Quando uscì, accompagnata dal maggiordomo che le teneva aperto un ombrello nero, la duchessa di Raven rimase un attimo ferma di fronte a quella pioggia torrenziale. Sembrava proprio che il sole alto nel cielo di quella stessa mattina, non fosse stato che un'illusione. Magnus però era ancora all'erta là fuori, ancora reale, terribilmente vivo coi suoi occhi di fuoco.
<<Ci penso io.>>
Disse al maggiordomo che guardò Magnus guardò come se fosse stato uno spettro, un'apparizione del tutto inaspettata. Si capiva che lo stava studiando, squadrandolo dall'alto al basso. Poi attese il cenno della duchessa di Raven e passò a Magnus l'ombrello. Il maggiordomo della contessa tornò verso l'ingresso in tutta fretta, la pioggia cadeva fitta, gli cadeva sul viso ingrigito in piccole precise stilettate, lo feriva.
Appena rimasero soli Magnus le si avvicinò facendo in modo che i loro visi fossero vicini. Ma la duchessa continuò a guardare dinnanzi a sé e a contare mentalmente quanti passi potessero essere necessari per arrivare alla carrozza. Venticinque passi. Venticinque come i suoi anni. Li aveva già contati una volta i passi che servivano, per passare il tempo, però. Non come oggi, che aveva l'impressione di volersene andare da lì il più in fretta possibile. E questa sensazione non era da lei. Non era nella sua natura.
<< Oggi ti sei comportato in maniera vergognosa.>>
La voce della duchessa era tagliente ma smorzata dal temporale estivo. Avrebbe spaventato chiunque quel tono. Aveva fatto piegare il capo a tutti quelli che si era trovata di fronte, eppure Magnus però non era per niente intimorito. Anche se era quello su cui, la sua violenza, si era accanita con maggior rigore e con meno pietà.
Non era mai arrivata a tanto con nessuno. Qualche schiaffo dato in un impeto di frustrazione a indifese cameriere e qualche oggetto lanciato con furia, era tutto quello che si era permessa fino a quel momento. La pioggia smorzava gli intenti, picchiettava invadente sull'ombrello come se volesse spingerli ad uscire da quel riparo, come se intendesse stanarli.Magnus si fermò, smise di camminare verso la carrozza. La duchessa di Raven pensò che forse avrebbe dovuto ripetere quello che aveva detto perché Magnus sembrava non aver ascoltato.
<<Oggi ti sei comportato in maniera vergognosa.>>
Ripeté la duchessa.
<<Anche voi.>>
Le parole dell'uomo erano pacate e serene. L'ombrello non li copriva entrambi e lui si era sacrificato, l'acqua gli scivolava giù dai capelli, finendo per zampillare in gocce che si allargavano in piccoli cerchi perfetti vicino alle sue scarpe sformate.
<<Non capisci cosa stai rischiando con questo atteggiamento? >>
La duchessa urlò sia per farsi sentire, sia perché sperava che questo lo avrebbe indotto a rispettarla.
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LA DUCHESSA DI RAVEN
Ficção HistóricaMagnus Leroy ama aggiustare le cose, é affascinante, sicuro di sé, ostinato e segue una regola: non vedere la stessa donna per più di due volte, mai. La duchessa di Raven è in grado di distruggere tutto quello che gli capiti a tiro, se disturba...