14.6

2.4K 188 31
                                    

La cena andò bene. Ordinai riso fritto dalla parte fusion del menu, e, quando il piatto arrivò, per un attimo non riuscii a pensare ad altro che mangiare noodle su una casa galleggiandte nella Ha Long Bay con Liam.

Tuttavia, ripeto, la na fu piacevole, la conversazione piacevole, e l'uomo con cui ero anche. Era un uomo attraente con un luminoso futuro davanti, le sue avventure da fare, le sue montagne da conquistare. E quella sera la montagna ero io. Ero abbastanza disposto a lasciarmi scalare.

Mi accompagnò fino alla porta, anche se avrei potuto dissuaderlo dal salire. Mentre cercavo le chiavi, sentii squillare il telefono di Liam, e lui rispose.

"Ivan? Ciao. Sì, sono pornto, quando vuoi" rise.

Sentii una stretta al cuore. Fantastico. Mi girai perdare la buonanotte a James, che era lì, nella sua devastante bellezza. Proprio lì di fronte a me. Il mio O mancava da tanto tempo, e una volta era stato un grande amico di James. Forse avrebbe potuto?... Magari... Decisi che dovevo scoprirlo. Lo invitai ad entrare.

Mentre tiravo fuori dal frigo una bottiglietta di vino, lo vidi esaminare la stanza, prendendo mentalmente nota di tutto: l'impianto stereo della Bose, le sedie Eames vicino allascrivania. Esaminò anche il cristallo quando gli porsi il bicchiere. Mi ringraziò, guardandomi negli occhi mentre le nostre dita si sfiorarono.

La natura prese il sopravvento. Le mani sapevano, la pelle riconobbe, le labbra si sfiorarono e rispresero la loro intimità. Era vecchio e nuovo allo stesso tempo, e avrei mentito se avessi detto che non mi piaceva. La sua camicia volò sul pavimento. I miei pantaloni scivolarono, calciai le scarpe, e le nostre braccia si incronciarono saldamente. Alla fine, com'era inevitabile, ci spostammo in camera da letto.

Mi lasciai cadere dolcemente sul materasso, guardando con occhi velati James mentre siinginocchiava sul pavimento davanti a me.

"Mi sei mancato."

"Lo so." Lo attirai sopra di me. Tutto andava bene, tutto era come avrebbe dovuto essere, e avvolsi meccanicamente le gambe attorno ai suoi fianchi, sentendo la fibbia della sua cintura che mi affondava fredda nella coscia. Lui mi guardò negli occhi e sorrise.

"È stata una fortuna che mi servisse un arredatore."

E proprio in quel momento, 'bene' non bastò più.

"No, James" sospirai, spingendolo via.

"Cosa c'è, piccolo?"

Odiavo quando mi chiamava piccolo.

"No,nno, non voglio. Alzati." Sospirai di nuovo, mentre lui continuava a baciarmi il collo. Mi vennero le lacrime agli occhi e mi resi conto che l'uomo che un tempo mi faceva provare emozioni adesso mi era del tutto indifferente.

"Stai scherzando, vero?" mi ansimò nell'orecchio, e io lo respinsi di nuovo.

"Ti ho detto di alzarti, James" ordinai, stavolta un po' più forte.

Recepì il messaggio. Il che non significa che fosse contento. Si alzò mentre io mi lisciavo la camicia, che grazie al cielo era ancora in gran parte abbattonata.

"Devi andare" farfugliai, mentre le lacrime mi colavano sulle guance.

"Zayn, ma che..."

"Vattene, capito? Vattene!" stillai. Non era giusto verso di lui, ma dovevo essere giusto prima di tutto con me stesso. Non potevo tornare indietro, non adesso.

Affondai  il viso nelle mani e lo sentii sospirare, poi andarsene con passo oesante, sbattendo la porta. Non potevo biasimarlo. Doveva avere i testicoli sul punto di espodere. Ero triste e arrabbiato e un filo alticcio, e odiavo il mio O.ni miei occhi si posarono su una dei miei anfibi lucidissimi, e lo lanciai in soggiorno con tutta la firza che avevo in corpo.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora