15.6

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Un'ora dopo, eravamo seduti al tavolo da pranzo, con una torta ridotta a minimi termini davanti a noi. Mentre lui si ingozzava, io ero riuscito a dare un paio di morsi. Il resto ora riposava nella pancia di Liam, che lui picchiava fiero come se fosse un melone. Avevamo chiaccherato e mangiato, ci eravamo aggiornati, avevamo guardato Clive finire la sua caccia, e adesso ci stavamo rilassando in attesa che fosse pronto il caffè. La borsa di Liam era ancora di fronte alla porta, non era nemmeno entrato nel suo appartamento. Io ero ancora in maglietta, con i piedi incrociati sotto la sedia mentre lo fissavo. Ci sentivamo a nostro agio, eppure quel ronzio di sottofondo, quella elettricità tra noi continuava a crepitar e fare scintille.

"Comunque è un tocco molto raffinato, l'uvetta. Mi è piaciuto un sacco." Mi sorrise, infilandosene un pezzo in bocca.

"Sei terribile." Scossi la testa, stiracchiandomi e alzandomj per raccogliere i piatti e le poche briciole avanzate. Sentivo i suoi occhi addosso mentre mi muovevo per la cucina. Presi il bricco del caffè e gli rivolsi uni sguardo interrogativo. Lui fece segno di sì. Mi misi di fianco alla sua sedia per riempirgli la tazza, e lo beccai chemi guardava le gambe nude.

"Vedi qualcosa che ti piace?" Mi chinai davanti a lui per prendere il barattolo dello zucchero.

"Sì " rispose lui, chinandosi verso di me per passarmelo.

"Zucchero?"

"Sì."

"Panna?"

"Sì."

"Sai dire solo questo?"

"No."

"E allora dimmi altro" ridacchiai, tornando aul mio lato del tavolo. Ancora una volta mi fissò mentre mi sedevo.

"Che ne dici di questo?" esclamò infine, appoggiandosi ai gomiti, lo sguardo serio.

"Come ti ho accennato, ho rotto con Larry."

Lo guardai, respirando a stento. Cercavo di fare l'indifferente, ma non potevo frenare il sorriso che si stava aprendo sulla mia faccia.

"Non ti vedo troppo scosso" scherzò lui.

"Non lo sono, in effetti. Vuoi sapere la verità?" chiesi, e il mio sorriso lasciò il posto a un improvviso attacco di faccia tosta.

"Mi piacerebbe."

"E voglio dire proprio la verità, la pura verità. Niente battute spiritose, niente frecciatine... anche se noi siamo maestri in questo genere di cose."

"Già, ma per una volta posso sopportare la verità" disse lui, la voce tranquilla mentre i suoi occhi color cioccolato lampeggiavano verso di me.

"E va bene, la verità. Sono contento che ti sei lasciato con Larry."

"Ah, davvero?"

"Sì, perche hai deciso di non vederlo più? La verità, mi raccomando" gli ricordai. Lui per un attimo mi guardò, sorseggiò il caffè, si passò la mano tra i capelli in una mossa nervosa e fece un bel respiro.

"D'accordo, la verità. Ho rotto con Larry perche non avevo più voglia di stare con lui. Con nessun altro ragazzo, in verità " consluse, posando la tazza. "Sono certo che saremo sempre amici, ma la verità è che negli ultimi tempi mi sono reso conto che tre ragazzi sono un po' troppi per me. Sto pensando di darmi una calmata, magari provarci con uno solo per un po' di tempo." Sorrise, e quel cioccolato iniziava a diventare pericoloso.

Sapendo che ero sull'orlo dell'imbarazzo totale, mi alzai in tutta fretta e andai a gettare la tazza nel lavabo. Mi permai lì per un secondo, un secondo solo, in un turbinio di pensieri. Era single. Era... single. Santa madre del cielo, Mr Sbatticuore era single.

Sentii che si alzava e veniva dietro di me. Rimasi immobile, sentendo che le sue mani mi spostavano con dolcezza i capelli e mi scivolavano sui fianchi. La sua bocca, quella sua bocca divina, mi sfiorò l'orecchio e mormorò.

"La verità? È che non riesco a smettere di pensare a te."

Sempre dandogli le spalle, restai a bocca aperta e sbarrai gli occhi, lacerato dalla voglia di fare un gesto di vittoria e di abbandonarmi al sesso lì in cucina. Prima che pitessi decidermi, la sua bocca fece una mossa più risoluta, premendo sulla pelle sotto il mio orecchio. Il mio cervallo andò in fiamme e le mie parti basse si misero a ballare la giga.

Mi premette le mani sui fianchi e mi fece girare verso si lui, verso quel corpo e quel sorriso. Ripresi subito un'espressione normale, sforzandomi disperatamente di mantenere un contegno.

"La verità è che non faccio che pensare a te dalla notte in cui sei venuto a bussare alla mia porta" mormorò, chinandosi a baciare la base del mio collo con una precisione da mozzare il fiato. I suoi capelli mi solleticavano il naso, mi sollevò sul ripiano della cucina. Le mie gambe si aprirono in automatico per accoglierlo, mentre la legge universale dello Sbatticuore sostituiva qualsiasi pensiero avessi nella testa. Non dovevo preoccuparmi, le mie cosce sapevano esattamente cosa fare.

Una delle sue mani mi cinse i fianchi, mentre l'altra mi teneva la nuca. "La verità?" mi chiese di nuovo, attirandomi a lui verso il bordo del ripiano, cosa che mi costrinse a piegarmi all'indietro mentre le mie gambe di nuovo mettevano il pilota automatico e si avvinghiavano alla sua vita. "Ti voglio con me in Spagna" ansimò, e avvicinò la bocca alla mia.

Da qualche parte, un micio iniziò a miagolare... e O finalmente iniziò il viaggio verso casa.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora