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Scaricammo la nuova coppia a casa di Niall - anche se loro non se ne accorsero nemmeno, tanto erano persi nel loro mondo di gomme da masticare - e proseguimmo verso i nostri appartamenti. Anche se per una buona parte del tempo eravamo stati immersi nei nostri pensieri, durante il tragitto la tensione era salita, e adesso che eravamo da soli in macchina era ancira più palpabile. Io e Liam avevamo sempre avuto cose di cui parlare, ma adesso che avevamo tanto da discutere, restavamo zitti. Non volevo che si creasse imbarazzo, e sapevo di dover essere io ad assicurarmi che lui adesso fosse tranquillo. Aveva già fatto la sua parte cercando di avere una conversazione matura, e ancora una volta il mio atteggiamento da elefante-in-una-cristalleria sembrava aver preso il sopravvento.

L'immagine di me che annunciavo dal cortile, a pieni polmoni, di averci provato con Liam,mi attraversò la mente e, se le mie guance sicuramente diventarono paonazze dalla vergogna, tra me e me feci anche una risatina pensando a come dovevo essere sembrata una pazza, mentre agitavo le braccia, le labbra strette come se stessi per sputare chiodi. Per poi ringhiare a un terrorizzato Liam di seguirmi sulla spiaggia. Doveva essersi chiesto se lo avrei ammazzato di botte per poi gettare il cadavere nel lago.

Guardando le sue mani sul volante, le stesse mani che mi avevano toccato la sera prima, mi meravigliai della sua capacità di frenarsi, perché sapevo con certezza che anche lui era coinvolto. Almeno il suo corpo, se non la sua testa.

Di fatto, pensavo che fosse anche la sua testa, almeno finché non ci aveva pensato troppo. Lo guardai di nuovo di sottecchi, notando che avevamo imboccato la nostra via. Quando accostammo, mi guardò, mordendosi lo stesso labbro che meno di ventiquattr'ore prima avevo avuto anch'io il privilegio di mordere.

Balzò fuori dall'auto e cors sul mio lato prima che avessi il tempo di slacciarmi la cintura.

"Mmh, prendo... le valigie" farfugliò,e lo osservai con attenzione. Si passò la mano sinistra tra ia capelli, mentre le destra tamburellava sulla portiera. Era nervoso?

"Bene, quindi" balbettò di nuovo, sparendo dietro il baule.

Eh, sì, era proprio nervoso, quanto me. Scaricò la mia valigia, e salimmo le tre rampe di scale che portavano al nostro appartamento. Ancora non parlavamo, quindil'unico suono era quello delle nostre chiavi che giravano nella toppa. Dovevo metter le cose in chiaro. Feci un respiro profindi e mi girai. "Liam, io..."

"Senti, Zayn..."

Scoppiammo a ridere un po'.

"Va' tu."

"No, no, tu" disse lui.

"Neanche per sogno. Cosa stavi per dire?"

"Cosa stavi per dire tu?"

"Ehi, sputa il rospo, amico. Ho un gatto da liberare dalle due signore di sotto" ordinai, sentendo che Clive mi chiamava dall'appartamento dei miei amici.

Liam sbuffò e si appoggiò allo stipite della porta. "Niente, volevo solo dire che mi sono divertito molto questo weekend."

"Fino a ieri serra, no?" Mi appoggiai anch'io alla porta, e lui sussultò sentendomi alludera al momento tabù nella vasca.

"Zayn" mormorò, chiudendo gli occhi e lasciando cadere la testa all'indietro.

Aveva il viso contratto di sembrava soffrire davvero. Mi fece compassione. Non avrebbe dovuto, ma mi faceva compassione.

"Dai, non possimao dimenticarci quello che è successo e basta?" dissi. "Cioè, so che non possiamo, ma possiamo fare finte di dimenticarlo? Si di e sempre che la situazione rimarrà come prima, ma poi non succede mai. Come possiamo fare in modo che rimanga come prima?"

Lui mi guardò con uno sguardo serio. "Credo che dipenda da noi. Dobbiamo fare in modo che le cose non cambino. Ci stai?"

"Ci sto." Annuii e fui ricomoensato dal primo vero sorriso che gli avevo visto fare da quando avevo aperto il pacchetto con il mio maglione a Tahoe. Lui sollevò la sua valigia.

"Metyi una bella musica stanotte, okay.." chiesi mentre entravo.

"Promesso" rispose, e chiudemmo la porta.

Ma quella sera non messe lo swing.

E quella settimana non lo sentii più.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora