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Più tardi, dopo che i miei amici se ne furono andati, mi accoccolai con Clive sul divano del soggiorno per guardare le repliche di 'Barefoot Contessa', il mio programma di cucina preferito. Mentre famtasticavo sulle prelibatezze che avrei creato con il mio nuovo mixer e sulla cucina uguale a quella del programma che avrei avuto o un giorno, sentii dei passi sul pianerottolo, e due voci. Strizzai l'occhio a Clive. Ciaf Ciaf doveva essere tornato.


Balzai dal divano e andai di nuovo a premere l'occhio sullo spioncino, cercando di intravedere il mio vicino. Ancora una volta non ci riuscii, e catturai solo l'immagine sella sua schiena mentre entrava nell'appartamento dietro a un ragazzo altissimo con i capelli castani corti.


'Interessante. Due ragazzi in due giorni. Un Don Giovanni.'

Vidi la porta chiudersi e sentii Clive che si strusciava sulle mie gambe, facendo le fusa.


"No, non puoi uscire, sciocchino" mormorai, chinandomi a prenderlo in braccio. Mi strofinai il suo manto morbido sulla guancia e lo guardai sorridendo mentre si abbandonava tra le mie braccia. Clive era il vero Don Giovanni del quartiere. Si sarebbe venduto a chiunque gli massaggiasse la pancia.


Tornai sul divano e al programma che insegnava a tutti noi come si organizza un dinne party negli Hamptons con semplice eleganza, e un conto in banca all'altezza.


Qualche ora dopo, con l'impronta del bracciolo del divano incisa sulla guancia, mi preparai ad andare a dormire. Niall aveva organizzato il mio guardaroba con tanta efficienza che l'unica cosa che mi restava da fare era appendere quadri e sistemare qualche gingillo. Decisi di togliere il resto dei quadri dalla mensola sul letto. Quella sera non volevo correre rischi. Mi fermai al centro della stanza, tendendo l'orecchio ai rumori oltre la parete. Niente di nuovo sul fronte occidentale. Fin lì tutto bene. Forse la notte precedente era stata un'eccezione.


Mentre mi preparavo per andar a letto, guardai le foto incorniciate dei miei amici e famigliari: io e i miei genitori che sciavamo a Tahoe. Io e i ragazzi vicino alla Coit Tower: Harry amava farsi fotografare di fianco a qualsiasi oggetto di forma fallica. Suonava il violoncello nel'Orchestra sinfonica di San Francisco e, anche se aveva avuto a che fare con gli strumenti musicali per tutta la vita, non si faceva mai sfuggire una battuta quando vedeva un flauto. Era un po' fissata.


Al momento eravamo tutti e tre single, circostanza rara. Di solito almeno uno dei tre usciva con qualcuno, ma da quando Harry aveva rotto con il suo ultimo ragazzo qualche mese prima, eravamo tutti in astinenza. Per la fortuna dei miei amici, la loro astinenza non era totale quanto la mia. Per quello che ne sapevo, erano ancora in buoni rapporti con i loro O.


Ripensai con un brivido alla notte in cui io e O ci eravamo detti addio. Avevo avuto una sfilza di appuntamenti sfortunati ed ero sessualmente così frustrata che mi ero ridotto a salire in casa di un tizio che non avevo più intenzione di frequentare. Non che fossi contrario alla 'botta e via'. Avevo passato tante notti a casa di sconosciuti. Ma con quel tizio in particolare avrei fatto meglio a soprassedere. Cory Weinstein, bla bla bla. La sua famiglia era proprietaria di una catena di pizzerie sparse in tutta la West Coast. Sulla carta una favola, no? Ecco, solo sulla carta. Era piuttosto bello, ma insulso. Era da un po' che non andavo a letto con qualcuno e, dopo diversi Martini e un discorsetto preparatorio nel tragitto verso casa, mi ero arreso e avevo lasciato che Cory ' si prendesse delle libertà'.


Ora, fino a quel punto della mia vita, avevo condiviso la vecchia teoria che il sesso fosse come la pizza. Abbastanza appetitoso, anche quando è fatto male. Adesso odiavo la pizza. Per varie ragioni.


Era stato il tipo di sesso peggiore. Quello a mitraglietta: un, due, tre, un ,due, tre. Trenta secondi per i capezzoli, sessanta secondi per una cosa che era almeno un paio di centimetri sopra a dove avrebbe dovuto essere, e poi dentro. E fuori. Dentro. Fuori. Dentro. Fuori.


Almeno era finito in fretta, no? No, per la miseria. Quell'orrore era andato avanti per mesi. Be', non proprio. Ma almeno trenta minuti buoni. Dentro, fuori, dentro, fuori, dentro, fuori, dentro, fuori. Il mio povero cosino sembrava essere stato scartavetrato.


Prima che finisse e urlasse: "Fantastico!", per poi crollare sopra di me, avevo riordinato nella mia mente tutte le spezie della mia cucina e avevo iniziato con i prodotti per la pulizia sotto il lavabo. A quel punto mi ero rivestito, operazione abbastanza veloce dato che non mi ero tolto quasi niente, e me ne ero andato.


La sera seguente, dopo aver lasciato che le mie parti basse si riprendessero, avevo deciso di coccolare con una languida, prolungata sessione di autoamore, accompagnata dal protagonista delle fantasie di ogni ragazzo gay, George Clooney nei panni del dottor Ross. Ma con mio grande sgomento, O aveva levato le tende. Non ci avevo dato tanto peso, immaginando che forse aveva solo bisogno di una notte di riposo, essendo ancora traumatizzato da Pizza Cory.


Ma la notte successiva, ancora niente O. Non avevo più dato segni di vita, né quella settimana, né la successiva. A mano a mano che le settimane diventavano mesi, e i mesi si susseguivano, avevano sviluppato un profondo, accanito odio verso Cory Weinstein. Lo scopatore a mitraglietta...


Scossi la testa per scacciare quei pensieri mentre mi infilavo sotto le coperte. Clive aspettò che fossi in posizione prima di infilarsi nello spazio accanto alle mia ginocchia. Fece per l'ultima volta le fusa mentre spegnevo la luce.


"Notte, Mr Clive" sussurrai, e mi addormentai come un sasso.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora