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Il mattino dopo, ero seduto alla scrivania, in attesa di incontrare un nuoco cliente che aveva fatto la precisa richiesta di lavorare con me. Dato che ero ancora un giovane designer, molti dei mieilavori li dovevo al passaparola, ed ero molto grato alla persona che mi aveva mandato quell'uomo. Bisognava riarredare tutti gli interni di un appartamento elegante: si trattava praticamente di fare tabula rasa, era un progetto da sogno. Ogni volta che mi preparavo per un nuovo cliente, prendevo fotografie di altri progetti che avevo disegnato e tenevo printi i quaderni di schizzi, ma quel giorno lo stavo facendo con una particolare concentrazione. Se avessi lasciato la mia mente vagare solo per un secondo, il mio Cervello sarebbe subito tornato al sogno della notte prima. Arrossivo ogni volta che pensavo a quello che nel sognomi ero lasciato fare da Liam, e a quello che gli avevo fatto io...

Lo Zayn e il Liam del sogno erano mooolto sfacciati.

"Ehm" sentii alla mie spalle. Girandomi, vidi Ashley sulla soglia. "Zayn, è arrivato Mr Brown."

"Fantastico, artivo subito." Annuii, mi alzai e mi liscai i pantaloni. Mi premetti le mani sulle gambe, sperando che non fossero troppo paonazze.

"Ed è tanto, tanto carino!" mormorò, mentre mi camminava di fianco lungo il corridoio.

"Ah, sì? Deve essere la mia giornata fortunata." Risi, voltando l'angolo per accoglierlo.

In effette era carino, e nessuno poteva saperlo meglio di me. Era il mio ex.

"Dio mio che coincidenza!" esclamò Jillian a pranzo due ore dopo.

"Be', se si considera che la mia vita al momento sembrava givernata dalle coincidenze, direi che non c'è niente di strano." Spezzai un pezzo di focaccia e la masticai con determinazione.

"Ma insomma, davvero, quante possibilità di sono?" insistette, versando un altro bicchiere di S. Pleegrino.

"Comunque non c'è niente di casualre. Quel tizio non lascia mai nulla al caso. Sapeva bene quello che stava facendo quando ti ha interpellato alla serata di beneficenza del mese scorso."

"No!" esclamò lei, incredula.

"Sì, me l'ha raccontato lui. Mi ha visto,e quando ha scoperto che lavoravo per te... voilà, ha deciso che gli servirà una interior designer."

Sorrisi, pensando che lui aveva sempre organizzando le cose nel modo esatto in cui le voleva. O meglio, quasi sempre.

"Non preoccuparti, Zayn. Gli affiderò un altro designer, o magari me ne occuperò io stessa. Non sei pbbligato a lavorarci" disse, dandomi un colpetto sulla mano.

"Neanche per sogno! Ho già accettato. Sono fermamente intenzionato a fare questo lavoro." Incrociai le braccia sul petto.

"Sei sicuro?"

"Certo. Nessun problema. La nostra separazione non è stata tanto traumatica, anzi, per essere una separazione, è filata piuttosto liscia. Lui non voleva accettare il fatto che lo stavo lasciando, ma alla fine si è arreso. Non pensava che avessi le palle per farlo, e ci è rimasto di sasso." Giocai con il tovagliolo.

Ero uscito con James per buona parte del mio ultimo anno a Berkeley. Lui stava già facendo la scuola di legge, bruciando ogni tappa verso un futuro di perfezione. Mio Dio, bello da morire: forte e attraente, e molto carismatico. Ci eravamo incontrati una sera in bliblioteca, avevamo preso qualche caffè insieme, e la cosa si era trasformata in una relazione solida.

Il sesso? Una favola.

Era stato il mio primo ragazzo serio, e sapevo che a un certo punto mi avrebbe chiesto di sposarlo. Aveva idee molto precise su quello che voleva dalla vita, e senza dubbio includevano me nel ruolo di suo marito. Lui era tutto quello che avevo pensato di volere da un marito. Il fidanzamento era stato inevitabile. Ma poi avevo iniziato a notare alcune cose, all'inizio delle minuzie, ma che con il tempo erano andate a comporre un quadro. A cena andavamo nei posti che sceglieva lui. Io non potevo mai dire la mia. Lo avevo sentito dire a qualcuno che pensava che la mia fase 'da arredatore' non sarebbe durata, ma che gli avrebbe fatto comodo un marito capace di 'decoarer' la casa. Il sesso era sempre favoloso, ma lui mi irritava ogno giorno di più, e avevo smesso di optare per il quieto vivere.

Quando avevo iniziato a capire che lui non era più quello che volevo per il mio fututo, erano cominciati i problemi. Litigavamo di continuo e quando avevo deciso di troncare, James aveva tentato di convincermi che stavo facendo la scelta sbagliata. Io pensavo di no, e lui aveva finito per accettareche ero davvero stufo, e non stavo avendo uno 'sbalzo ormonale', come a lui piaceva chiamarli. Non ci eravamo più sentiti, ma lui era stata un aparte importante della mia vita per un periodo piuttosto lungo,e mi aveva lasciato alcuni bei ricordi. In particolare consideravo prezioso quello che mi aveva isegnato su me stesso.

Solo perché non veva o funzionato come coppia non significava che non poteva,o lavorare insieme, no?

"Sei sicuro di voler lavorare con lui?" chiese di nuovo Jillian, ma capivo che ero pronta a cedere.

Ripensai al flahback che avevo vissuto vedendolo nell'ingresso. Capelli biondi, occhi penetranti, sorriso affascinante: mi ero sentito per un attimo invadere dalla nostalgia e avevo sorriso mentre attraversava la stamza per raggiungermi.

'Guarda chi si vede' mi aveva apostrofato, porgendomi la mano.

'James!' avevo esclamato, ma mi ero ricomposto immediatamente. 'Sei in splendida forma!' Ci eravamo abbracciati, lasciando Ashley a bocca aperta.

"Sì, sono sicuro!" dissi a Jillian. "Mi farà bene. Diciamo che mi farà maturare. E poi non voglio rinunciare alla commissione. Vediamo cosa succede stasera."

A quelle parole, alzò gli occhi dal menu. "Stasera?"

"Ah, non te l'ho detto? Andiamo a bere qualcosa per fare il punto della sitiazione."

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora