.12. Welcome to Chiswick House

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Magnus Leroy rimase a guardare la carrozza che si allontanava

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Magnus Leroy rimase a guardare la carrozza che si allontanava. Era davvero molto soddisfatto di come erano andate le cose fino a quel momento. Si domandò se era il caso di andare a bussare per conoscere la sua nuova padrona. Odiava il termine, senza dubbio, perché in fondo era troppo orgoglioso per sentirsi di proprietà di qualcuno. Ma non ce ne fu alcun bisogno perché una donna, pressappoco dell'età della duchessa di Raven, gli si fece incontro. Era un'usanza strana questa, pensò. Si aspettava che fosse un maggiordomo, non certo la contessa, a fargli gli onori di casa. La donna portava uno scollato vestito estivo, molto meno castigato di quello della duchessa di Raven. I suoi capelli biondi erano così chiari da sembrare quelli di un albino e le sue sopracciglia, anche quelle appena visibili, creavano uno strano contrasto con gli occhi quasi neri. Era l'esatta controparte della duchessa di Raven, il suo doppio luminoso. Magnus intuì tutto questo a livello molto inconscio. Intuì la dissonanza che c'era tra le due donne ma anche una curiosa complementarietà. La duchessa di Raven aveva i capelli castano chiaro e gli occhi quasi trasparenti. Sembrava che le due si fossero scambiate i connotati.

<< Benvenuto a Chiswick House. >>

Magnus fece involontariamente un passo indietro quando la contessa ne fece uno verso di lui. La voce della donna era apparentemente cordiale, ma Magnus Leroy aveva dei natali semplici e non era tipo da farsi ingannare dalle apparenze. Quello che pensò, sempre a livello piuttosto istintivo, fu che preferiva una violenza espressa con la crudeltà, ad una manifestata con le moine. Nella sua testa, dopo quella terribile giornata, c'era spazio solo per l'esigenza che aveva di rinchiudersi nel capanno del padre, stendere una coperta sull'asse sopra al lavatoio, e immergersi nella lettura dei mulini finché avrebbe retto la cera della candela. Anche la gioia per essere riuscito a circuire quella vipera della contessa di Raven, era evaporata di fronte a quella che lui avvertiva come una nuova minaccia alla sua tranquillità.

<< Vi ringrazio...>>

Magnus fece un inchino e guardando in basso si accorse che il terreno si stava asciugando, l'acqua, con quel caldo torrido, era già quasi completamente evaporata. Lasciò la frase sospesa perché non ricordava assolutamente come si chiamasse la donna che si trovava di fronte.

<<Sono la contessa di Winthorpe. Siete stato scambiato dalla duchessa di Raven per una cameriera francese.>>

<<Posso parlare liberamente?>>

Magnus Leroy si alzò in tutta la sua statura, non importava l'estrazione sociale della donna che si trovava di fronte. Odiava chiedere il permesso, aveva una natura orgogliosa. Ma oggi era troppo stanco persino lui, per far vincere l'orgoglio. Quello che lo sorprese però, fu l'evidente contrasto che c'era tra i modi apparentemente opposti delle due donne, che oltre che d'aspetto, sembravano assolutamente differenti anche nelle maniere. La contessa di Winthorpe aveva deciso di dargli del voi. Di trattarlo con un'apparente rispetto e fin troppa cordialità.

<< Mi sembra un po' svantaggioso rinunciare ad una cameriera personale per me. D'altronde la mia mansione mi era oscura anche nell'altra occupazione. Non capisco cosa vi abbia spinto, vostra grazia...>>

L'uso dell'epiteto lo colpì. Gli era venuto naturale chiamarla così. Se lo avesse fatto anche con quella vipera della duchessa di Raven sicuramente si sarebbe risparmiato tutto il fastidio che sentiva adesso, questo dolore per le ferite che bruciavano come l'inferno e che forse si stavano infettando per colpa di quella temperatura elevata e della sommaria cura che vi aveva dedicato. Si poggiò delicatamente la mano sul torace e fece un verso abbastanza eloquente, dimenticandosi della presenza della contessa che non si lasciò sfuggire la cosa.

<<Avremo tempo per discutere delle vostre mansioni. Per ora quello che mi interessa capire è cosa vi è successo. Perché la vostra camiciola è sporca di sangue?>>

<< Niente di cui una donna nella vostra posizione dovrebbe preoccuparsi.>>

<<Come vi chiamate?>>

<<Magnus Leroy. >>

<<È un bel nome. Un nome da gentiluomo. Magnus, io tratto con cura i miei affari, indifferentemente che si tratti dei miei sottoposti, delle mie relazioni sociali o semplicemente dei miei oggetti. Allora, cosa vi è successo?>>

<<Una rissa in una taverna.>>

La contessa di Winthorpe lo guardò in una maniera che Magnus Leroy non seppe decifrare, ma distolse lo sguardo momentaneamente sulla sua figura slanciata, anche quella, diametralmente contraria al corpo sinuoso della duchessa di Raven.

<<Per una donna?>>

Insistette la duchessa guardandolo con quegli occhi neri. La voce sottile e amichevole.

<<Si.>>

Mentì Magnus.

<<Affascinante.>>

Replicò la contessa di Winthorpe.

<< Se venite con me, farò dare ad una delle mie cameriere una sistemata alle vostre ferite. Nel mio caso è d'obbligo che dormiate a casa mia. Quindi stanotte resterete qui, voglio che chi lavora per me sia sempre disponibile.>>

Magnus alzò la testa dalla paccottiglia di terra chiara.

<<Come desiderate, vostra grazia.>>

<<Bene, potete andare. Un'ultima cosa. Posso tollerare qualche distrazione, o meglio, a voi la perdonerò sicuramente, ma non voglio bugie tra di noi. Siamo intesi?>>

Magnus non ebbe modo di rispondere, la contessa lo precedette velocemente all'interno della casa, entrambi passando per l'ingresso lasciarono macchie di terra rappresa sul pavimento. L'unica cosa che pensò, oltre al fatto che non avrebbe avuto modo di leggere i suoi libri, fu che probabilmente la sua situazione era addirittura peggiorata. Era solo una sensazione questa, ma Magnus Leroy era abbastanza esperto delle cose del mondo da capire, che le sensazioni di questo genere, erano dei campanelli d'allarme abbastanza affidabili.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora