.36. Murky Water

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London, August 1802

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London, August 1802

Quanto conta davvero il tempo? Lo scorrere incessante, l'arrestarsi di colpo, il proseguire a singhiozzo o l'estendersi all'infinito dei minuti, delle ore, dei giorni...

L'alternarsi dolce delle stagioni, il sole che scotta la pelle e qualche mese dopo di nuovo il gelo che spacca le labbra, che cristallizza il mondo, lo nasconde e poi, quando l'organismo sembra essersi finalmente rassegnato a quella fredda sospensione della vita, tutto ritorna al punto di partenza, il ghiaccio si scioglie, l'allegria affolla le strade, le vie di Londra si riempiono di nuovo di voci festose, goderecce, il verde esplode dappertutto insieme ad una nuova speranza.

Ed ecco che i giardini si riempiono dei cittadini che finalmente scelgono di passeggiare anziché andare in carrozza e si fermano in quei paradisi artificiali per godere del fresco che il riparo degli alberi consente, alcuni vanno verso le campagne dove l'afa sembra farsi un tantino più sopportabile, altri invece preferiscono la vita di città anche d'estate per gli spettacoli all'aperto che offre, la varietà degli hobby che vi si possono praticare.

La Stagione era finita da qualche giorno, erano nati nuovi accordi insperati, altri, da sempre accarezzati erano stati invece infranti, come i cuori delle fanciulle che dopo aver sperimentato gli spassosi ricevimenti di città, in campagna non volevano tornarci affatto.

Era di questo, di una certa Sophia che si era vista preferire la cugina dal conte di Winchester, che si stava parlando. Ed era proprio sul pettegolezzo più scottante, ossia il fatto che il conte avesse consumato eccome il findanzamento con la povera Sophia, che si indugiava con avidità mentre mani di donne accanto a lei frugavano tra quella frutta fresca e matura con poco rispetto.

Elsa Pound sbuffò per far capire alla sua vecchia amica che era lì.

Elsa si trovava al mercato che si affacciava sul lato ovest del Tamigi quella mattina, non si era fidata di mandare Roland Barns, visto che le ultime due volte aveva contratto dei pessimi affari con Lucy Fisher.

Ci teneva Elsa che le pesche fossero buone, era uno dei pochi alimenti che la sua padrona mandava giù e non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, non solo provava una pena infinita per lei, per la sua magrezza e quel silenzio ostinato che riservava a chiunque, ma avrebbe più volentieri sopportato il gravoso lavoro a cui i suoi passati capricci l'avevano costretta qualche anno addietro. Il mercato pullulava di suoni in quella bollente mattina d'agosto, tanto che Elsa fu costretta a fermarsi molte volte per prendere fiato.

<<Oh, chi si vede.>> Disse Lucy, dall'altra parte del carretto non degnandola nemmeno di un'occhiata mentre riempiva la cesta di una brava donna con qualche mela e qualche pesca di qualità assolutamente migliore di quelle che aveva rifilato a Roland.

Elsa fece un segno con la testa in direzione delle pesche marce che giacevano poco più giù.

<<Dì un po', devo venire di persona per farmi dare qualcosa di decente invece di quello schifo? Pensavo fossimo amiche, cos'è non ti mando denaro buono io? >>

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora