Zampata.
"Uffa."
Zampata, grattino, grattino, zampata.
"Piantala."
Grattino, grattino, grattino. Testata.
"Mi rendo conto che non sai leggere il calendario, ma dovresti capire quando è domenica, Clive, sul serio."
Testata.
Mi rotolai sul letto per sfuggire alle aggressioni del mio micio e sotterrai la testa sotto le lenzuola. Continuavano ad apparirmi lampi della notte precedente. Liam nella cucina di Jillian, e le prime battute scambiate davanti a tutti i presenti. I suoi amici che mi chiamavano Boxer Rosa. Benjamin che faceva due più due quando scopriva che Boxer Rosa ero io. Baciare Liam. Mmh, baciare Liam.
No, no, non pensare al bacio! Mi infilai di nuovo sotto le coperte.
Sogni d'oro e pareti sottili... L'umiliazione mi travolse mentre ricordavo le parole con cui si era congedato. Mi sotterrai più a fondo sotto le coperte. Il mio cuore batteva all'impazzata, pensando all'imbarazzo che avevo provato. Cuore mio, non badare al ragazzo sotto le coperte.
La notte precedente non avevo fatto sogni, ma per essere sicuro che nessuno (Liam) potesse sentirmi urlare di passione, avevo dormito con la televisione accesa. La rivelazione che Liam mi aveva sentito sognare di lui mi aveva tanto agitato che avevo fato zapping senza tregua, cercando di trovare qualcosa che non suonasse come me in presa a una versione del sogno bagnato sul vicino di casa. Ero finito sui canali di televendite, e questo, naturalmente, mi aveva fatto addormentare più tardi di quanto avessi voluto. Tutte le cose che vendevano erano affascinanti. Avevo dovuto strapparmi a forza il telefono dalle mani alle tre e mezzo di notte, dopo aver rischiato di ordinare una grattugia miracolosa... per non parlare della mezz'ora rubata alla mia giovinezza passata a guardare un tizio che cercava di vendermi una compilation di vecchi successi degli anni Cinquanta.
Tutto questo in aggiunta alla musica di Tommy Dorsey che filtrava dalla parete. Devo ammettere che mi aveva messo allegria. Non posso dire di no.
Mi stiracchiai pigramente sotto il lenzuolo, soffocando una risata mentre guardavo l'ombra di Clive che mi faceva la posta, cercando il modo per infilarsi. Provò da ogni angolo, mentre io rifiutavo le sua avance. Alla fine, riprese l'approccio zampata-grattino, e io rovesciai la testa all'indietro per ridere di lui.
Potevo gestire la situazioni ne con Liam, non era il caso si farmi travolgere dall'imbarazzo. Certo, il mio O se n'era andato, forse per sempre. Certo, avevo fatto sogni erotici sul mio vicino troppo attraente e troppo sicuro di sé. E certo il suddetto vicino aveva sentito questi sogni e vi aveva accennato, riuscendo ad avere l'ultima parola in una serata già alquanto bizzarra.
Tuttavia, avevo la situazione in mano. Come no. Dovevo solo batterlo sul tempo, sgonfiare la sua spavalederia. Non doveva per forza avere sempre l'ultima parola. Potevo riprendermi e salvaguardare la nostra ridicola tregua.
'Sono fottuto.'
Proprio in quel momento sentii la sveglia squillare nell'appartamento accanto, e mi congelai. Poi mi ricomposi e tornai sotto le coperte, lasciando fuori solo gli occhi.
Un attimo, perché mi stavo nascondendo? Di sicuro non poteva vedermi.
Lo sentii spegnere la sveglia e scendere sal letto. Perché si svegliava così presto? Se c'era silenzio, si sentiva proprio tutto attraverso quei muri. Perché diavolo non mi ero reso conto che, se io potevo sentire lui, lui poteva sentire me? Diventai di nuovo paonazzo al pensiero dei miei sogni, ma poi rispresi il controllo, anche grazie all'aiuto di Clive che mi strusciava la testa sulla schiena nel tentativo di spingermi a forza giù dal letto perché gli dessi la colazione.
"E va bene, va bene, mi alzo. Cavolo, Clive, a volte sei proprio un rompipalle."
Lui si voltò a rispondermi nel suo linguaggio gattesco mentre caracollava verso la cucina.
Dopo aver dato da manfiare a Mr Clive ed essermi fatto una doccia, uscii per incontrare i ragazzi al brunch. Mentre mi avvicinavo alla porta rispondendo a un SMS di Niall, andai a sbattere contro il muro di muscoli umido e bollente di Liam.
"Ahai" urlai, barcollando all'indietro. Il suo braccio scattò in avavnti e mi afferrò un attimo prima che io passassi dalla confusione al cadere bellamente sul posteriore.
"Dove corri stamattina?" chiese, mentre lo squadravo. Maglietta bianca sudata, calzoncini neri da footing, capelli fradici, iPod, e un sorriso.
"Sei sudato" farfugliai.
"Già, sono sudato. Capita" aggiunse, passandosi il dorso della mano sulla fronte e sollevandosi i capelli. Dovetti fermare i miei neuroni prima che dal cervello inviassero alla dita l'istruzione di palpeggiarlo. Palpeggiarlo.
Mi guardò con gli occhi fango che luccicavano. La cosa sarebbe diventata imbarazzante se mi fossi sbrigato a uscire avitamdo di mostrare la mia lampante reazione.
"Senti a proposito di ieri sera" iniziai.
"Quale parte di ieri sera? Quella in cui mi redarguivi per la mia vita sessuale? O quella in cui la spifferavi ai tuoi amici?" chiese lui con uno sguardo inquisitorio e sollevandosi la maglietta per asciugarsi il cibo. Feci un respiro che suonò come il tunnel del vento come ammortizzatori. Non poteva proprio capitarmi un vicino molliccione?
"No, voglio dire la battuta che hai fatto sui sogni d'oro. E... insomma... le pareti sottili" farfugliai, evitando di guardarlo negli occhi. Di colpo ero affascianato dal nuovo portachiavi colorato. Era proprio carino...
"Ah, già, le pareti sottili. Be', sai, funzionano a doppio senso. E se qualcuno, diciamo, dovesse fare un sogni interessante, una notte o l'altra, la cosa sarebbe piuttosto divertente" mormorò. Le miei ginocchia si fecero di gelatina. Al diavolo lui e il suo magnetismo...
Dovevo riprendere la situazione in mano. Feci un passo indietro.
"Sì, forse hai sentito qualcosa che avrei preferito non sentissi, ma le cose non vanno sempre come uno vorrebbe. Quindi mi hai beccato. Ma non mi avrai mai nel senso che pensi, quindi lascia perdere. È chiaro? E comunque, a un brunch" conclusi, per finire la mia arringa.
La sua espressione era confusa e divertita al tempo stesso. "Comunque, a un brunch?"
"A un brunch. Mi hai chiesto dove stavo andando, e la mia risposta è a fare un brunch."
"Ah, ho capito. E vedrai i ragazzi che ieri sera sono usciti con i miei amici?"
"Già, e sarò lieta di farti una soffitta se avrò qualche scoop" risi, scompigliandomi i capelli con una mano. Bella roba. 'Flirtare in poche mosse.' Ma che cavolo mi prendeva?
"Oh, sono sicuro che ci sarà qualche scoop. Quei due hanno l'aria dei mangiauomini" disse lui, ruotando sui talloni per fare un po' di stretching.
"Tipo Hannibal the Cannibal?"
"Peggio" rise lui, alzando gli occhi mentre si stiravabil polpaccio.
'Oddio, quel polpaccioa.'
"Sì, be', quando serve sono senz'altro in grado di scaldare l'atmosfera" osservai, allontanandomi ancora un po'.
"E che mi dici di te?" chiese lui, raddrizzandosi.
"Di me?"
"Oh, scommetto anche che Boxer Rosa è capace di scaldare l'atmosfera." Ridacchiò, gli occhi che mandavano scintille.
"Ci sto lavorando" replicai, e me ne andai baldanzoso.
"Carino" disse, quando mi voltai a guardarlo.
"Oh, per favore, come se non fosse interessato" dissi, da circa cinque metri di distanza.
"Certo che lo sono" urlò mentre camminavo all'indietro, scuotendo i fianchi mentre lui applaudiva.
"Peccato solo che non amo il lavoro di squadra! Non sono un ragazzo da harem!" gridai, quasi raggiunto l'angolo.
"La tregua vale ancora?" strillò.
"Non lo so. Liam cosa dice?"
"Liam dice che vale ancora" gridò mentre svoltavo. Mi girai, facendo una semipiroetta. Sorrisi a trentadue denti e camminai come se volassi, pensando che la tregua era un'ottima cosa.
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Pareti comunicanti - Ziam
Teen FictionVersione Ziam di un libro famoso. Loro non si conoscono ma abitano vicini, tra colpi contro il muro e miagolii sospetti, alla fine si incontreranno.