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"L'abbiamo fatti troppo presto. Avremmo dovuto aspettare."

"Vorrai scherzare, abbiamo aspettato abbastanza! Lo sai che avevo ragione. Era il momento giusto."

"Il momento giusto, che fesserie! Avremmo potuto aspettare almeno un po', e non saremmo in questo casino."

"Sul momento non mi sembrava che ti fossi lamentato. Anzi, ricordo che sembravi piuttosto compiaciuto."

"Non potevo lamentarmi perche avevo la bocca piena. Ma me los entivo. Sapevo che era sbagliato, che quello che stavamo facendo era intrinsecamente sbagliato."

"Va bene, piantala. Adesso dimmi come ne veniamo fuori."

"Be', tanto per cominciare, la stai tenendo alla rovescia" esclamai,mafferrando la cartine e girandola dall'altra parte. Eravamo parcheggiati sul ciglio della strada da cinque minuti, cercando di capire come artiavre a Nerja.

Dopo essere atterrati a Málaga, aver passato la dogana, ritirato l'auto a noleggio, ed essere usciti dal centro, ci eravamo persi. Liam guidava, e io guardavo la cartina. Il che in pratica significava che lui me la strappava ogni dieciminuti, la scrutava, faceva un sacco di 'mmh' e 'aahh' e poi me la ripassava. Non ascoltava quello che avevo da dire, e preferiva contare sulsuo innato senso dell'orientamento meschile. Aveva anche rifiutato di accendere il navigatore che ci avevano consegnato insieme all'auto, deciso a fare le cose alla vecchia maniera.

Per questo adesso ci eravamo persi. Prendere un treno sarebbe stato troppo facile. Liam aveva bisogno di un'auto per scattare i suoi servizi, il vero motivo per cui ci trovavamo lì. Dopo aver passato la notte in aereo, eravamo entrambi sfiniti, ma il mido migliore di combattere i jetlag, a quanto si diceva, era adattarsi il prima possibile all'ora la cale. Avevamo deciso di comune accordo di non fare pisolini finché non avessimo potuto andare a letto quella sera.

Adesso ci stavamo chiedendo dove avessimo preso la deviazione sbagliata. Quando in teoria era successo, io ero intento a divorare dei churros comprati da un chiosco sulla strada, e quindi la colpa era tutta mia.

"Sto solo dicendo che se qualcuno, invece di ingozzarsi, fosse stato attentoalla strada, non saremmo..."

"Ingozzarmi? Vorrai scherzare! Mi hai rubato tutti i churros. Ti avevo detto di comprarteli quando ci siamo fermati!"

"Be', all'inizio non avevo fame, ma poi tu leccavi la cioccolata con tanto gusto che... mi sono distratto." Alzò gli occhi dalla cartina, che aveva aperto sul cofano della macchina e sorrise,spezzando la tensione.

"Distratto?" sorrisi anch'io, avvicinandomi. Mentre lui guardava la cartina, io guardavo lui. Come era possibile che una persona che aveva passato gli ultimi cent'anni su un aereo avesse un aspetto così divino? Eccolo lì, jeans sbiaditi, maglietta nera, giacca blu scuro della North Face. La barba di un giorno che implorava di essere leccata. Ma chi è che leccherebbe una barba? Eccomi, presente! Incrociò le braccia mentre studiava la cartina, muovendo in silenzio le labbra per cercare di raccapezzarsi. Io mi infilai tra le sue braccia, spaparanzandomi sul cofano con la posa svergognata di una pin-up sul calendario di un meccanico.

"Posso fare una proposta?"

"È una proposta oscena?"

"Stranamente no. Potremmo epr favore accendere il GPS? Mi piacerebbe arrivare prima che sia il momento di tornare a casa" piagnucolai. Avendo pr notato all'ultimo minuto, avevo dovuto prendere il biglietto di ritorno un giorno prima di Liam. Ma cinque giorni in Spagna... insomma, non potevo lamentarmi.

"Zayn, solo le femminucce usano il GPS" sbuffò lui, tornando alla cartina.

"Be', quella femminuccia ha voglia di cenare, e di farsi una doccia, e di un letto, e di sbarazzarsi del jetlag. Quindi, a meno che tu non voglia fare l'autostop, devi accendere il GPS." Lo afferrai per la giacca e lo attirai a me. "Sono stato prepotente?" mormorai, dandogli un leggerissimo bacio sul mento.

"Sì, adesso sono terrorizzato."

"Questo significa che accenderei il GPS?"

"Ebbene, sì." Fece un sospiro rassegnato, sollevandomi dal cofano. Io feci un piccolo applauso e andai verso la portiera.

"No, no, no, sei stato cattivo, Boxer. Ora ho bisogno di un po' di zucchero" ordinò, con uno scintillio negli occhi.

"Hai bisogno di zucchero?" chiesi.

Lui mi prese per un braccio, attirandomi di nuovo verso di lui. "Sì, lo pretendo."

"Sei malato, Liam." Mi appoggiai a lui, avvolgendogli le braccia al collo.

"Non sai quanto." Si passò la lingua sulle labbra e alzò le sopracciglia come un gangster di altri tempi.

"Vieni a prendere lo zucchero" lo provocai, e lui portò le labbra sulle mie.

Non mi stancavo mai di baciare Liam. Insomma, come avrei potuto? Dalla sera che mi aveva spiegato 'la verita ' sul piano di lavoro della cucina, avevamo iniziato a esplorare lentamente quel nuovo lato della nostra relazione. Sotto il nostro tira e molla, in quei mesi era cresciuta tra noi un'incredibile tensione sessuale. E ora la stavamo testando, ma senza fretta. Certo, sarebbe stato facile quella sera andare dritto in camera da letto e scopare come ricci per giorni e giorni, ma io e Liam, senza scambiare una parola sull'argomento, sembravamo d'accordo, e avevamo deciso di fare una cosa alla volta.

Mi stava corteggiando. E io lo lasciavo fare. Volevo essere conteggiato. Meritavo di essere corteggiato. Avevo bisogno del fuoco e fiamme che sarebbero seguiti al corteggiamento, ma per il momento il corteggiamento era una goduria.

E a proposito di goduria...

Le mie mani scivolarono tra i suoi capelli, strapazzandoli e cercando di spingere tutto il suo corpo dentro il mio. Lui grugnì nella mia bocca, sentii la sua lingua toccare la mia, e mi sentii esplodere. Sospirai, un gemito quasi impercettibile, e diventò sempre più difficile baciarlo perché non riuscivo a trattenere un enorme sorriso.

Lui indietreggiò leggermente e rise. "Certo che sembri proprio felice."

"Continua a baciarmi, per favore" insistetti, prendendogli il volto.

"È come baciare una zucca di Halloween. Cos'è quel sorrisone?" chiese, con un sorriso gigante quanto il mio.

"Siamo in Spagna, Liam. È impossibile non sorridere." Sospirai si piacere, spettinandogli i capelli.

"E io che pensavo fosse per il mio bacio" rispose, baciandomi di nuovo, con estrema dolcezza.

"E va bene, cowboy, sei pronto per vedere dove ci porterà il GPS?" chiesi, stiracchiandomi. Non potevo tenergli troppo le mani addosso, altrimenti non ce ne saremmo andati mai più.

"Vediamo fini a che punto ci siamo persi." Sorrise e ripartimmo.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora