.23. Sweet Lord

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Dovevano essere quasi arrivati anche se Magnus non poteva esserne sicuro. La visibilità non consentiva di vedere che pochi centimetri oltre le sue dannate scarpe leggere da gentiluomo, sperò di essere andato nella direzione giusta, solo questo poteva sperare.

Le forze avevano abbandonato Ginevra già da un po', Magnus aveva sentito l'esatto istante in cui il suo corpo si era tramutato in un peso morto. La teneva stretta a sé, contro il suo torace. L'idea che li avrebbero trovati così il giorno dopo o che la neve li avrebbe sepolti e non li avrebbero trovati affatto, si stava facendo spazio nella sua mente.

Era un'idea terribilmente rassicurante, specialmente ora che era così stanco e moriva dalla voglia di assecondare la pesantezza delle palpebre che volevano solo chiudersi e soprattutto ora che aveva intuito quanto la donna che teneva tra le braccia fosse lontana dall'ammettere quello che provava.

Si, non era cambiata affatto, era ancora l'ostinata Lady capricciosa che aveva conosciuto la prima volta, in una mattina di sole che ormai sembrava incredibilmente lontana.

Si fermò per riprendere fiato, toccò la pelle di Ginevra e le spostò una ciocca di capelli che le si era incollata sulla fronte. Le dita avevano perso completamente la sensibilità, le estremità erano ghiacciate. Ma il vento si era di poco affievolito e non era il momento di indugiare, sapeva che quando sarebbe infine scesa la notte la tempesta sarebbe diventata ancora più violenta e che quello non era che un momento di stasi, il momento di quiete prima che tutto precipitasse.

Guardò di nuovo Ginevra con la paura cieca che la stessa cosa stesse avvenendo tra loro, che quei momenti che avevano passato erano tutto quello che avrebbe avuto. La strinse più forte al suo petto. Poi una nuova paura si impadronì di lui, una gelosia che lo fece di nuovo scattare in avanti.

Che la morte avrebbe preso solo lei, che gliel'avrebbe sottratta dalle braccia come aveva fatto quel dannato damerino anni prima, cogliendo al balzo l'opportunità di poterla avere tutta per sé.

No, l'avrebbe lasciato accadere, no, pensò stringendola più forte, l'aveva appena ritrovata, non l'avrebbe lasciata più toccare da nessuno.

Tentò in tutte le maniere di fare forza sulle gambe insensibili, lo fece usando solo la forza di volontà. Quasi non poté crederci quando i suoi occhi toccarono il cemento del primo gradino. Era di fronte all'enorme gradinata esteriore. In un impeto di ottimismo baciò le guance fredde di Ginevra.

<<Siamo arrivati, ce l'abbiamo fatto, my Lady.>> Le disse, ma Ginevra non si mosse.

Iniziò a tremare, non seppe mai se per il freddo o per il terrore che fosse troppo tardi e salì i gradini come se non avesse passato le ultime due ore a combattere la tempesta, come se la stanchezza che sentiva non fosse esistita.

Una volta arrivato in cima bussò con tutta la forza che aveva.

<<Ginevra, ti prego.>> Le sussurrava tra i capelli, sulla tempia lasciandole qualche bacio.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora