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Qualche ora dopo mi svgliai, sorpreso dal calore del corpo accanto al mio, decisamente più grosso di quello del micio che ero abituato a sentire al mio fianco. Rotolai con prudenza sulla schiena, e mi staccai da Liam per poterlo guardare. Lo vedevo benissimo perché le abatjour, come tutte le altre luci della stanza, continuavano a splendere nella notte, scacciando i demoni di quel film orrendo.

Mi storfinai gli occhi e osservai il mio compagno di letto. Era sdraiato sulla schiena, le braccia piegate come se mi tenesse ancora stretto, e pensai a quanto era stato bello farsi coccolare da lui.

Eppure, non avrei dovuto farmi coccolare da Liam. Il Signor Cervello non era per niente d'accordo. Il Signor Sistema Nervoso nemmeno. Ci trovavamo su una china molto, molto scivolosa. Distolsi lo sguardo e notai la splendida coperta afghana attorcigliata tra le sue gambe... e le mie.

Era appartenuta a sua madre. Mi si spezzava il cuore ogni volta che pensavo alla sua voce dolce e timida che divideva con me quella piccola informazione preziosa.  Non sapeva che avevo parlato con Jillian del suo passato, che ero informato che i suoi genitori non c'erano più. L'idea che fosse ancora tanto legato alla coperta di sua madre era troppo tenera, e ancora una volta mi spezzò il cuore.

I avevo ottimi rapporti con i miei. Vivevano ancora nella casa in cui ero cresciuto, in una cittadina della California meridionale. Erano genitori fantastici, e li vedevo ogni volta che potevo, che valeva a dire nelle vacanze e in qualche spiradico weekend. Come ogni ventenne che si rispetti, mi godevo la mia indipendenza. Ma i miei genitori c'eano sempre quando avevo bisogno di loro. L'idea che un giorno avrei dovuto cavarmela senza la loroancora e la loro guida mi dava i brividi, e non riuscivo neanche a pensare a cosa avrebbe voluto dire perderli entrambi ad appena diciotto anni.

Ero contento che Liam sembrasse avere buoni amici e un mentore potente come Benjamin a tenerlo d'occhio. E tuttavia, per quanto affetto possano darti gli amici e glia amanti, c'è qualcosa di speciale nelle proprie radici, radici di cui a volte senti il bisogno quando il mondo ti rema contro.

Liam si mosse appena nel sonno, e mi misi di nuovo a guardarlo. Mormorò qualcosa che non riuscii a distinguere, ma suonava come 'arancini'. Sorrisi e gli acarezzai i capelli con un dito, sentendo la loro morbidezza sul mio cuscino.

Santo cielo, i suoi arancini erano celestiali.

Gli acarezzai i capelli, fantasticando su un mondo in cui gli arancini scorrevano a fiumi e la torta durava giorni. Ridacchiai mentre sentivo tornare il sonno, e mi accoccolai di nuovo contro di lui. Avvertii il calore che solo le braccia di un uomo possono darti, e un piccolo allarme mi partì nel cervello, avvertendomi di un avvicinarmi troppo. Dovevo essere prudente.

Era chiaro che eravamo attratti l'uno dalla'altra, e in un altro tempo e in un altro luogo avremmo potuto fare sesso ventiquattr'ore su ventiquattro. Ma lui aveva il suo harem, e io il mio periodo sabbatico, per non parlare della fuga del mio O. Quindi non potevamo che restare amici.

Amici che mangiano arancini. Amici che si fanno le coccole. Amici che presto sarebbero andati a Tahoe.

Immaginai Liam immerso in una vasca di acqua calda mentre il lago Tahoe si stendeva alle sue spalle in tutta la sua gloria. Restava da stabilire quali dei due fosse lo spettacolo più mozzafiato. Mi rimisi a dormire, sussultando solo quando Liam si avvicinò di qualche centimetro.

Anche se fu solo un sussurro, lo sentii. Aveva mormorato il mio nome.

Mi riaddormentai con un sorriso.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora