Magnus Leroy ama aggiustare le cose, é affascinante, sicuro di sé, ostinato e segue una regola: non vedere la stessa donna per più di due volte, mai.
La duchessa di Raven è in grado di distruggere tutto quello che gli capiti a tiro, se disturba...
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La duchessa di Raven ripensò alla sua vita prima di Magnus, prima che quell'uomo prepotente entrasse di nuovo nella sua esistenza senza bussare. Avrebbe dovuto cacciarlo dal suo letto, dormire con lui era stato un errore imperdonabile. Perché aveva detto di sì ad Edmund quando lui le aveva domandato se poteva raggiungerla quella stessa notte?
Oh, lo sapeva perché, pensò la duchessa mentre osservava Lisette varcare la porta con un'espressione nervosa sul bel viso giovane.
Lo aveva fatto per ferire Magnus e perché se avesse detto di sì ad Edmund non avrebbe potuto di nuovo dormire con lui. Era stato così intimo, così assurdamente eccitante che sentiva l'impulso di scappare.
<<Dov'è la mia cameriera?>>
Chiese la duchessa a Lisette con voce fredda e perentoria. Dopo Pauline non ne aveva più trovata nessuna che sopravvivesse per più di una settimana. Se alcuni lati spigolosi del suo carattere sembravano essere stati limati dall'esilio a cui lo scandalo l'aveva condannata, altri, soprattutto quelli che riguardavano il suo rapporto con la servitù, erano diventati ancora più aspri.
Lisette avanzò con sicurezza. Odiò il suo corpo giovane e scattante, odiò il viso liscio, privo di imperfezioni, lucido, quasi.
Magnus la prima volta che si erano conosciuti le aveva detto che la pelle giovane riflette la luce. Si portò una mano al viso, la lasciò ricadere con un sospiro. Inutile prendersi in giro, per Magnus era ormai vecchia. E il suo titolo non contava nulla, proprio nulla, di fronte alla bellezza di Lisette.
<<La vostra cameriera non si sente bene, deve aver mangiato qualcosa di avariato. E non è la sola, anche lady Leroy stamattina non si sentiva in forma.>>
Lisette si avvicinò e iniziò con gesti nervosi e sapienti a spogliarla. Si chiese se a Magnus piacesse il tocco di quelle piccole mani leggere e chiuse gli occhi per evitare che l'altra si accorgesse del dolore che provava.
Si appoggiò al letto e tentò di mandare via quel magone molto poco aristocratico che la faceva vergognare di esporsi agli occhi di quella stupida cameriera che era l'amante di Magnus. Che le importava? Si disse mentre alzava le braccia e Lisette faceva scivolare via la vestaglia.
Era meglio così, quello che era successo quella notte era sicuramente stato solo un caso. Un modo di Magnus per appianare le cose, in fondo aveva parlato di amicizia, ed era, senza dubbio alcuno, l'unica cosa che la duchessa fosse interessata a concedergli.
Ma si sa, il cuore è capriccioso e i pensieri possono esserlo altrettanto. L'immagine della graziosa cameriera la catapultò di fronte alla scena in cui Magnus la frugava sotto le vesti davanti a lei, le natiche sode e piccole di Lisette la infastidirono. Non resse il ricordo, la fece sentire ancora più sciocca per avergli sacrificato tutto. Aveva le guance in fiamme e il cuore in tumulto. Lisette la stava aiutando a mettere il vestito e ogni tanto indovinava negli occhi per niente timorosi di quella servetta, un giudizio nei confronti del suo corpo, fu sicura di trovarci anche una segreta soddisfazione nel constatare che si, i segni del tempo, vi si indovinavano senza dubbio.
<<Cosa c'è tra te e Sir Magnus?>>Si odio per averlo fatto, non avrebbe dovuto.
<<Sono la sua amante.>> Fu la risposta candida di Lisette, l'aveva pronunciato senza mezzi termini e senza vergogna. <<E sono innamorata di lui.>> Aggiunse fiera.
<<È un uomo incredibile e ...>>
<<Dormi con lui?>>
<<Si, ho sempre dormito con lui, tranne da quando siamo arrivati qui. >>
Non seppe perché quella frase le fece tirare un sospiro di sollievo ma poi la fece di nuovo precipitare nel baratro del dubbio, quella notte per lui era stata alla stregua di Lisette? No, non l'aveva neppure toccata, in fondo. Era abbastanza sicura che con Lisette non si limitasse a dormire.
<<Finisco da sola.>> Disse con un tono gelido. Lisette la guardò come se fosse impazzita. <<Vattene.>>
Le ordinò a quel punto senza mezzi termini la duchessa. Il vestito era già allacciato, si sorprese del tempo che impiegò a rendere i capelli presentabili, alla fine li lasciò sciolti, era la prima volta nella vita che lo faceva e non seppe spiegarsi il perché.
Mentre raggiungeva il salotto di Lady Sanders si accorse che si erano formati piccoli gruppi di persone che parlavano in maniera concitata. Magnus Leroy non c'era. Lo sconforto che la prese si aggiunse alla lista delle cose che non sapeva spiegarsi.
Charles le venne incontro.
<<Come vi sentite?>>
<<Bene, perché?>>
<<Non avete saputo?>>
<<No, cosa avrei dovuto sapere?>>
La contessa di Winthorpe si avvicinò costernata, accarezzandosi il ventre sempre più tondo. Era sempre stata al suo posto, non le aveva mai parlato direttamente, ma a quanto pareva i fatti recenti erano in grado di annullare quella distanza che si era imposta.
<<Sono costernata mia cara, temo che non abbiate molta fortuna con le cameriere.>>
Tentò di mettere a fuoco quella ragazzetta esile che aveva scelto una settimana prima, ma le sfuggiva, era pochissimo che era al suo servizio. La contessa continuò a parlare facendosi aria con le mani.
<<È morta un'ora fa, dicono abbia mangiato qualcosa che le è stato fatale. Povera creatura, si contorceva dal dolore. E lady Leroy forse ha mangiato la stessa cosa, anche se le sue condizioni sembrerebbero meno gravi.>>
<<Ginevra come vi sentite?>>
Il duca anche annullò tutte le distanze, raggiungendola e osservandola con attenzione. Alla contessa non sfuggì il gesto che riservò alla moglie, quelle mani protettive che si calarono sulle sue spalle. Edmund, che conversava con la marchesa di Villeron a quella vista li raggiunse immediatamente e si mise accanto a quella che considerava la sua fidanzata.
<<Sto bene.>> Rispose la duchessa ma chiuse gli occhi, fosse stato per lei avrebbe voluto solo tornare indietro.
<<Robert, lasciatemi appoggiare a voi, mi dolgono i piedi per colpa del peso del bambino.>>
Il duca si staccò con un sospiro dalla moglie e fece quello che gli era stato chiesto.
<<Bisognerà indagare bene sulla faccenda.>> Disse alla fine, rincuorata dalle nuove attenzioni, la sua vecchia amica. In quel momento Magnus oltrepassò l'arco del salotto a grandi falcate e si guardò intorno. Edmund le aveva messo una mano intorno alla vita. Magnus la osservò bene stringendo gli occhi, la duchessa dovette appoggiarsi al Cavaliere tanta fu la sorpresa di quello che provò al ricordo delle sue labbra vicine, del suo corpo allacciato e dei piedi che cercavano i suoi sotto la pesante coperta.
Non pensò minimamente che il gesto di Edmund, dall'esterno, potesse risultare più intimo di quello che in realtà era. Magnus non si avvicinò, lo raggiunsero tutti tranne lei, l'unica che lui continuava a guardare mentre parlava con gli altri.