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Qualche sera dopo, mi stavo acciambellando sul divano con Mr Clive e il mio programma di cucina preferito quando sentii un rumore sul pianerottolo. Io e Clive ci guardammo, e lui balzò sul pavimento per andare a indagare. Sapevo che Liam sarebbe tornato solo domani, a giudicare dai messaggi, e dal fatto che forse, ma solo forse, stavo contando i giorni, quindi seguii Cliave alla mia solita postazione: lo spioncino.

Mentre sbirciavo nel pianerottolo, intravidi un lampo di capelli biondo-rossicci davanti alla porta di Liam. Chi andava a fargli visita? Facevo male a spiare? Cos'era quel pacchetto che aveva in mano? L'uomo a cui appartenevano i capelli bussò una volta, poi due e poi, in un lampo, si girò e guardò la mia porta, fissando incuriosito lo spioncino. Non essendo abituato alfatto che qualcuno guardasse il mio spioncino, rimasi immobile, senza nemmeno battere ciglio.mlui attraversò lo stretto pianerottolo e diede qualche colpo sonoro alla mia porta. Sorpreso, sobbalzai, andando a sbattere contro il portaombrelli e lasciandogli intuire che in effetti c'era qualcuno un casa. Girai la testa di lato e gridai "Arrivo!", poi mi misi a camminare sul posto come se stessi andando alla porta. Clive guardava la scena con interesse, scuotendo la testa per farmi capire che non ero credibile.

Armeggiai con il catenaccio e aprii la porta.

Ci inquadrammo in un batter d'occhio. Lui era alto e aveva una gelica, aristocratica bellezza. Indossava un completo nero, severo e tutto abbottonato. I suoi capelli biondo tiziano erano ben acconciati con la cera. Si passò una mano sui capelli. Finì di esaminarmi e mi rivolse un sorriso tirato.

"Zayn, vero?" chiese, con un inconfondibile accento inglese. Sapevo già che quell'uomo non mi piaceva.

"Sì, posso aiutarla?" Di colpo mi sentii troppo poco vestito con i calzoncini di Garfield e la canottiera. Spostai il peso da una gamba all'altra, i piedi accolti in calze giganti. Spostai il peso di nuovo, rendendomi conto che sembrava che mi scappasse la pipì. Mi rendevo conto anche ceh quell'uomo mi rendeva nervoso, e proprio non capivo perche. Raddrizzi la schiena, mettendo su la faccia di bronzo. Tutto questo avvenne nel giro di cinque secondi, una vita intera nel mondo di unuomo che sta cercando di inquadrare un altro uomo.

"Devo consegnare questo pacco a Liam, e lui ha detto che se non era a casa potevo lasciarlo all'appartamento di fronte, che se ne sarebbe occupato 'Zayn'. Zayn sei tu, quindi direi che tutto torna" concluse, porgendomi una scatola di cartone. La presi, staccando per un attimo gli occhi dai suoi.

"Per chi mi ha scambiato, per lasua casella postale?" mormorai, posandolo sul tavolo accanto alla porta e tornando dall'uomo.

"Posso chiedere chi l'ha lasciato, o lui lo sa?" domandai. Lui mi stava ancora guardando come se fossi un enigma insondabile.

"Oh, sì, lo sa" rispose, con un tono gelido che suonava musicale e arcigno allo stesso tempo. Da americano, devo ammettere che sono sempre affascianto da un accento britannico, anche se farei volentieri a meno di quel particolare sottinteso di superiorità.

"D'accordo, allora... glielo consegnerò il prima possibile." Annuii, appoggiando la mano sulla porta.mfeci per chiuderla, ma lui non si mosse.

"Hai bisogno di altro?" chiesi. Sentivo la presentatrice lavorare ai biscotti in tivù, e non volevo perdermi le magiche scene con il frullatore.

"No, niente" eispose lui, sempre senza muoversi.

"Bene, dunque buon serata" dissi in tono quasi interrogativo, mentre chiudevo la porta. In quel momento, lui fece un passo in avanti, costringendomi a fermare la porta prima che lo colpisse.

"Cosa c'è?" chiesi, mentre la mia irritazione iniziava a trapelare. Quell'inglese del cavolo mi stava impedendo di vedere il completamento dei biscotti alla noce moscata che avevo aspettato per tutto l'episodio.

"È solo che, insomma, sono contento di averti conosciuto" rispose lui, e il suo sguardo finalmente si addolcì mentre l'ombra di un sorriso iniziava a squarciare la sua faccia impassibile. "E in effetti sei davvero carino" aggiunse. Lo guardai sconvolto. La sua voce suonava stranamente familiare, ma non riuscivo a collocarla.

"Be', grazie" risposi, mentre si avviava verso la scala. Fece un passo falso e rischiò di inciampare. Mengre riprendeva l'equilibrio, si lasciò sfuggire una risatina. In quel momento mi resi conto di chi aveva bussato alla mia porta.

Sbarrai gli occhi, di sicuro come un'assatanato, e riaprii. Restai a fissarlo,e il suo viso si aprì in un sorriso gigantesco. Mi strizzò l'occhio,facendomi arrossire. Avevo assistito ad alcuni dei momenti più esileranti della vita del signore.

Agitò le dita in segno di saluto e sparì nella tromba delle scale. Clive mi riscosse dalla mia trance mordicchiandomi il polpaccio, e così chiusi la porta.

Mi sedetti sul divano, i dolcetti ormai dimenticati mentre il mio cervello rielaborava tutto.

Ridarolo aveva detto che ero carino.

In pratica mi aveva detto che Liam gli aveva detto che ero carino.

Liam pensava che ero carino.

Anche Ridarolo era uscito dall'harem?

A quel punto cosa restava dell'harem? Cosa significava tutto ciò?

Ormai ero capace solo di pensare per domande?

E in quel caso, chi era il padre di Eric Cartman di South Park?

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora