Quella sera andai a yoga direttamente dopo il lavoro e, mentre salivo le scale di casa,sentii una porta che si apriva al piano di sopra.
"Zayn?" mi chiamò.
Sorrisi e continuai a salire. "Che c'è, Liam?" gridai.
"È un po' tardi per rincasare."
"Che fai, mi controlli?" risi, alzando lo sguardo su di lui mentre raggiungevo il pianerottolo. Era affacciato alla ringhiera, i capelli sugli occhi.
"Sì. Voglio la torta. Sfamama, ragazzo!"
"Sei fuori di testa. Lo sai, vero?" Mi trovai davanti a lui.
"Me l'hanno detto. Che buon profumo" disse, chinandosi verso di me.
"Mi hai appena annusato?" chiesi incredula mentre aprivo la porta.
"Mmh-mmh, delizioso. Sei appena stato in palestra?" chiese, seguendomi e chiudendo la porta.
"A lezione di yoga, perché?"
"Quando sei sudato, hai un profumo buonissimo" disse lui, lanciandomi uno sguardo diabolico.
"Non mi dire che rimorchi i ragazzi con battute delgenere." Gli voltai le spalle per togliermi la giacca e stringere freneticamente le cosce.
"Non è unabattuta, è vero" lo sentii dire, e chiusi gli occhi per bloccare il potere magnetico che Liam esercitva sullo Zayn Sotto la Cintura.
Clive schizzò fuori dalla stanza da letto non appena sentì la mia voce e, vedendo Liam, cercò di frenare la sua avanzata. Purtroppo aveva poca presa sul apvimento di legno e scivolò in modo piuttosto goffo sotto il tavolo del soggiorno. Temtando di ripristinare la sua dignità, si alzò su due zampe e compì un balzo atletico fino alla libreria, per poi salutarmi con la zampina. Voleva che fossi io ad andare da lui... il classico maschio.
Posai la borsa della palestra e andai a prenderlo. "Ciao, maschione. Com'è andata oggi? Eh? Hai giocato? Ti sei fatto un bel sonnellino? Eh?" Lo grattai dietro l'orecchio, e lui fece sonoramente le fusa. Mi rivolse un sognante sguardo da gatto e poi si girò a guardare Liam. Potrei giurare che gli fece una smorfia.
"La torta, eh? Mi pare di capire che tune voglia ancora" chiesi, gettando la giacca sullo schienale di una sedia.
"So che ne hai ancora. Devi consegnarmela" disse impassibile, puntando il dito come se fosse una pistola.
"Le torte sono la tua droga, eh? Hai mai pensatodi andare in terapia?" gli chiesi, dirigendomi in cucina per recuperare l'ultimo pezzo. In effetti l'avevo tenuto da parte per lui.
"Sì, faccio parte dei Golosoni Anonimi. Ci incontriamo alla panetteria di Pine Street" rispose, sedendosi suuno sgabello al piano della cucina.
"Un buon gruppo?"
"Abbastanza, ce n'è uno migliore in Market Street, ma non ci posso più andare" disse in tono mesto, scuotendo la testa.
"Ti hanno cacciato?" chiesi, chiandomi sul ripiano di fronte a lui.
"In effetti, sì" disse lui, poi mi fece cenno di avvicinarmi di più.
"Mi hanno beccato a palpeggiare un bignè " mormorò.
Risi e gli diedi un pizzicotto sulla guancia. "Palpeggiare un bignè." Schioccai la lingua, mentre lui mi spingeva via la mano.
"Consegnami la torta e nessuno si farà male" minacciò.
Alzai le mani in segno di resa e presiun calice di vino dalla credenza sopra la tua testa. Gli rivolsi uno sguardo interrogativo e lui annuì.
Gli porsi una bottiglia di merlot, poi presi un grappolo d'uva dallo scolapasta nel frigo. Lui versò, brindammo e senza un'altra parola mi misi a preparare la cena.
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Pareti comunicanti - Ziam
Teen FictionVersione Ziam di un libro famoso. Loro non si conoscono ma abitano vicini, tra colpi contro il muro e miagolii sospetti, alla fine si incontreranno.