capitolo 15

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Senza mollarmi la mano, Cameron mi trascina con sé mentre io non ho il tempo e, a quanto risulta, nemmeno la voglia di replicare. Non parliamo molto ma in compenso ogni tanto gli mando occhiate furtive che lui ricambia. Dio, non riesco a capire cosa sto facendo...
Dopo qualche minuto arriviamo nel parcheggio. Il clima è freddo e l'aria pungente entra fin dentro le ossa. Inoltre con il mio completo da ginnastica, leggings e maglietta, il freddo mi attraversa ancora più facilmente; comincio lievemente a tremare appena varchiamo il cancello della scuola.
Cameron nota i miei brividi costanti si offre di passarmi la sua felpa ma rifiuto; lui, con pantaloncini e canottiera, ne ha bisogno più di me. Arriviamo davanti a un auto e appena la apre capisco che è sua. Entriamo velocemente e lui si mette subito ad aggiustare l'aria condizionata. Nel giro di qualche minuto l'aria calda investe il mio corpo e mi rilasso alla sensazione. Certo che uscire vestita così con questo tempo non è stata un'idea geniale. Chiudo gli occhi beandomi del calore sulla pelle ma gli riapro bruscamente ricordandomi dove sono.
Perché ho seguito Cameron? Perché non sono rimasta a scuola? Inoltre io non l'ho ancora perdonato per quello che è successo ieri sera... quando questo ricordo mi attraversa la mente, frustrata e arrabbiata, incrocio le braccia al petto. Sembro una bambina, me ne rendo conto pienamente ma al momento questa è la mia reazione più razionale.

"Cosa fai?" domanda il mio "sequestratore" distogliendomi dai miei discorsi mentali. Mi volto a guardarlo in faccia e ritrovo i suoi occhi già su di me. 
"Nulla" borbotto acida mentre rifletto sul fatto che sarebbe meglio uscire al freddo glaciale che stare qui con lui. Forse.
Con mia grande sorpresa Cameron mi prende la mano e la stringe tra le sue. Mi vengono immediatamente i brividi che mi percorrono l'intera spina dorsale fino a raggiungere la pianta dei piedi. Da quando esistono persone in grado di farmi questo effetto?
Tuttavia la allontano e riprendo la posizione di prima
"Sei ancora arrabbiata per ieri sera" è più un'affermazione che una domanda. Arrabbiata è un eufemismo. Io sono furiosa.
"Non sono arrabbiata. Di più... e poi ti avevo chiesto di starmi lontana e tu non lo hai fatto" gli rispondo consapevole di comportarmi da bambina. Ma cosa posso farci? Questo ragazzo tira fuori la parte più violenta di me.
"Tu me lo hai chiesto ma io non ho detto che lo avrei fatto"risponde con un sorrisetto. Mi sta davvero irritando. Scuoto la testa per non picchiarlo e penso che sia meglio se me ne ritorno in palestra. Sarebbe meglio continuare a farmi colpire dai palloni piuttosto che stare qui. Credo. Dio Steph, prendi una posizione!
Mi allungo verso la portiera con l'intenzione di aprirla e andarmene ma Cameron non me lo permette. Mi prende nuovamente le mani e le intrappola nelle sue. Che frustrazione! Alzo gli occhi al cielo e mi preparo a protestare
"Scusami per come mi sono comportato ieri. Non avrei dovuto chiamare quella ragazza a casa tua. So di aver mancato di rispetto a te e a Matt ma ti assicuro che con lei non è successo nulla. So che il mio compito era quello di starti vicino e non di procurarti altri problemi, so di aver sbagliato ma vorrei solo chiederti di poter ricominciare daccapo e provare ad essere amici. Che ne dici?" conclude il suo discorso. Resto basita dalle sue parole. Sembrano simili a quelle che ha detto al mattino ma, per un motivo che non conosco, so che questa volta sono sincere.
Non so cosa rispondere. La cosa positiva è che sa quello che ha sbagliato e ha chiesto scusa. La cosa negativa è che amici non mi suona bene se si tratta di lui... non che voglia di più, certo che no. Anzi, forse vorrei di meno. Da quando lo conosco ha combinato solo guai.

Lo guardo attentamente e vedo che tiene il suo sguardo fisso nel mio.
"Sei sicuro che non sia successo nulla con la ragazza?" gli chiedo e, invece di una risposta, ottengo una risatina
"Sicuro. Sei gelosa per caso?" Sbuffo sonoramente alle sue parole. Gelosa di cosa?
"E perché dovrei? Te l'ho chiesto così almeno so di non trovarmi brutte sorprese sul letto di mio fratello"rispondo con un sorrisetto.
Lui scoppia a ridere e io lo seguo. Ammetto a me stessa che ha una magnifica risata. 
Passiamo il resto del tempo a cercare della musica che piaccia a entrambi e alla fine troviamo un canale che trasmette canzoni degli anni settanta; ci ritroviamo d'accordo e lasciamo lì.

Quando guardo l'ora sul cruscotto dell'auto mi rendo conto che mancano una manciata di minuti alla fine della lezione e che dobbiamo ritornare in palestra a cambiarci. Ci prepariamo a scendere e a correre verso i corridoi della scuola per fuggire dal freddo. In pochi minuti arriviamo davanti agli spogliatoi con il fiatone e due sorrisi ebeti stampati in faccia. Lo saluto con un gesto della mano davanti alla porta ma lui ha altri piani:  si avvicina e mi stampa un leggero bacio a fior di pelle sulla guancia. Vado in iperventilazione dopo il contatto.
Dopodiché si allontana e corre verso i suoi compagni, che lo aspettano, a cambiarsi. Rimango impalata davanti alla porta per un bel pezzo finché non mi riprendo e mi rendo conto che devo indossare dei vestiti puliti. Dio, che mattinata. Chi lo avrebbe mai detto? Stamattina quasi ci sbranavamo a vicenda e ora eccoci qui: quasi amici, credo-
Con questo pensiero arrivo in spogliatoio e in men che non si dica finisco per essere vittima dell'interrogatorio di terzo grado da parte di Cristel.

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