18.3

2.1K 156 7
                                    

Con il bacio sulla terrazza, Liam mi aveva già portato al limite, ma a cena mi accompagnò davvero sull'orlo dell'abisso. Eravamo in un ristorante affacciato sull'acqua, cosa facile da trovare in un cittadino di mare. Ma se le piccole trattorie che avevamo frequentato per tutta la settimana avevano un fascino spartano, quello era un ristorante romantico, che più romantico non si poteva. Lì il romanticismo era ovunque. Nel vino, nei quadri alle pareti, nel pavimento sotto i piedi, e in caso a uno fosse sfuggito, veniva anche diffuso nell'aria. Se socchiudevo gli occhi, pitevo vedere la parola 'romanticismo' fluttuare sospesa sulle ali della brezza... dovevo proprio socchiudere gli occhi, ma c'era, ve lo garantisco.

Le vetarte a tutta la parete erano state aperte per lasciar entrare l'aria salmastra, e centinaia di lucine brillavano nei bicchieri. Ogni tavolo era apparecvhaiato di bianco, con bassi vasi da cui debordavano boccioli di dalia di tutte le sfumature del porpora, melogrando e fucsia. Lucine bianche di Natale attorcigliate alle travi di legno del soffitto gettavano una magica aura seppiata su tutt il locale. In quel ristorante non c'erano bambini, né tavoli da quattro o da sei. Era riseravto agli innamorati, vecchi e nuovi.

Eravamo seduti uno appiccicato all'altro davanti a un maestoso bancone di mogano, a sorseggiare con calma il vino mentre aspettavamo il tavolo. La mano di Liam era posata sulla mia schiena, un tocco tranquillo e possessivo.

Il barista posò un vassoio di ostriche sul bancone davanti a noi. Luccicavano nei loro gusci, con qualche fetta di limone qua e là. Liam mi guardò e strizzò il limone, maneggiando in modo erotico le ostriche con le dita volitive ed eleganti. Ne strappò una dal guscio e me la avvicinò alla bocca su una forchettina.

"Apri la bocca, Boxer" ordinò, e io obbedii subito.

Fredda, sapida come un sorso d'acqua di mare.... gemetti quando lui tirò fuori la forchettina dalla mia bocca. Poi ne orese una per sé e la inghiotti, leccandosi le labbra, mentre io ammiravo quel momento di pornografia culinaria. Mi strizzò l'occhio e io distolsi lo sguardo, cercando di non fare trapelare la mia eccitazione disperata. Quella giornata era stat un interminabile accumulo di tensione sessuale, un fuoco lento che adesso stava esplodendo in un incendio. Ne mandò giù altre due una dopo l'altra e, mentre guardavo la sua lingua leccare le labbra, provai l'impulso imrpovviso di aiutarlo. Senza vergogna e senza ritegno, mi buttai e lo baciai sulla bocca.

Lui fu colto alla sprovvista, ma rispose al bacio con la stessa intensita. La dolcezza e la tenerezza nate tra noi e cresciute nel corso della settimana stavamo precipitando in un vortice di passione, e io c'ero dentro fino al collo. Tutto il mio corpo puntava verso di lui, le gambe intrecciate alle sue mentre le sue dita trovarono la mia pelle, la pella appe sopra il colletto della camicia. Ci stavamo baciando in pieno stiel hollywoodiano. Un bacio lento, languido, bagnato e meraviglioso. Iclinai la testa per baciarlo ancora più a fondo, facendo scivolare la lingua contro la sua, prendendo l'iniziativa e poi lasciando a lui il comando. Sapeva di dolce, di sale e di limone, e trattenni a fatica l'istinto di afferrare la sua elegante camicia di lino e approfittarmi di lui sul bancone del bar...

Sentii qualcuno che si schiariva la gola e, aprendo gli occhi vidi i miei occhi cioccolato sensuali, e poi un cameriere imbarazzato.

"Mi scusi, senor, il tavolo è pronto" disse, fingendo di non notare la nostra performance in quel ristorante, certo romantico ma pur sempre aperto al pubblico.

Credo di essermi lasciato sfuggire un gemito quando Liam spostò le mani dal colletto e mi girò la sedia perche potessi alzarmi. Mi prese per mano e mi trascinò con lui, sorridendo quando barcollai. Strizzò l'occhio al barista.

"Le ostriche, santo cielo, le ostriche." Fece una risatina mentre ci dirigevamo al nostro tavolo. Stavo per fare un verso indignato quando vidi che con discrezione si dava un'aggiustata. Non ero l'unico a sentire quel fuoco lento...

Soffocai la mia protesta e feci un sorriso sereno, abbassando gli occhi quel tanto che bastava a fargli capire che sapevo. Arrivammo al tavolo, e Liam mi scostò la sedia. Mentre mi faceva accomodare, allungai la mano in modo da sfiorarlo 'per sbaglio' e sentire a che punto era. Lo sentii trattenere il fiato e sorrisi tra me. Mentre mi apprestavo a toccarlo ancora, lui mi afferrò la mano, prendendovi contro. Mi si mozzò il respiro sentendo che gli si rizzava sotto le nostre mani.

"Sei prorpio un bambino cattivo" mi sussurrò all'orecchio con voce bassa e roca. Chiusi gli occhi e cercai di riprendere un contegno mentre lui si sedeva di fronte a me, con quel suo sorrisetto diabolico. Nel frattempo il cameriere si affaccendava attorno il nostro tavolo, lisciando la tovaglia e offrendoci il menu, io avevo occhi solo per Liam, bello e sicuro di sé. Quella cena si preannunciava infinita.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora