.31. The Last Grace

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I suoi polpastrelli dietro al collo, le sue mani strette intorno ai fianchi erano una dolce tortura

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I suoi polpastrelli dietro al collo, le sue mani strette intorno ai fianchi erano una dolce tortura. Ginevra lo pregava sottovoce, la sorprese come la voglia che aveva di quell'uomo avesse già assunto la parvenza di una dolorosa dipendenza fisica.

Davvero in passato era stata così sciocca da rinunciare a tutto questo?

Come aveva fatto a non morire per via di quella lacerazione che sentiva anche quando Magnus si allontanava di pochi centimetri per guardarla?

<<Non resisto più.>>

La avvertì Magnus con la voce spezzata dal respiro ormai irregolare ma Ginevra aveva già avuto modo di capirlo da sé. L'innegabile turgore che lui aveva frizionato addosso al suo ventre lo lasciava intuire in maniera innegabile.

<<Ti prego...>> Ripeté con voce roca. Ginevra rimase colpita dal riflesso dei suoi capelli neri che brillavano quando Magnus girava la testa verso la luna. Il cielo era scuro ma privo di nuvole.

Insieme allo stupore dell'essere riuscita a vivere lontano da lui, la colse anche quello della tempesta che sembrava non essersi mai abbattuta su di loro e di cui non restava che il pallido velo bianco steso su tutto quello che li circondava. Tentò di vedere oltre il giardino di Lady Sanders ma non ci riuscì.
Diede la colpa alla neve che limitava di molto la visibilità.

Avrebbe dovuto curarsi più delle minacce, di quello che la le accadeva intorno. Ma era impossibile, aveva solo bisogno di lui.

<<Ti amo.>> Ripeté come se fosse una formula magica in grado di cambiare la realtà, in quella parola lei aveva racchiuso tutto.

Magnus increspò le labbra in uno dei suoi sorrisi sfacciati e poggiò il viso accanto al suo, strofinò in una maniera che a Ginevra parve dolcissima il suo bel naso dritto contro quello piccolo di lei.
Fu in quel momento che Ginevra decise di prendere da lui tutto quello che poteva.

<<Ti amo anche io, my Lady e tutto il tempo che non passerò dentro di te, lo passerò a ripetertelo.>>

Quell'accenno al tempo le causò l'ennesima sensazione di disagio. Il tempo, una parola terribile che gli remava contro, che li avrebbe frantumati.

Se Magnus si accorse dell'improvvisa tristezza che la attraversò non ne fece parola.

Non c'era nessun tempo futuro, nessuna possibilità reale oltre a scappare.

Ma non potevano farlo, li avrebbero trovati, se anche Lisa li avesse lasciati in pace, suo marito era stato chiaro, non avrebbe fatto lo stesso.

Avrebbe avuto il potere sufficiente e il diritto di riportarla indietro con le cattive se avesse voluto, non sapeva cosa lo aveva fermato negli ultimi sei anni.

Anzi no, lo sapeva, era stata la contessa di Winthorpe a tenerlo ancorato a sé, ma ora la perdita del bambino aveva reso chiare quali fossero le intenzioni del marito e quali sarebbero stati i suoi comportamenti in futuro.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora