.8. The Invitation

1.4K 95 20
                                    

Non ebbe modo di parlare col marito e la cosa non risultò essere l'unica nota positiva di quella terribile serata

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non ebbe modo di parlare col marito e la cosa non risultò essere l'unica nota positiva di quella terribile serata. Magnus non si avvicinò più a lei, ogni tanto cercò, incauta, i suoi occhi verdi tra gli ospiti, odiandosi per la sua stupidità, per quello che definì un'inclinazione a farsi del male. Era bellissimo, tormentato, distante. L'aveva visto toccare quella cameriera, si era sposato, e in passato era stato l'amante della contessa di Winthorpe. Ormai non c'era più nulla che la legasse a lui, ormai tutto quello che aveva perduto, e lo seppe con sicurezza, era stato sacrificato per nulla.

Il Cavaliere infine smise di danzare, la raggiunse, e visto che nessun altro si era avvicinato a lei, trovò un sollievo poter scambiare finalmente due parole con qualcuno. Aveva promesso solennemente, prima di andarsene, che avrebbe trascorso il Natale a Pitchford Hall, ospite della marchesa di Sanders, non che avesse avuto molta scelta, l'amica, di solito restia ad imporsi, in questo caso si era rivelata assolutamente dittatoriale.
Guardò di nuovo per un breve istante quel viso duro, in ombra, dall'altra parte del salone e la forma gonfia dei suoi pantaloni al ginocchio, non riuscì a frenarsi, com'è che aveva detto?

So che vi è piaciuto, vi ho sentita fremere intorno a me, al mio fallo, vi ricordate le lezioni che vi feci sull'anatomia, quel giorno nella radura? Io ricordo tutto.

Si, anche lei ricordava tutto, ricordava quello che aveva visto, ricordava il suo membro eretto, le sue mani che lo stringevano mentre la guardava, che toccavano quel desiderio evidente, turgido.
Afferrò il velluto del divano con forza, sentì la stoffa inarcarsi e penetrare sotto le unghie, lo arpionò di nuovo, lui la guardava. Lasciò la sala, il camino e gli occhi verdi di Magnus Leroy con un peso nel cuore e la sicurezza che, fosse dipeso da lei, avrebbe, in futuro, evitato che la ferisse di nuovo e soprattutto di abbandonarsi ancora a pensieri tanto lascivi.

Lisa Leroy aveva osservato per tutto il tempo la duchessa di Raven e lo aveva fatto per una ragione precisa, suo marito era diventato nervoso, non l'aveva mai visto ridotto in quella maniera.
Si convinse che fosse per via dell'odio che provava per la duchessa, eppure l'aveva visto prendere vita, accendersi, aveva notato i suoi gesti scattosi, gli stessi che l'avevano sedotta quando era ancora la cameriera personale della contessa di Winthorpe, gli stessi che erano spariti da quando erano andati q vivere a Gremorne hall.

Suo marito sembrava un animale in cattività, continuava a cercare quella maledetta donna tra gli invitati, non la perdeva di vista. Provò una gelosia cocente, aveva parlato delle lettere alla contessa, aveva confessato quello che aveva fatto. La contessa, che ora era la sua più cara amica, non si era mostrata troppo sorpresa, né arrabbiata con lei, tanto che Lisa aveva avuto il dubbio che lo sapesse già, infatti la contessa lo sapeva eccome, le aveva persino rivelato quello che il marito aveva scritto a quella donna in passato, facendola fremere di indignazione. Davvero si era dato piacere pensando a lei come scriveva? Davvero la desiderava fino a quel punto? Eppure tutto questo non aveva alcun senso.

Si chiese cosa provasse davvero il marito per la duchessa, era stato lui e non il Cavaliere a prendere la sua virtù? Il dubbio le fece male, bocciò l'idea, era insopportabile, se così fosse stato, era sicura che una donna timorata di Dio, qual era sicuramente lady Sanders, non l'avrebbe mai messa in una situazione tanto imbarazzante.

Magnus aveva accettato l'invito di passare, insieme ad altri nobili tra cui pensava ci fosse anche la duchessa di Raven, il Natale e il nuovo anno presso la residenza della marchesa. Si vociferava che fosse enorme, che ci fossero tre aree della casa completamente disabitate nel tempo che la marchesa trascorreva altrove. Che le scogliere del Sassex fossero uno spettacolo assolutamente suggestivo.

Ovviamente non erano queste le ragioni per cui Magnus Leroy aveva accettato. Erano state le parole della dama, il suo buonsenso a renderlo assolutamente convinto che fosse necessario trovare una collocazione a quella smania che sentiva, che fosse infine giunta l'ora in cui avrebbe dovuto lasciare andare la duchessa di Raven per la sua strada. Per ora sembrava che averla sempre sotto agli occhi non portasse i risultati sperati, anzi, si era ritrovato geloso ed eccitato quando l'aveva vista stringere la stoffa del divano su cui era seduta accanto al Cavaliere. Le sue dannate mani ancora gli facevano un certo, curioso effetto, la sua vicinanza lo faceva fremere come un maldestro giovane stallone. Ed era stanco di tutto questo.
Lisa, almeno, si era fatta taciturna e, accertatasi col marito che avesse fatto bene a dare la sua parola a Lady Sanders, si era chiusa in un ostinato silenzio.

Stanco di quella situazione, fu Magnus a proporre di andarsene, il viaggio in carrozza fu penoso, la moglie continuava a stare zitta e i pensieri di Magnus, nel buio dell'abitacolo e della campagna, sembravano invece opprimenti.
Quella notte Lisette si infilò nel suo letto e lui, con infinita vergogna, finse per tutto il tempo che fosse un'altra e quando quell'illusione si rivelò troppo difficile da attuare e il suo corpo si rifiutò di collaborare, la cacciò in malo modo.
Aveva fallito. Non solo non si era liberato di quel fantasma che lo tormentava, che portava un vestito blu in cui pareva fossero rimaste incastrate tutte le stelle e aveva le piccole mani più incantevoli che avesse mai avuto modo di vedere. Ma aveva dato la sua parola a Lady Sanders che avrebbe trascorso vicino alla causa della sua ossessione, un lunghissimo soggiorno. Quello che gli era parso sensato quando lo aveva promesso a Lady Sanders, ora, nel freddo e inospitale letto in cui si trovava, gli parve solo pericoloso e incauto.

Il Cavaliere nella carrozza fu meno accondiscendente di quanto si fosse ripromesso, insistette con calore a palesare il suo rifiuto per l'invito di Lady Sander, si mostrò indignato del modo in cui la donna aveva guardato quello stalliere ripulito, arrivò a farle promettere che, se avesse accettato lo stesso, sarebbe stata lontana da lui e dal marito, se fosse stato presente. Che quella che lei definiva un'amica, in realtà era una donna diabolica. Si mise in ginocchio nella carrozza, le giurò di nuovo il suo amore. La duchessa di Raven lo rassicurò che nulla sarebbe cambiato, che il suo cuore non era mai stato, se non per un brevissimo istante, di Magnus Leroy.

Allora il Cavaliere le ricordò che lui si era preso le sue responsabilità ma che Magnus non l'aveva mai fatto, che era l'uomo che aveva di fronte ad essersi preso una colpa che non aveva commesso, che non l'aveva mai abbandonata anche se la società l'aveva rifiutata.

La duchessa sapeva che era vero, che il Cavaliere coi suoi modi impetuosi era nel giusto, e che Magnus Leroy ,si era comportato come un bastardo senza cuore, sacrificandola per i suoi interessi.

Permise al Cavaliere di fare con lei tutto quello che desiderava, ma pensò tutto il tempo al modo in cui le mani di Magnus Leroy avevano stretto i glutei della cameriera mentre la guardava, all'effetto che quelle mani facevano addosso, al modo in cui frugavano, prendevano e esigevano. I colpi di reni che Edmund le imprimeva, parevano andare a vuoto come se non ci fosse collisione tra la loro carne, la sua pelle lo rifiutava, il suo corpo non la penetrava, le sembrò che sbattesse solo contro il suo senza giungere mai ad alcunché, eppure il pensiero di Magnus bastò ad infuocarla ad un certo punto e tutto cambiò. Non era la prima volta che lo invocava nell'intimità ma stavolta fu diverso, stavolta si sentì terribilmente in colpa.

Edmund non era mai stato come lui, tanto impetuoso, tanto irrispettoso. Edmund non l'aveva mai guardata in quel modo assurdo, voluttuoso, sfacciato.

Ma Edmund le era stato accanto quando gli altri l'avevano abbandonata, Edmund faceva colazione con lei, passeggiava con lei, l'accompagnava dappertutto. E questo non l'avrebbe dimenticato, non avrebbe mai, mai fatto in modo, si ripromise, anche se il suo corpo e la sua mente la tradivano, di dimenticare di nuovo chi era.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora