.32. A taste of Infinite

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Ad ogni passo Ginevra sentiva il coraggio crescere

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Ad ogni passo Ginevra sentiva il coraggio crescere. Non avrebbe più fatto a meno di lui, non avrebbe potuto. Una vita accanto al marito non era nemmeno concepibile, si stupì di come, mentre la veste della sua camicia pallida accarezzava il pavimento, la sua mente le riproponesse le esatte sensazioni che lui aveva risvegliato dentro di lei durante la notte appena trascorsa con le mani e con la sua voce profonda, inconfondibile.

Le aveva parlato con sincerità di come aveva trascorso gli ultimi anni, del vuoto che aveva sentito, del modo prodigioso in cui il pensiero di Ginevra lo avesse spinto a continuare ad andare avanti. Del desiderio e della colpa che lo avevano torturato e di tutto l'amore che ancora avrebbe avuto da darle, solo a lei, aveva detto, lei e nessun'altra.

Quando arrivò di fronte alla camera della contessa di Winthorpe sperò che la donna non l'avesse chiusa a chiave o che fosse già sveglia.

Bussò timidamente, nessuno la invitò ad entrare.

Attese stritolando tra le dita la stoffa della vestaglia pesante. Si decise infine a violare ancora un'altra regola di buona creanza.

Mentre le sue mani scivolavano sulla maniglia e non trovavano la resistenza di nessuna serratura pensò chiaramente che non aveva avuto altra scelta, che per tutto il tempo aveva avuto ben chiare in testa le mosse dei personaggi grotteschi che si muovevano sullo sfondo della sua esistenza.

Si trattava di azioni che avevano il solo scopo di allontanarla da lui col pretesto di ristabilire un ordine sociale violato. Si, quello che lei e Magnus si stavano prendendo non era accettabile, lei restava sempre una duchessa e lui, nonostante il titolo e la carriera prodigiosa non era ancora ritenuto alla sua altezza.
Era solo l'amore che lì univa, oh, l'amore non era certo sufficiente a fare in modo che comparti destinati a restare stagni comunicassero in modo tanto sfacciato.

No, l'amore non contava niente, lo sapeva bene mentre muoveva due passi in avanti nel tentativo di bloccare quel meccanismo malsano.

La stanza era in penombra, l'aria stantia.

Di nuovo il disagio la prese alla sprovvista. Si avvicinò cautamente.

<<Avete aspettato un bel po'.>>

Atona, priva di qualunque forma di vita e di rispetto. Così suonava quella voce sicura.

<<Sapevate che sarei venuta da voi?>>

<<Si, so molte cose, ciononostante questo mio talento non ha evitato che un destino tanto ingiusto si abbattesse su di me.>>

La coscia di Ginevra cozzò contro il legno del pesante letto intarsiato, si fermò all'altezza del suo addome.

Le coperte giacevano scomposte, i capelli chiarissimi contrastavano appena contro il guanciale immacolato. Solo i suoi occhi, due pietre nere rilucevano in maniera sinistra.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora