20.1

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Avevo finto di esserci quasi.

Avevo finto con Liam. Doveva esserci una regola scritta da qualche parte, forse addirittura incisa in qualche tavola di pietra: NON FINGERAI CON MR SBATTICUORE. Eppure, io avevo finto, e adesso ero condannato a vagare in eterno per il pianeta, senza il mio O.

Troppo drastico? Cielo, sì. Ma non era la situazione giusta per esagerare un po'?

Il mattino dopo, mi svegliai e scesi dal letto prima che Liam aprisse gli occhi, una cosa che non avevo mai fatto durante il nostro viaggio. Di solito restavamo a letto finché l'altro non si svegliava, e poi indugiavamo per un po', a ridere e chiacchierare. E a baciarci.

Mmh, quei baci.

Quel mattino, invece, mi precipitai a fare la doccia ed ero già in cucina a preparare la colazione quando un assonnato Liam mi raggiunse. Con le calze ai piedi, i boxer abbassati sui fianchi, mi sorrise con lo sguardo annebbiato e si mise di fianco a me mentre affettavo il melone e i frutti di bosco.

"Che ci fai qui? Mi sono sentito solo. Grande letto, niente Zayn. Dov'eri finito?" chiese, dandomi un bacetto sulla spalla.

"Stamattina devo sbrigarmi. Ti ricordi che alle dieci viene a prendermi la macchina? Volevo prepararti la colazione prima di uscire." Sorrisi e mi girai per dargli un bacio.

Lui mi impedì di girarmi di nuovo e mi baciò con più trasporto, e non di fretta come avrei voluto io. Sentii che mi stavo chiudendo, ma non riuscivo a impedirlo. Avevo bisogno di tempo per riflettere, per capire come mi sentivo, a parte un schifo. Però adoravo Liam, e lui non meritava questo. Quindi mi abbandonai al suo bacio, mi lasciai portare via ancora una volta da quell'uomo. Lo baciai con passione, in modo febbrile, e poi mi ritrassi appena prima che rischiasse di diventare qualcosa più di un bacio.

"Frutta?"

"Eh?"

"Ho fatto la macedonia. Ne vuoi un po'?"

"Ah, sì. Sì, ottimo. Hai fatto il caffè?"

"Sta salendo." Gli diedi un buffetto sulla guancia e gli indicai la caffettiera. Restammo insieme in cucina, parlando a voce bassa, e Liam di tanto in tanto mi rubava un bacio. Cercai di non mostrare quanto avevo il cervello in panne, Liam sembrava avvertire che c'era qualcosa di stonato, ma mi lasciava fare, quel mattino lasciava che fossi io a dettare il ritmo.

Ci sedemmo per l'ultima volta in terrazza, per fare insieme colazione guardando i cavalloni.

"Sei contento di essere venuto?" chiese lui.

Mi morsi il labbro: la risposta era ovvia. "Sono molto contento. E' stato un viaggio incredibile." Sorrisi, prendendogli la mano sopra il tavolo e stringendogliela.

"E adesso?"

"Adesso cosa? Si torna nel mondo reale. A che ora arriva domani il tuo volo?" chiesi.

"Tardi. Molto tardi. Devo chiamarti o..." si interruppe. Sembrava che mi volesse chiedere se doveva venire a casa mia.

"Chiamami quando atterri, a qualsiasi ora, okay?" dissi, sorseggiando il caffè e contemplando il mare. Lui rimase in silenzio e stavolta, quando mi morsi il labbro, era per impedirmi di piangere.

Pareti comunicanti - ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora