18.2

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Per tutta la settimana avevamo notato che in paese fervevano i preparativi di una festa. Iniziava quella sera, come per steghiare la mia partenza, e avevamo deciso di andare a cena in un posto molto più elegante di quelli che avevamo frequemtato nei giorni passati. Avevo scoperto che io e Liam avevamo molti gusti in comune. Non mi dispiaceva, di tanto in tanto, mettermi in tiro, ma preferivo i posti più piccoli e spartani, e lui lo stesso. Dunque, quella sera, tirarsi a lucido e andare in un posto chic,e magari buttarci nella festa paesana sembrava qualcosa di speciale. Non vedevo l'ora che artivasse quella serata, per mille ragioni.

Dicono che quando un soldato perde una gamba in battaglia, a volte, a notte fonda, senta ancora delle fitta alla gamba che non c'è più, la chiamano sindrome dell'arto fantasma. Io avevo perso il mio O in battaglia, la battaglia di Cory Weinstein, lo sfigato mitragliatore, e ancora ne soffrivo i postumi. E per postumi intendo niente di niente. Ma vedevo al luce in fondo al tunnel. Per tutta la settimana avevo sentito delle fitte al mio O fantasma, e aspettavo con ansia il sio ritorno entro poche ore. Il ritorno di O. Figuriamoci se non lo vedevo come il tirolo di una specie di film d'azione, ma davvero, se fosse tornato, avrei messo le maiuscole a qualsiasi cosa. Qualsiasi Cosa.

Perché quella sera, cari tifosi, ci avrei dato dentro. In parole semplici, ero pronta per il Wang di Liam.

Mi passai di nuovo le dita tra i capelli, notando che il sole aveva esaltato i naturali toni cioccolato. Mi lisciai la camicia di lino bianco con dei pantaloni elganti. Li avevo abbinati scarpe eleganti grigie presi in paese. Quella settimana non mi ero mai vestito così elegante, e, a parte l'agitazione nervosa in sottofondo, mi sentivo da Dio. Mi guardai un'ultima volta allo specchio, notando che avevo le guance artossate, anche se quella sera non avevo messo il gel.

Andai inccucina a versarmi un bicchierino di vino in attesa di Liam. Mentre versavo il cava, lo vidi fuori interrazza, che guardava il mare. Quando notai che aveva una camicia di lino bianco, sorrisi. Quella sera saremmo usciti vestiti uguali. Il suo look era comopletato da un paio di pamtaloni cachi, e si girò proprio mentre gli andavo incontro. Le mie scarpe cozzarono sulla pietra mentre sorseggiavo il vino frizzante, e lui appoggiò la sciena alla ringhiera di ferro battuto. Da fotografo, ero certo che fosse incosciamente consapevole dell'immagine che stava creando. Ogni volta che assumeva una posa disinvolta, trasudava sesso. Mi augurai solo di non inciampare prorpio adesso... il sesso trasudato poteva essere scivoloso.

Gli ofrii il mio vino e lui lasciò che gli avicinassi il calice alle labbra. Sorseggiò piano, gli occhi nei miei. Quando tolsi il bicchiere, mi prese per i fianchi e mi attirò verso di sé, baciandomi con trasporto. Sentii il sapore del vino sulla sua lingua.

"Sei... buono" mormorò, staccandosi per premere le labbra sulla pelle appena sotto il mio orecchio, e la sua barbetta mi pizzicò in mido delizioso.

"Buono?" chiesi, inclinando la testa per aggevolarlo.

"Buono da mangiare" sussurrò, sfiorandomi il collo con i denti, quel tanto che bastava per farsi sentire.

"Wow" fu l'unica cosa che riuscii a dire mentre gli avvolgevo le braccia al collo lasciandomi andare alla sua stretta.

Il sole iniziava a tramontare, gettando tutto intorno un bagliore che faceva splendere la terracotta di rosso e arancione, investendoci con il suo calore. I miei occhi erano attirati dal fresco azzurro del mare che si infrangeva sugli scogli più in basso, la salsedine nell'aria sulla lingua. Mi strinsi a lui, cercando di sentire e vivere ogni dettaglio. Il suo corpo, duro e caldo contro il mio, la sensazione dei suoi capelli spettinati sulla guancia, il calore del parapetto contro il fianco, la spinta di ogni cellula del mio corpo verso quell'uomo e il piacere che di sicuri mi avrebbe regalato.

"Sei pronto?" chiese, con la voce roca.

"Prontissimo" mormorai, sentendo con forza la sua vicinanza, il suo contatto.

Ci avviammo verso il paese.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora