.24. Golden Perimeter

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Ginevra non aveva mai provato la sensazione di essere così leggera, le pareva che non ci fosse niente di importante, niente di contingente che la spingesse a tornare indietro. Era scivolata in un sonno torbido e insensibile, di cui l'ultima immagine che conservava era l'uomo coi capelli corvini e pieni di neve che la fissava in modo disperato coi suoi occhi verdissimi.

Dopo quella sospensione della coscienza e di tutte le cose che conosceva, si meravigliò non poco di quanto fosse doloroso e spaventoso tornare a sentire i tormenti del suo corpo che per lungo tempo era stato, insieme alla mente, addormentato.

La prima cosa che avvertì fu una voce maschile roca e a tratti spezzata. La implorava di svegliarsi, la supplicava. Come un mosaico dai pezzi piccolissimi la sua coscienza trovò una collocazione al suo stato, trovò uno spazio per quelle parole e un volto preciso dall' espressione disperata, lo stesso con cui l'aveva fissata prima che perdesse i sensi.

Ricordò tutto insieme, il mosaico infine si ricompose, preciso, implacabile e si stagliò chiaro contro la sua coscienza, in un modo che la spinse a boccheggiare come se fosse stata in apnea per lungo tempo.

La amava.

Le aveva detto che l'amava. Lo continuava a ripetere incessantemente anche adesso.

La pregava, la voleva strappare, avido,  a quell'oblio sereno in cui era piombata. Si, eccola di nuovo la sua voce. Con la presa di coscienza arrivò repentino il terrore.

Insieme al formicolio delle mani e alla pesantezza di quel corpo.

Tenne ancora gli occhi chiusi. Era un disastro, quell'intera situazione era assurda. Era sposato, sua moglie era lì, avevano due vite distinte ormai da anni. Cosa aveva intenzione di fare? Non lo sapeva Magnus Leroy che il cuore non dovrebbe essere lasciato tanto libero? Non sapeva abbastanza della loro società nonostante il suo titolo? Si comportava ancora come un selvaggio? Non ricordava quello che era successo quella mattina, quando che suo marito dopo averla violentata, l'aveva spinta a camminargli davanti come una prostituta? Non aveva ancora capito in cosa consistesse la rovina?

Cosa pensava che fosse cambiato?

<<My Lady?>>

Non sopportò le note intense della sua voce, neppure quel poco di speranza che balenò in lui.

No, tutto quello che stavano facendo era una follia.

Sentì i suoi baci leggeri sulla guancia, la sua gamba era sopra il suo corpo, l'abbracciava strettissima.

Con un sospiro focalizzò la sua mascella rigida, gli occhi stanchi e le labbra screpolate di Magnus Leroy che la fissava in quel modo specifico che la faceva sentire perduta.

Come se fosse la cosa più preziosa che esistesse, come se da lei dipendesse lui.

No, era troppo, troppo di tutto. Ginevra si sentiva sopraffatta. Non sapeva vivere in quel modo, non era un'eroina romantica.

LA DUCHESSA DI RAVENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora