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"Qualcuno ti ha sputato nel chili?"

Alzai gli occhi dalla scrivania e vidi Jillian, impeccabile come al solito con lo chignon morbido, i pantaloni a sigaretta neri, la camicetta di seta bianca e un cardiga di cashemire color lampone. Come facevo a riconoscere il cashemire a quella distanza? Perché era addosso a Jillian.

Scelsi una delle due matite che al momento avevo infilate sulle orecchie e riportai l'attenzione che c'era sulla mia scrivania. Era mercoledì, e quella settimana da un lato stava volando, dall'altro non finiva più. Neanche una parola da Liam. Neanche un messaggio. Neanche una canzone.

D'altra parte, neanch'io avevo cercato di comunicare con lui.

Ero alle prese con gli ultimi ritocchi alla villa dei Nicholson, l'ordinazione di costosi gingilli per l'appartamento di James e i primi schizzi di un progetto di design commerciale che avevo fissato per il mese successivo. Da fuori sembrava un caos, ma a volte era l'unico modo in cui riuscivo a lavorare. C'erano giorni in cui avevo bisogno di un ordine perfetto, altri in cui avevo bisogno di un marasma sulla scrivania che rifletesse quello nella mia testa.questo era uno di quei giorni.

"Cosa c'è, Jillian?" latrai, facendo cadere la tazza con le matite colorate mentre agguantavo il caffè.

"Quanti caffè hai bevuto oggi, Mr Zayn?" rise lei, sedendosi di fronte a me e passandomi le matite che erano finite sul pavimento.

"Difficile dirlo... quante tazze ci sono in un bricco e mezzo?" risposi, impilando alcuni fogli per fare spazio alla sua tazza di tè. Quella donna riusciva ad andare in giro bevendo tè da una tazza di porcellana senza sembrare ridicola.

"Mi pare di capire che oggi non devi vedere nessun cliente" disse lei, sporgendosi sul,a scrivania e allontanando con discrezione la mia tazza da caffè. Le mostrai i denti, e lei le rimise subito al suo posto.

"No, niente clienti" risposi, infilando i nuovi schizzi nelle cartelline colorate e riponendole nei cassetti appropiati.

"Okay, tesoro, cosa c'è che non va?"

"In che senso scusa? Sto lavorando, è per questo che mi paghi, ricordi?" sbottai, prendendo un set di campioni di stoffe e rovesciando il vaso di fiori. Quella settimana avevo scelto tulipani viola scuro, quasi neri, e adesso erano sparsi per il pavimento. Sospirai e mi sforzai di rallentare il ritmo. Le mie mani mi tremavano dalla caffeina che avevo in corpo e, mentre osservavo lo stato del mi ufficio, sentii due lacrime enormi formarsi nei miei occhi.

"Merda" mormorai, affondando il viso tra le mani. Restai così per un attimo, sentendo ticchettare l'orologio vintage sulla parete, e aspettai che Jillian dicesse qualcosa. Dato che restava in silenzio, aprii un spiraglio ra le dita per sbirciarla. Era in piedi vicino alla porta, con la mia giacca e la mia cartella in mano.

"Vuoi cacciarmi?" mormorai, con le lacrime che colavano. Lei fece un cenno con la mano, invitandomi a raggiungerla. Mi alzai imbronciato, e lei mi appoggiò il maglione sulle spalle e mi porse la cartella.

"Vieni, tesoro. Offrimi il pranzo." Mi strizzò l'occhio e mi trascinò lungo il corridoio.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora