.40. Red String

2.1K 102 21
                                    

 Fleet Prison, 20 febbraio 1799

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Fleet Prison, 20 febbraio 1799

I tre rintocchi della torre di Londra la destarono dal suo sonno superficiale e confuso, si portò una mano al colletto in organza del leggero abito di mussola che aveva indossato, beige, ricamato dalle esperte mani della sarta di Farringdon Street, assolutamente inadatto a quella fredda giornata invernale. Era stato un tentativo maldestro di tornare indietro nel tempo.

Slacciò il primo bottone, poi si appoggiò sui comodi cuscini della sua carrozza, allontanò la tendina e osservò la luce opaca di quella giornata e infine il fiume di quel colore insondabile, quelle acque sozze e melmose. La sua mano dal colletto scese all'addome morbido, la pancia, che lo sapeva bene, non si era ancora ritirata del tutto.
I suoi occhi tornarono alla macchia rossa che si allargava sulla neve, all'onta della sua coscienza che infine si era ribellata alle nefandezze che aveva commesso. Alexandra non era propriamente devota, non aveva fede in Dio e nemmeno nel diavolo, sebbene lo trovasse infinitamente più interessante. Ma aveva sempre creduto che le azioni personali corressero su un filo invisibile, una corda tesa e fragile. E ora poteva visualizzare quella corda che era sempre stata solida sotto ai suoi piedi, resistente alle mille libertà che si era presa, tendersi all'ingiù sotto il peso del suo corpo e soprattutto delle sue azioni.

Per questo aveva tentato di impiccarsi, perché la corda infine aveva ceduto e tutto quello che aveva fatto si era presentato davvero di fronte a lei sotto forma di assenza, di perdita.

Robert non voleva più vederla. Non la salutava neppure, fingeva di non conoscerla.

Alexandra aveva preso delle vite, aveva manipolato, aveva giocato coi fili degli altri e aveva sempre intuito che prima o poi anche il suo equilibrio si sarebbe spezzato. Non aveva mai pensato che l'avrebbero accusata di qualcosa, no, sapeva che infine la sua coscienza si sarebbe palesata in un altro modo.

Per esempio con un figlio mai nato che ritornava alla sua mente come un papavero che sboccia sulla neve, l'amore della propria vita che l'abbandonava come una cosa di poco conto, sparendo dalla sua esistenza all'improvviso, la sua bellezza che sfioriva, avvizziva, mostrava infine quello che aveva dentro.

Eccolo qua l'equilibrio che si spezza, il male che azzanna forte. L'aveva trovata la cuoca di Chiswick House, la cercava dappertutto per parlare con lei di cosa fare del maiale che le aveva chiesto di comprare al mercato.

L'aveva trovata che penzolava lei stessa come la grossa scrofa, il colorito ancora roseo e il respiro appena accennato. Era stato quel rumore a spingere la cuoca a salire su una seggiola e tirarla giù. Senza compassione, solo per senso del dovere Alexandra l'aveva capito subito, aveva sentito i sospiri spazientiti che avevno accompagnato i gesti della donna mentre slegava la corda e la liberava dal suo destino. Subito dopo la contessa aveva tossito, si era trovata di fronte quegli occhi svegli e assolutamente privi di preoccupazione della domestica.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora