.17. Black Stove

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La cameriera personale Pauline Lefevbre arrivò presto e si dimostrò piuttosto efficiente, tanto che persino la duchessa di Raven non trovò molto da obiettare

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La cameriera personale Pauline Lefevbre arrivò presto e si dimostrò piuttosto efficiente, tanto che persino la duchessa di Raven non trovò molto da obiettare. E quando un paio di volte fece notare a Pauline che non andava bene fare dei riccioli così piccoli, le toccò scoprire a sue spese che i francesi sanno essere piuttosto prepotenti in quanto a indole e in quanto a parole. Riuscì tuttavia, dopo qualche scenata isterica, a rendere palese chi comandasse in quella casa. La giudicava insolente e continuava a pensare che se anche con Pauline doveva essere una lotta, tanto valeva tenere lo stalliere.

La sua vita, quella mattina, le appariva insopportabilmente statica. Avrebbe cavalcato Molly fino a stancarsi, solo questo era quello che le frullava per la testa da quando aveva aperto gli occhi, quel tempo poi non aiutava, era una di quelle giornate che non aveva il coraggio di essere né estiva, né invernale, ma rimaneva sospesa confondendo tutto con una nebbiolina odiosa. Aveva dormito male, la duchessa, continuava a rigirarsi nel letto ripensando alle parole del duca e a quelle di Magnus, che in fondo parlavano della stessa cosa in due maniere completamente diverse. E poi c'era quel dannato bacio che le aveva mangiato l'anima e poi l'aveva sputata da qualche parte. Saltò la colazione e montò  Molly a perdifiato giù per le colline ma più si sentiva meglio, più doveva trattenere l'impulso di correre da Magnus e farsi dire qualcos'altro, farsi dare altre parole, altre immagini con le quali torturarsi ancora, con le quali far scorrere più veloci quei minuti tutti uguali.

Quando rientrò, Tyrell le consegnò alcune lettere. Era passata quasi di corsa tentando di non vedere il sangue di Magnus sulla rena rossa accanto all'entrata secondaria, ma non era riuscita a evitare di dargli un'occhiata. Scorse velocemente le calligrafie e una fra tutte attirò la sua attenzione. Disse a Tyrell di far servire il pranzo alla solita ora, si sarebbe fatta un bagno, cambiata e come tutti i giorni avrebbe mangiato da sola. Ma oggi la cosa quasi non la infastidiva, anzi, non vedeva l'ora di essere di nuovo totalmente concentrata su quegli occhi verdi che la scrutavano per tutto il tempo da dietro il vetro, anche se ormai solo nella sua testa. Ma quando finalmente la cameriera ebbe finito di vestirla e prepararla, la sua mente inopportuna le ripropose invece delle labbra di Magnus, l'infinito suono dello sferzare del bastone prima nell'aria e poi sulla sua pelle e le gocce di sangue che si mischiavano alla rena. Chiuse gli occhi e aprì la busta che conteneva la lettera della contessa di Winthorpe. Sperò con tutta sé stessa di leggervi sopra il rimpianto di aver ceduto la cameriera e la speranza di potersi rimangiare tutto. Ma non fu così fortunata. La contessa la avvertiva, con la sua scrittura estremamente svolazzante, che avrebbe ricambiato la cortesia della sua visita con una nuova visita, quello stesso pomeriggio. Era l'occasione per farsi dire quello che avrebbe preteso suo marito da lei, ma era ancora fortemente indecisa. Conosceva abbastanza la contessa da sapere che avrebbe riso immensamente della sua ingenuità e ignoranza. Allora si disse, mentre tagliava in piccolissimi pezzetti una fetta di arrosto, che avrebbe parlato di Magnus, di come si comportava con lei, voleva scoprire se faceva così con tutte. Non appena ebbe messo un pezzo di carne in bocca suonò immediatamente il campanello. Mary accorse in tutta fretta.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora