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"Hai sempre saputo che volevi fare il fotografo?"

"Cosa? Questa da dove viene?" rise Liam, appoggiandosi alla sedia e guardandomi da sopra il bordo della tazza di caffè.

Ci stavamo godendo una svogliata colazione nel mio ultimo giorno in Spagna. Caffè nero, biscottini al limine, frutti di bosco freschi e panna, e un contorni di costa assolata. Con una maglietta di Liam e un bel sorrios sul volto, mi sentivo in paradiso. Il Sistema Nervoso quel mattino sembrava tranquillo.

"Sul serio" insistetti. "Lo hai sempre voluto fare? Sembri così preso quando lavori. Si vede che per te è una vera passione."

"Lo è. Insomma, è un lavoro  quindi ha anche i suoi momenti noiosi, è una passione. Però non è una cosa che ho sempre sognato. Anzi, all'inizio avevo progetti del tutto diversi" rispose, con un'espressione seria.

"Cioè?"

"Per molto tempo avevo pensato di seguire mio padre nella sua impresa." Sospirò, e fece un sorriso malinconico.

La mia mano atterrò sulla sua prima ancora che mi rendessi conto di averla mossa. Lui la strinse, e prese un altro sorso di caffè.

"Lo sapevi che Benjamin lavorava per mio padre?" chiese. "Mio padre l'aveva assunto subito dopo la laurea, gli aveva fatto da mentore, insegnandoli tutto. Quando Benjamin ha deciso di meetrsi in proprio, si sarebbepotuto pensare che mio padre andasse su tutte le furie. Invece era orgoglioso di lui."

"È il migliore." Sorrisi.

"Non credete che non sappia della cotta che avete per lui, voi ragazzi. Non sono cieco." Mi lanciò uno sguardo severo.

"Immagino. Non siamo discrete nella nostra ammirazione."

"La Payne Financial Services stava dive tando grande, sempre più grande, e papà voleva che salissi a bordo appena finito il college. Non avrei mai pensato di andarmene da Filadelfia. Sarebbe stata una vita perfetta: lavorare al fianco di mio padre, contry club, villa enorme in periferia. Chi non desiderebbe una cosa del genere?"

"Be'..." mormorai. Era una vita da sogno, ma non riuscivo a immaginare Liam in quella cornice.

"Io lavoravo per il giornalimo delle superiori, come fotografo. Nel corso di fotografia prendevo i massimi voti. Sai, era buono per il curriculum. Ma anche quando mi commissionavano servizi poco importanti, tipo sugli allenamenti di hockey femminile, mi divertivo un sacco. Mi piaceva tantissimo. Anche se pensavo che sarebbe sempre stato solo un hobby piacevole. Non ho mai pensato che potesse divemtare la mia carriera. I miei genitori, però, mi sostenevano, e mia madre mi regalò persino una macchina fotografica l'anno in cui... l'anno... ecco..." si fermò, schiarendosi la fola.

"Comunque, dopo che è successa quella cosa ai miei, Benjamin è venuto a Filadelfia per il... sì, per il funerale. Si è fermato per qualche tempo, ha sbrigato alcune faccende, sai. Era l'esecutore testamentario dei miei. E dato che viveva sulla West Coast, insomma, l'idea di restarmene solo a Filadelfia non suonava così allettante. Quindi, per farla breve, Stanford mi ha accettato, ho iniziato a studiare fotogiornalismo, ho avuto fortuna con alcuni stage, e poi, posto giusto-momento giusto e voilà! Ecco come ho iniziato" concluse, inzuppando un biscotto e prendendone un morso.

"E ti piace" sorrisi.

"E mi piace" confermò lui.

"E cos'è successo alla società di tuo padre? La Payne Financial?" chiesi, prendendo una cucchiaiata di frutti di bosco.

"Benjamin ha preso in carico alcuni clienti e, dopo qualche tempo, senza fare troppo chiasso,mha chiuso bottega. Il patrimonio, come voleva il testamento, è stato trasferito a me, e lui l'ha gestito per conto mio."

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora