22.1

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Stesso giorno, 16.37

"E' quello il sapone? Non scivolare sopra il sapone."

"non scivolo sopra il sapone."

"Non voglio che scivoli. Sta' attento."

"Non lo farò. Adesso girati e sta' zitto."

"Zitto? Non posso, se tu... mmh... e poi se... ooohhh... e poi se... ahi, mi hai fatto male, Liam. Tutto bene lì dietro?"

"Sono scivolato sul sapone."

Feci per girarmi per vedere se si era fatto male, quando di colpo lui mi spinse contro la parete della doccia, mettendomi le mani di piatto sulle piastrelle. Le mie labbra gocciolavano e l'acqua mi colava sulla pelle e sulle spalle mentre il suo corpo si fletteva contro il mio. I pensieri sul sapone vagante svanirono dalla mia mente mentre scivolava dentro di me, duro, enorme e che mi faceva godere. Mi sfuggì un gemito, amplificato dalle pareti delle piastrelle, reso sensuale dallo scroscio dell'acqua, e presto ansimai di nuovo mentre lui continuava a spingere in modo lento e straziante, inesorabile, stringendomi i fianchi con le mani.

Gettai la testa all'indietro, voltandomi per godermi la vista di Liam, nudo e fradicio. Aveva la fronte aggrottata e la bocca aperta mentre mi prendeva senza scrupoli. Precipitai in fretta verso il piacere, mentre la mia consapevolezza e la mia lucidità si riducevano a un puntino prima di esplodere, e parole inarticolate si riversavano fuori dalla mia bocca e gocciolavano insieme all'acqua, vorticando attorno allo scarico della doccia.

Da quando O era tornato, non perdeva tempo. Almeno fino a quel momento, era arrivato puntuale e senza discutere, spezzando il ricordo dei giorni, settimane e mesi di attesa e pianti, suppliche e perorazioni. Mi stava regalando una costante, affidabile sfilata che mi lasciava spossato e instupidito, svuotato e pronto a ricominciare da capo.

Scosso dai brividi, Liam mi grugniva nell'orecchio e non rallentava il ritmo. Sapeva, come me, che non ne avevo ancora abbastanza. E così, con lancinante abilità, mi stampò un bacio bagnato sul collo, si staccò dal mio corpo, mi fece girare in un lampo e tornò dentro di me prima che potessi dire: "Ehi, dove te ne sei andato?"

"Da nessuna parte, Boxer, non vado proprio da nessuna parte" mormorò, afferrandomi il sedere e alzandomi contro la parete, usando il suo peso per schiacciarmi contro il muro, tenendomi stretto a lui. Il suo corpo si inarcò contro il mio, e la sensazione di quel contatto bagnato era indescrivibile. Come avevo fatto a vivere senza quell'uomo? Non importava. Ora era lì, era dentro di me, e stava per offrirmi un'altra sfilata di O. Lo spinsi per allontanarlo quel poco che bastava per guardarlo, con gli occhi annebbiati dalla passione, ma non tanto da non poterlo vedere mentre mi entrava dentro, una volta e un'altra ancora, riempendomi come nessun uomo aveva mai fatto.

Poi, abbassando lo sguardo per vedere cosa inchiodava il mio, ne restò a sua volta affascinato, e dalla sua bocca uscì un suono più o meno come 'Mmph'. I suoi movimenti accelerarono, inseguendo quella sensazione, quel punto culminante che sembrava così simile al dolore e così vicino alla perfezione. Quegli occhi cioccolato, ora pieni di fuoco e passione, si alzarono di scatto sui miei mentre entrambi ci gettavamo insieme dalla scogliera.

Restammo per un attimo sospesi. Avvinghiati e leggeri. Venimmo insieme con un rombo e un gemito che mi lasciò la gola arsa e il mio amichetto pulsante.

Il mio amichetto pulsante... che splendido modo di... mmh...


Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora