Magnus Leroy ama aggiustare le cose, é affascinante, sicuro di sé, ostinato e segue una regola: non vedere la stessa donna per più di due volte, mai.
La duchessa di Raven è in grado di distruggere tutto quello che gli capiti a tiro, se disturba...
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La duchessa aveva lasciato cadere a terra il biscotto e il duca l'aveva scambiato per un consenso pieno d'emozione. Era lusingato da tutto questo, sua moglie, sotto quella furia, era davvero la fanciulla pura e da corrompere che si aspettava. Era delizioso tutto questo, recuperò il biscotto finito sulla tovaglia, lo stesso che aveva addentato direttamente dalle mani della moglie e finì in un boccone il lavoro. Burro e miele, un'accoppiata vincente, come quella di un uomo esperto e una vergine pura, pensò, guardando intensamente la donna pallida che gli sedeva di fronte. Davvero erano stati tutti così sciocchi da pensare che l'avrebbe lasciata incustodita nelle mani di quel finto gentiluomo? Dove non arrivava la sua smania nei confronti della moglie, arrivava di sicuro il buon senso.
La duchessa si accomiatò dal marito tremando appena, un mal di testa terribile le aveva appena bombardato il cranio senza curarsi del fatto che fosse una testa di duchessa quella, anzi era stato, invero molto democratico e spietato. Mise due dita sul naso, vicino alla fronte testando la sensibilità, ormai del tutto assente, del suo viso.
<<Vado a stendermi >>.
<<Conterò i minuti>>.
Rispose suo marito coi baffetti nuovamente e insopportabilmente bagnati, come un cane che avesse appena bevuto in una pozzanghera.
Indossò lo stesso il vestito verde, lo avrebbe visto, se non altro. Lui forse le avrebbe parlato, o si sarebbe di nuovo arrabbiato e chiuso in sé stesso come era accaduto le ultime volte?
Quella mattina, la prima cosa che aveva fatto, era stata scrivere alla contessa di Winthorpe che sarebbe andata a cavalcare. Sapeva che lui sarebbe arrivato a breve.
Infatti Magnus era già sulla strada fangosa che conduceva a casa della duchessa, il cavallo si fermava spesso per via dell'attrito che gli zoccoli trovavano durante il cammino. La notte appena trascorsa era stata la peggiore e la più lunga della sua vita e ora gli pareva, tirando le redini con quell'insistenza, di forzare il giogo del destino e di rompere le catene di quella insensata situazione. Da quando si era trovato quella dannata duchessa davanti, la sua vita era andata a rotoli. Assestò un colpo troppo forte al cavallo e i suoi zoccoli si immersero nella terra morbida dove slittarono, la bestia rischiò di rovinare e tirarselo appresso. Gli sarebbe dispiaciuto che la sua vita terminasse in quel modo? Magnus non aveva paura della morte, non aveva avuto paura di molte cose prima di quel momento, prima che le sue notti divenissero un incubo ad occhi aperti. Si preoccupava di bere birra, prestarsi in qualche lavoro di stagione con altri uomini come lui, di leggere qualche libro e fottersi qualche donna. Una vita semplice, una vita rispettabile. Tutto quello che non era più; rispettabile infatti era l'ultima parola che gli veniva in mente quando pensava alla realtà delle cose e a sé stesso. Quindi la risposta era si, terminare la sua vita in maniera così miserabile gli sarebbe dispiaciuto, non era certo un fanatico religioso, ma era sicuro che la sua anima non fosse apposto, era sicuro che in quel momento fosse dello stesso colore della vegetazione che lo circondava.