Il mattino dopo, il mio primo mattino ufficiale nella casa nuova, mi trovai a sorseggiare una tazza di caffè e a sgranocchiare una ciambella avanzata dalla festa di inaugurazione del giorno prima.
Non ero sveglio come avevo sperato di essere durante la full immersion negli scatoloni, e tra me e me maledicevo le scorribande notturne dei vicini. Il ragazzo era stato montato; era stato sculacciato; era venuto; si era addormentato. Idem per Liam. Davo per scontato che si chiamasse Liam, visto che il fanatico delle punizioni corporali aveva continuato a chiamarlo così. Se era un nome inventato, avrebbe potuto trovarne uno più bollente, tra uno spasmo e l'altro.
Gli spasmi... Oddio, quanto mi mancavano gli spasmi.
"Ancora niente, eh, O?" sospirai, abbassando gli occhi. Durante il quarto mese di scomparsa di O, avevo incominciato a parlargli come se fosse una persona in care e ossa. Tempo fa, quando faceva fuoco e fiamme, mi era sembrato assolutamente reale, ma nella deplorevole era in cui aveva abbandonato, non ero nemmeno più certo di riconoscerlo. ' E' proprio un giorno triste quando un ragazzo smette di riconoscere il suo orgasmo' pensai, lanciando uno sguardo m malinconico allo skyline di San Francisco fuori dalla finestra.
Sciolsi le gambe incrociate, mi alzai e andai al lavandino a lavare la tazza. Dopo averla messa ad asciugare sulla rastrelliera, mi raccolsi i capelli nero pece in un codino e osservai il caos che mi circondava. Anche se avevo cercato di organizzare tutto alla perfezione, anche se avevo etichettato con estrema precisione ogni scatola, anche se avevo detto mille volte a quell'idiota del facchino che se c'era scritto 'cucina' non andava in 'bagno', il caos regnava. Per fortuna la sera prima avevo avuto la lungimiranza di tirare fuori la mia tazza da caffè preferita.
"Che dici, Clive? Iniziamo da qui o dal soggiorno?" Lui era acciambellato su uno dei profondi davanzali. Mentre cercavo un nuovo posto in cui vivere avevo espressamente osservato i davanzali. Clive amava guardare fuori dalla finestra, ed era bello vederlo che mi aspettava quando tornavo a casa.
In quel preciso momento mi fissò e sembrò fare un piccolo cenno con la testa in direzione del soggiorno.
"D'accordo, e soggiorno sia" dissi, rendendomi conto che da quando mi ero svegliato avevo parlato solo tre volte, e ogni parola da me pronunciata era stata rivolta a un felino. Ehm-ehm...
Una ventina di minuti dopo Clive stava guardando in cagnesco un piccione e io stavo mettendo in ordine i DVD quando sentii delle voci sul pianerottolo. I miei vicini rumorosi! Corsi alla porta, e appiccicai un occhio allo spioncino per vedere fuori. 'Certo che sono una bel pervertito.' Ma non provai neppure a smettere.
Non vedevo molto bene, ma potevo sentire la conversazione: la voce bassa e suadente dell'uomo, seguita dell'inconfondibile sospirare del suo compagno.
"Mmh, Liam, ieri notte è stato fantastico."
"Pensavo che anche stamattina fosse stato fantastico" disse lui, stampandogli sulla bocca quello che suonava come un bacio appassionato.
Ah. Quel mattino dovevano aver fatto i loro comodi in un'altra stanza. Non avevo sentito niente. Tornai a prendere l'occhio sullo spioncino. 'Schifoso pervertito.'
"Ma certo. Chiamami appena puoi, okay?" Disse il ragazzo, sporgendosi in avanti per avere un altro bacio.
"Certo. Mi faccio sentire quando torno in città "promise lui, dandogli una pacca sul sedere. Lui si allontanò con una risatina.
Sembrava un po' bassotto. 'Addio, Ciaf Ciaf.' Dalla mia prospettiva non riuscivo a vedere Liam, e lui rientrò nell'appartamento prima che riuscissi a farmi un'idea del suo aspetto. 'Interessante. Quindi il ragazzo non vive con lui.'
STAI LEGGENDO
Pareti comunicanti - Ziam
Teen FictionVersione Ziam di un libro famoso. Loro non si conoscono ma abitano vicini, tra colpi contro il muro e miagolii sospetti, alla fine si incontreranno.