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"Dài, comincia" dissi, e avendo pietà di lui mi tolsi dal suo spazio. Devo ammettere che gli annusai la maglietta.

"Mi hai appena annusato?" chiese senza voltarsi.

"Forse" ammisi, tornando L matterello che sgguantai con fare deciso.

"Mi pareva."

"Senti, se tu puoi annusarmi, io posso annusare te" replicai, sfogando la mia frustrazione sessuale sull'indifesa pasta brisée.

"Mi sembra giusto. Quindi come mi sono classificato?"

"Bene, anzi, molto bene. Ammorbidente?"

"Deodorante per ambiente. Ho perso la palla dell'ammorbidente" confessò.

Scoppiammo a ridere, continuando a stendere e a sbucciare. Nel giro di un quarto d'ora, avevamo una ciotola di mela scucciate e tagliate, un impasto perfettamente steso e avevamo già bevuto un bicchiere di vino.

"Bene, e adesso?" chiese, pulendo il piano della farina e mettendo un po' in ordine.

"Adesso, per rendere il tutto più gustoso aggiungiamo un po' di spezie" risposi, schierando sul piano la cannella e la noce moscata, il barattolo dello zucchero e un limone.

"Perfetto, cosa vuoi che faccia?" chiese, mostrandomi le mani che ormai erano coperte di farina.

Mi passò in testa qualche flash, e dovetti rimagiarmi l'impulso a dirgli davvero cosa avrei dovuto che facesse con quelle. "Prima lavati le mani, poi iniziamo. Puoi farmi da assistente."

Lui si guardò anntorno in cerca di uno strofinaccio, e io mi girai verso quello rimasto pulito. Mi ero già allungato sul banco per prenderlo quando sentii due mani forti strategicamente piazzate sul didietro.

"Mmh, ciao?" dissi, restando immobile.

"Ciao" rispose lui in tono allegro, senza togliere le mani.

"Questa me la devi spiegare" ordinai, sforzandomi di non notare che il cuore stava cercando di balzarmi fuori dal petto.

"Mi avevi detto di trovare qualcosa per pulirmi le mani" disse, sforzandosi di non ridere mentre mi dava una strizzata al sedere.

"E tu hai pensato che volessi dire il mio culo?" esclamai, ridendo anch'io e mi voltai verso di lui, spostandogli le mani.

"Che posso dire? Mi prendo certe libertà con i miei vicini" rispose, con lo sguardo che oscillava dalle mielabbra agli occhi.

"Abbiamo una torta da fare, bello. Ti sarei grato se ricordassi le buone maniere. Nessuno mi tocca il culo senza aver ricevuto un incito esplicito." Ridacchiai, smpre tenendogli strette le mani. Sentii il suo pollice descrivermi dei cerchiolini nel palmo, e il sangue mi andò alla testa. Quel ragazzo mi avrebbe fatto morire. "Mettiti lì, mano morta, ecomportati come si deve" ordinai.

Lui ghignò e si girò dall'altra parte, dandomi le possibilità di sussurrare: "Oddio" a nessuno in particolare, prima di ricongiungermi a lui davanti alla ciotola delle mele.

"Okay, ora fa' come ti dico, chiaro?" dissi, spargendo zucchero nella ciotola.

"Chiaro."

Inizia a mescolare le mele con le mani e Liam seguì le mie istruzioni alla lettera. Quando gli chiedevo di mettere più zucchero, lui zuccherava. Quando gli chiedevo altra cannella, 'cannellava'. Quando gli chiedevo di spremere il limone, limonava così bene che avevo difficoltà a tenere la lingua in bocca.

Mescolavo e assaggiavo e quando ebbi finito. Presi un pezzetto e glielo portai alla bocca. "Apri" dissi, e lui obbedì.

Gli posai la mela sulla lingua e lui chiuse la bocca di scatto prima che riuscissi a togliere le dita. Ne avvolse due con le labbra, e io le ritirai lentamente, sentendo la sua lingua che le circondava in un gesto morbido e premeditato.

"Che delizia" mormorò.

"Uffa!" risposi, con gli occhi persi sulla bomba del sesso che mi stava davanti.

Masticò. "Dolce,dolce, dolce Zayn."

"Uffa!" farfugliai di nuovo. Il Signor Cervello sapeva che sarebbe andata a finire male; il Signor Cuore stava per esplodere.

"Secondo te, è buona?" chiese, e il suo sorriso cmpiaciuto sfiorava pericolosamente il sardonico.

"Ottima" risposi, in fiamme dopo che lui mi aveva succhiato le dita. Al diavolo la tregua, al divolo l'harem. Chi se ne frega se mancava l'O? Avevo bisogno di stare a contatto con quell'uomo nei modi più osceni.

La mia barriera sessuale era stata abbattuta e, mentre mi preparavo a strappargli i vestiti scaraventandolo a terra e cavalcarlo in mezzo a un mucchio di mele e cannella sotto lo stendardo del matterello, il mio telefono squillò.

'Grazie al cielo.'

Guardai il demonio con gli occhi marroni e attraversai la stanza di corsa, sfuggendo all'attrazione che mi stava maciullando il cervello. Mentre sfrecciavo velocissimo, intravidi la sua espressione delusa.

"Ragazzo, che fai stasera?" strillò Niall nel telefono. Me lo allontanai dall'orecchio prima che mi sfindasse un timpano. Niall aveva tre livelli di volume: alto normale, alto entusiasta e alto ubriaco. Ora stava superando il grado dell'entusiasmo e si avvicinava all'ebbrezza.

"Sto preparando la cena. Dove sei?" chiesi, facendo un cenno a Liam,  che aveva iniziato a versare le mele in una tortiera.

"Sono fuori a bere con Harry. Tu che fai?" strillò.

"Te l'ho appena detto, sto preparando la cena!" risi.

Liam venne in soggiorno con la torta tra le mani. "Devo metterla in forno?" chiese.

"Un secondo, Niall... No, non ancora, prima devo spalmarci sopra la crema" gli dissi, e lui tornò in cucina con la coda tra le gambe.

"Zayn, era un uomo quello! Chi era? Con chi stai cenando? E dove devi mettere la crema?" sbottò a un volume ancora più alto.

"Calmati, snato cielo, mi stai spaccando i timpani! Sto cenando con Liam, e stiamo preparando la torta di mele" spiegai, cosa che lui gridò subito a Harry.

"Merda" mormorai, mentre sentivo che il telefono veniva strappato dalla mnai di Niall.

"Malik, che stai facendo? Stai cospargendo di crema il tuo vicino? Siete nudi?" urlò Harry, torchiandomi a sua volta.

"No, ragazzi, un attimo, adesso dovete calmarvi. Altrimenti riattacco" urlai, per sovrastare le loro grida. Sentivo Niall esclamare oscenità sulle torte e la crema. Harry stava per sconsigliarmi di sbattere giù il telefono, quando io lo feci.

Sospirai e andai da Liam, con le mani sporche di torta. Mio malgrado, mi venne da ridere.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora