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"Sì."

Sbam.

"Sì."

Sbam-sbam.

Le sue spinte mi facevano risalire sempre di più sul nel letto. Sprofondava dentro di me con impeto implacabile, dandomi quello che potevo prendere, poi facendomi superare il limite. Mi fissava con un sorriso sornione. Chiusi gli occhi, per sentire fino in fondo l'effetto che aveva su di me. E quando parlo in fondo, intendo proprio 'fondo'...

Mi afferrò le mani e me le mise sopra la testiera del letto.

'E' meglio se ti tieni stretto' sussurrò, mettendosi una delle mie gambe sulla spala mentre i suoi fianchi cambiavano ritmo.

'Liam!' gridai, sentendo che nel mio corpo iniziavano gli spasmi. I suoi occhi, quei maledetti occhi fango, restarono inchiodati ai miei mentre ero scossa dalle convulsioni.

'Mmh, Liam!' strillai di nuovo. E di colpo mi svegliai, con le braccia sopra la testa e le mani strette alla testiera del letto.

Chiusi gli occhi per un attimo o obbligai le mie dita a mollare la presa. Quando li riaprii, vidi che avevo dei segni sulle mani per la forza con cui mi ero aggrappato.

Mi alzai a sedere. Ero ansimante e fradicia di sudore. Ansimante, nel vero senso della parola. Trovai le lenzuola appallottolate ai piedi del letto, con Clive nascosto sotto. Solo il naso faceva capolino.

"Oh, Clive, ti sei nascosto?"

"Miaooo" fu la rabbiosa risposta, e il musetto seguì il naso felino.

"Puoi uscire, scricciolino. Il papà ha finito di gridare. Credo." Feci una risata imbarazzata, passandomi una mano tra i capelli bagnati.

Avevo il pigiama madido di sudore, quindi mi alzai per avvicinarmi alla ventola dell'aria condizionata. Il fresco iniziò a calmarmi. "Ci siamo andati vicini, eh, O?" dissi, premendo le gambe una contro l'altra e sentendo una tensione per niente spiacevole tra le cosce.

Dalla notte in cui io e Liam avevamo fatto la reciproca conoscenza sul pianerottolo, non riuscivo a smettere di sognarlo. Non lo facevo apposta, davvero, ma il mio inconscio aveva preso il sopravvento e faceva i suoi comodi con lui. Di notte. Su questa faccenda, il mio corpo e il mio cervello erano divisi: il cervello era fermamente contrario; lo Zayn Sotto la Cintura era più possibilista...

Clive mi passò di fianco e corse in cucina per fare il suo piccolo girotondo attorno alla ciotola.

"Sì, sì, sì, porta pazienza" borbottai mentre si strusciava contro le mie caviglie. Gli misi nella ciotola una manciata di croccantini e andai a farmi il caffè. Mi appoggiai al ripiano della cucina, cercando di riprendermi. Avevo ancora il respiro pesante.

Quel sogno era stato... insomma, era stato bello intenso. Ripensai al suo corpo chino sul mio, la goccia di sudore che gli rotolava dal naso e mi cadeva sul petto. Si era abbassato e mi aveva strisciato la lingua sulla pancia, verso i capezzoli, poi...

Bip, bip!

La macchina del caffè mi strappò ai miei pensieri sconvenienti, grazie al cielo. Mi stavo agitando di nuovo. Poteva diventare un problema?

Mi versai una tazza di caffè, sbucciai una banana e guardai fuori dalla finestra. Ignorai il mio impulso ad accarezzare la banana e me la ficcai in bocca. Oddio, com'era grossa! Sentivo uno strano solletico nelle parti basse...

Mi schiaffeggiai e obbligai la mia mente a pensare a qualcosa di diverso dal puttaniere con cui dividevo una parete. Cose indifferenti. Cose innocue.

Un pascolo pieno di pecore... pecorina.

Coni gelato... me ne dia uno con due palle!

Giochi da bambini... Mio Dio, moriva dalla voglia di fare il ballo di Liam... e va bene, basta così! 'Proprio non vuoi impegnarti.'

Sotto la doccia cantai l'inno americano a ripetizione per impedire alle mia mani di fare qualcosa che non fosse insaponare. Dovevo ricordarmi quanto era stronzo, non l'aspetto che aveva vestito solo di un lenzuolo e un sorriso. Chiusi gli occhi e mi abbandonai al getto d'acqua, rivivendo per l'ennesima volta quella notte. Una volta che avevo finito di contemplare il suo, insomma, quello che aveva sotto il lensuolo, avevo aperto la bocca per parlare: 'Senti un po', bello, hai una vaga idea del frastuono che produci? Io ho bisogno di dormire ogni tanto! Se devo ascoltare solo un'altra notte, anzi, solo un altro minuto, te e il tuo harem che tentate di farmi crollare il muro, andrò fuori di testa!'

Urlavo per sfogare tutta la tensione che avrei potuto, e dovuto, sfogare con Clooney.

'Calmati. Non può essere così terribile. Queste pareti sono abbastanza spesse.' Aveva sorriso, dando un pugno scherzoso allo stipite della porta e cercando di sfoderare il suo charme. A quanto pare ero abituato a ottenere quello chevoleva. Con quegli addominali lì, non facevo fatica a crederlo.

Io avevo scosso la testa per rafforzare la mia posizione. 'Sei fuori? Le pareti sono di carta.sento ogni minima cosa! Ogni sculacciata, ogni miagolio,ogni risatina, e ne ho davvero abbastanza! Questa rottura di coglioni deve finire!' avevo strillato, sentendo che la faccia mi andava a fuoco per la rabbia. Avevo anche mimato le virgolette con le mani per sottolineare la sculacciata, il miagolio e la risatina.

Sentendomi accennare al suo harem, lui aveva iniziato a passare dal suadente al minaccioso. 'Senti, stai esageranzo!' aveva ribattuto. 'Quello che faccio a casa mia sono affari miei. Mi dispiace di averti disturbato, ma noj puoi piombare qui nel cuore della nottee dirmi cosa posso o non posso fare! Io non vengo a bussare come un pazzo allatua porta.'

'No, bussi solo a quella cavolo di parete.io e te dividiamo il muro dellacamera da letto. Ti sento sbattere contro la parete mentre cerco di dormire. Cerca di avere un briciolo si educazione,'

'E come mai tu senti me e io non sento te? Aspetta un attimo, nessuno fa tremre la pareta da quella parte, eh?'

Aveva fatto un sorriso malizioso, e io ero diventato pallido come un morto. Avevo incrociato le braccia sul petto e, abbassando gli occhi, avevo ricordato cosa srtavo indossando.

Un paio di boxer rosa. Bel modo per darsi rispettare.

Mentre fumavo di rabbia, i suoi occhi erano svivolati sul mio corpo, osservando sfaciatamanete il rosa e il modo in cui il mio fianco sporgeva mentre battevo il piede per la collera.

Infine i suoi occhi erano risaliti a incontrare il mio sguardo, sfacciati. Al che, co n un luccichio in quel fango scuro, mi aveva strizzato l'occhio.

Non ci avevo più rivisto dalla rabbia. 'Oooohhh!' Avevo urlato, tornando di corsa nel mio appartamento.

Umiliato fino al midollo, lasciai dhe l'acqua lavasse via la mia frustrazione. Non l'avevo più visto da quella volta, ma se fosse successo? Picchiai la testa sulle piastrelle.

Quando aprii la porta d'ingresso quarantacinque minuti dopo, mi voltai a salutare Clive e pregai tra me che nonci fossero ragazze dell'harem sul pianerottolo. Via libera.

Inforcai gli occhiali da sole e uscii dall'edificio, notando appena la Land Rover. E con 'appena', i tendo che ebbi l'immagine distinta di me sdraiato sul cofano di quella macchina...

'Zayn!'

Sì, si poteva dire che avevo un problema.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora