A un certo punto, tra il cambio a New York e il volo interno, passai da triste a inferocito. Avevo recuperato il sonno perso, avevo finito di piangere come uno scemo, e adesso ero in splendida forma, e fuori di me dalla rabbia. E su un aereo camminare avanti e indietro non era molto pratico. Dovevo restare seduto e cercare di razionalizzare cosa farmene di quella rabbia, e capire come avrei vissuto il resto della mia vita senza speranza di O. Di nuovo, ero troppo drastico? Forse, ma senza un O in vista è facile vedere tutto nero.
Finalmente, atterrammo a San Francisco e mentre seguivo la folla al recupero bagagli, esausto dal punto di vista sia fisico sia emotivo, alzai gli occhi e vidi una faccia che non avrei voluto vedere mai più.
Cory Weinstein. Lo stronzo della mitraglietta.
Seul chiosco dei giornali, la sua faccia da idiota capeggiava in un gigante cartellone pubblicitario per la sua catena di pizzerie. mi fermai davanti alla sua testa colossale, che sfoggiava il sorriso più odioso del mondo mentre posava su una gigantesca fetta di pizza alle acciughe e la mia rabbia ribollì. Adesso aveva una faccia. La mia rabbia aveva una faccia, ed era una faccia da idiota. Avrei voluto prenderlo a pugni, ma era soltanto una fotografia.
Purtroppo per me, la cosa non mi fermò.
Non è una cosa molto intelligente, farsi venire un attacco isterico in un aeroporto internazionale. A quanto pare non gradiscono. Così, dopo qualche pesante minaccia da parte della sicurezza, e la promessa che non me la sarei mai più presa con un poster, salii in taxi con il mio tanfo di aeroplano, e tornai nel mio appartamento. Stavolta presi a calci la mia porta e, mentre buttavo sul pavimento le borse, vidi le uniche due cose che potevano farmi sorridere.
Clive e il KitchenAid.
Miagolando come un pazzo, mi corse incontro, saltandomi praticamente in braccio e mostrando l'affetto che riservava a momenti come questo. In qualche modo il suo cervellino da gatto sapeva che ne avevo bisogno, e mi dedicò tutta la sua attenzione come solo lui sapeva fare. Agitando la coda e facendo le fusa, mi spinse la testolina contro il mento e mi mise le zampone attorno al collo, stringendomi nel suo abbraccio felino. Risi nella sua pelliccia e lo tenni stretto. Era bello essere a casa.
"Zio Euan e zio Antonio sono stati buoni con te? Eh? Chi è il mio tesorino?" tubai, posandolo sul pavimento e prendendo una scatoletta di tonno, il suo premio per essersi comportato bene mentre ero via. i miei occhi poi si spostarono da Clive, che a quel punto era concentrato solo sulla ciotola, al robot della cucina. Avrei fatto una doccia, e poi avrei cucinato. Avevo bisogno di frullare.
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Pareti comunicanti - Ziam
Teen FictionVersione Ziam di un libro famoso. Loro non si conoscono ma abitano vicini, tra colpi contro il muro e miagolii sospetti, alla fine si incontreranno.